2020-02-26
Al premier sono bastati tre giorni per gettare la nazione nel ridicolo
Il governo ha gestito in maniera grottesca lo scoppio dell'epidemia e ancor peggio le fasi successive. Le uscite del presidente legittimano la sfiducia all'estero: «L'Italia è un problema». Critiche perfino dalla stessa Cina. Tira aria da Otto Settembre e all'estero se ne sono accorti. Il coronavirus mette in evidenza i limiti del premier Giuseppe Conte, che con tre mosse sbagliate in rapida successione riesce a ottenere un risultato inatteso e triste: screditare l'Italia davanti al mondo. La gestione della comunicazione da parte di Palazzo Chigi è allucinante, il dilettantismo imperversa. E perfino i cinesi, dopo averlo notato, non mancano di sottolinearlo. «Quella dell'Italia è stata una risposta lenta», scrive il Global Times, tabloid del Quotidiano del popolo di Pechino. «È preoccupante che le misure di prevenzione e controllo possano essere insufficienti».Nasce tutto dal tentativo maldestro del presidente del Consiglio di difendersi dalle critiche rovesciando accuse su chiunque gli passi davanti. Il primo errore lo commette da Fabio Fazio domenica sera, quando si stupisce perché «da un giorno all'altro c'è stato il picco dei contagi», dando l'impressione di non avere niente sotto controllo, di essere in balìa degli eventi. In tutta Europa lo ascoltano, rilanciano la dichiarazione e restituiscono una sensazione che gli italiani sono più in difficoltà del dovuto. Ma l'autogol decisivo, quello che delegittima l'Italia intera e manda nella spazzatura la reputazione arriva il giorno dopo, quando Conte con colpevole superficialità dichiara alla Rai: «C'è stato un focolaio e da lì tutto si è diffuso. C'è stata una gestione non propria a livello ospedaliero, un ospedale non ha seguito il protocollo e ha favorito il contagio». Un'uscita devastante che diventa notizia e rimbalza in tutto il mondo. La Cnn la prende al volo: «L'Italia arranca nel contenimento del coronavirus dopo avere ammesso il pasticcio fatto in un ospedale». Così il focolaio diventa epidemia e l'epidemia viene messa in carico a medici e sanitari che in questi giorni lavorano h24 per salvare vite, per restituire ai pazienti speranze e guarigioni. Tutto si complica, i media internazionali non avevano bisogno che di questo. Le Monde: «L'Italia in quarantena». Washington Post: «Il focolaio italiano è il più vasto fuori dalla Cina». Der Spiegel, con la foto di una farmacista con mascherina: «Italia zona rossa». El Pais: «Milano chiude tutto, Venezia cancella il carnevale». Libération: «La quarantena italiana preoccupa l'Oms». La Vanguardia invece di titolare «Italiano positivo al virus a Tenerife», scrive che «La Spagna si prepara ad affrontare l'emergenza in arrivo dall'Italia».Il salto di qualità è stato fatto, l'idea che siamo degli incapaci passa facilmente perché lo ha ammesso il premier Conte medesimo. Allora l'Austria ferma due treni al Brennero, Croazia e Serbia vietano agli studenti di venire in Italia in gita scolastica, un Flixbus proveniente da Milano viene bloccato a Lione per due starnuti del conducente, perfino le Isole Mauritius rimandano indietro turisti lombardi e veneti. Ed Emmanuel Macron fa emettere una circolare nella quale si impone (si impone, non si consiglia) agli studenti eventualmente di ritorno dall'Italia di non presentarsi a scuola per 14 giorni. Era esattamente ciò che un mese fa avevano chiesto Attilio Fontana e Luca Zaia riguardo ai cinesi, ma erano stati zittiti con accuse di razzismo proprio dal governo Conte.La situazione è surreale, ma ormai il premier è lanciato verso gli abissi dell'autoflagellazione, anzi del discredito internazionale. Così non si ferma, anzi litiga con i governatori di Lombardia e Veneto minacciando di «avocare a sé» la responsabilità della Sanità, come se non ci fosse già un commissario del governo a supervisionare l'emergenza, nominato da lui, il responsabile della Protezione civile Angelo Borrelli, commercialista. L'inopportuno braccio di ferro viene rilanciato e l'effetto finale offre uno scenario all'italiana di rissa da circo, di zuffa da cortile nel bel mezzo di un'emergenza sanitaria. Riassume tutto il gruppo americano Bloomberg, che lancia un articolo dal titolo: «Nel focolaio italiano sfortuna e fallimento sanitario». Svolgimento: «Dietro lo scoppio dell'epidemia di coronavirus in Italia c'è una combinazione di sfortuna e di protocolli sanitari che non hanno funzionato. Grandi aree del Nord sono in quarantena. Perché l'Italia sta soffrendo di più dei vicini? Laddove ci sono stati problemi come in Germania e in un resort sciistico francese le autorità hanno identificato un paziente zero e hanno fermato il contagio». Bloomberg fa capire con condiscendenza che da noi non è successo. E Conte gli offre su un piatto d'argento la motivazione: «Per l'aumento del numero dei casi, Conte ha accusato un ospedale dicendo che la malattia è esplosa perché non sono stati rispettati i protocolli di sicurezza». L'intera sanità italiana, definita dallo stesso sito la quarta del mondo nel 2018, ringrazia il presidente del Consiglio per l'efficace spot negativo. Atteggiamento che diventa di prammatica quando viene individuato il primo contagiato svizzero. Infatti Bloomberg sottolinea: «Le autorità elvetiche dichiarano che il paziente è stato ovviamente infettato in Italia». Con quell'obviously che sembra una lapide finale sulla nostra credibilità. La tempesta è arrivata e il premier ha la pochette in balìa del vento. Ora sembra solo, balbettante, come un pellegrino che ha perso gli amici e la corriera (copyright Alberto Arbasino). Se è assordante il silenzio di Matteo Renzi, è addirittura fragoroso quello dei parlamentari del Pd, compulsivi sui social; Nicola Zingaretti li ha silenziati nella speranza di poter annacquare le responsabilità. Ma nessuno può dimenticare che il primo hashtag delirante (#abbracciauncinese) era stato del sindaco di Firenze, Dario Nardella. Un abbraccio che oggi proprio i cinesi non vogliono restituire a lui.