2025-02-13
Al festival il solito coro dei giornalisti conformisti
Elodie a Sanremo 2025 (Getty images)
Giorgia Meloni può dormire sonni tranquilli. Adesso che anche Elodie si è pronunciata, dicendo che nemmeno se le tagliassero una mano la voterebbe, la leader di Fratelli d’Italia ha la certezza che la legislatura procederà senza intoppi, nonostante i molti assalti dell’opposizione e della magistratura. Da sempre le esternazioni contrarie delle cosiddette star portano bene a chi le riceve. Infatti, l’endorsement di attori, cantanti e intellettuali ha sempre ottenuto l’effetto contrario rispetto a quello desiderato. All’estero l’ultimo esempio ce lo ha fornito la vittoria di Donald Trump. Contro di lui si è mobilitato l’intero star system. Da Taylor Swift a Beyoncè, da Billie Eilish a Bruce Springsteen, da Leonardo Di Caprio a Robert De Niro, da Arnold Schwarzenegger a Spike Lee: tutti prima del voto di novembre sono saliti sul carro, anzi sul palco, del presunto vincitore, ovvero Kamala Harris. Ma le loro dichiarazioni di appoggio non sono servite a nulla. Anzi, forse hanno contribuito a convincere ancora di più l’opinione pubblica che Trump era la persona giusta per rompere il muro di conformismo in cui l’America rischiava di affogare, sui temi dell’immigrazione, della sicurezza e del gender. Gli annunci di chi ha una vita privilegiata, e può permettersi attici dorati, ville che si affacciano sull’oceano, auto di lusso e soggiorno in alberghi a cinque stelle, somigliano molto alla frase di Maria Antonietta, che alle richieste del popolo rimasto senza pane rispose con uno sprezzante «mangino brioche». Come sia finita allora è noto, e come sia finita con Trump e i «veri democratici» che si auguravano la sua sconfitta - se non la sua morte - è altrettanto risaputo.Tornando in Italia, le esternazioni degli intellettuali e degli artisti contro Silvio Berlusconi in passato hanno sempre ottenuto di motivare i suoi sostenitori. Più gli scrittori, gli attori e i cantanti dichiaravano di essere pronti a fare le valigie nel caso avesse vinto il Cavaliere e più gli italiani votavano convinti per lui, quasi che non vedessero l’ora di fare espatriare i cosiddetti resistenti. Dunque, se Elodie è pronta a farsi tagliare una mano pur di non votare Giorgia Meloni, è assai probabile che molti elettori prossimamente la mano la useranno per mettere una crocetta sul simbolo di Fratelli d’Italia. Tuttavia, se non è una novità la cantante che per far parlar di sé critica il presidente del Consiglio, così da apparire controcorrente, il vero unico fatto degno di nota sono le domande che i giornalisti pongono al conduttore e agli interpreti di Sanremo nel pre e nel dopo festival. Che cosa c’entra con la musica la presunta militanza antifascista di Carlo Conti? E che cosa hanno a che fare le opinioni politiche di Elodie con le canzoni? Ovviamente nulla. Ma in quella sagra nazionalpopolare che è diventato l’appuntamento in riviera di metà febbraio, ogni cosa serve pur di non parlare del festival. L’Ariston è il palcoscenico che serve a mandare in onda il Papa e pure a creare il giallo del videomessaggio rubato o datato, in modo che qualcuno se ne occupi (già, perché alla fine le frasi del Pontefice non sono sufficienti a far guadagnare un titolo di giornale). E poi ci sono le liti, i pettegolezzi, la cantante di cui si parla perché qualcuno le grida che è «’na pret» ma non per i suoi gorgheggi. Uno spettacolo che testimonia ogni sera come le canzoni siano secondarie, e ciò che conta sia il contorno, ovvero i commenti, le polemiche, i baci scandalosi, le foto strappate eccetera.E però in questo grande circo Barnum che è il festival e che per una settimana oscura perfino grandi drammi nazionali come il rilascio di un torturatore libico (chi se ne importa se un tipo come Almasri è stato liberato: c’è da scoprire come finirà la saga dei Ferragnez e i loro presunti tradimenti rivelati da Fabrizio Corona), la figura peggiore la fanno - come sempre - i giornalisti. I quali non solo vogliono sapere se Conti è antifascista (non sapevo che prima di salire sul palco dell’Ariston ci si dovesse iscrivere all’Anpi), ma poi applaudono fino a spellarsi le mani quando Elodie dice che non vota Giorgia Meloni, come se le dichiarazioni della cantante fossero un atto eroico. Non ci vuole coraggio ad adeguarsi al conformismo che vuole gli artisti schierati a sinistra e contro chi governa. Semmai serve del fegato e anche una certa temerarietà nel sostenere il contrario, perché bisogna avere l’ardire di mettersi contro il conformismo della stampa e dell’intellighenzia che conta nel mondo dello spettacolo. Sono passati 45 anni dal giorno in cui Edoardo Bennato cantò Sono solo canzonette, ma le strofe di quasi mezzo secolo fa sono ancora attuali. «Gli impresari di partito mi hanno fatto un altro invito e hanno detto che finisce male se non vado pure io al raduno generale della grande festa nazionale». La grande festa nazionale ormai non c’è più, ma è stata sostituita dal festival. Manca solo che sul palco si canti Bella ciao. Nel caso ci si arrivasse, propongo però che i giornalisti facciano i coristi. Del resto, è quello in cui sono specializzati: cantare nel coro.
Getty Images
Le manifestazioni guidate dalla Generazione Z contro corruzione e nepotismo hanno provocato almeno 23 morti e centinaia di feriti. In fiamme edifici istituzionali, ministri dimissionari e coprifuoco imposto dall’esercito mentre la crisi politica si aggrava.
La Procura di Torino indaga su un presunto sistema di frode fiscale basato su appalti fittizi e somministrazione irregolare di manodopera. Nove persone e dieci società coinvolte, beni sequestrati e amministrazione giudiziaria di una società con 500 dipendenti.