2023-03-18
Aifa ha nascosto i dati sui pericoli dei vaccini
Pierpaolo Sileri (Imagoeconomica)
Informazioni negate pure al viceministro Pierpaolo Sileri, che avanzava dubbi sulle fasce d’età alle quali somministrarli. Silenzio anche sulle cure con plasma e monoclonali. E il Cts segretava i documenti persino ai suoi componenti.È il 2 febbraio del 2021, undici di mattina. Pierpaolo Sileri scrive un messaggio a Goffredo Zaccardi, potente capo di gabinetto di Roberto Speranza: «Goffredo, dopo attenta analisi di questi ultimi quattro mesi dai monoclonali ai vaccini credo che dovremmo parlare di Aifa. Magrini non sta al posto giusto. Forse è tempo di rimuoverlo». Al centro della conversazione c’è Nicola Magrini, direttore generale di Aifa, un uomo che ha giocato una parte rilevantissima nella gestione della campagna vaccinale e, in aggiunta, è stato centrale nella partita riguardante le cure. Una partita che, come purtroppo sappiamo, è stata giocata malissimo e forse addirittura con la sconfitta come obiettivo.Magrini è rimasto al suo posto fino al gennaio del 2023, ma il fatto che alcune delle personalità più importanti del ministero ne richiedessero la rimozione addirittura due anni prima è piuttosto sconcertante, e contribuisce a completare un quadro che abbiamo iniziato a dipingere nei giorni scorsi. I vertici della sanità italiana erano occupati da persone incompetenti, in conflitto fra loro e spesso impegnate a parlare male le une delle altre. Lo stesso Magrini, tanto per fare un esempio, il 31 ottobre del 2020 scriveva allo stesso Zaccardi: «Ti ho visto a tratti in Cts…Però davvero il livello è molto basso e i tuoi del ministero della Salute sono i peggiori, sorry». Chiaro? Questo era il clima, questo era - appunto - il livello. Che i vertici della sanità nazionale siano stati incapaci di gestire la fase iniziale dell’emergenza è ormai più che assodato. Ma le chat tra Sileri e Zaccardi iniziano ad aprire spiragli anche su quanto accaduto immediatamente dopo a proposito di cure e vaccini. Le carte della procura di Bergamo, tuttavia, sono piuttosto carenti su questi temi, così abbiamo deciso di rivolgerci direttamente alla fonte, cioè al medesimo Pierpaolo Sileri. Come noto, il nostro giornale con lui ha avuto più di una frizione, e ancora oggi - sia chiaro - le posizioni di chi scrive sono radicalmente diverse da quelle dell’ex viceministro e sottosegretario, di cui per altro non dimentichiamo alcune affermazioni particolarmente discutibili (per usare un eufemismo) sui non vaccinati. Dati questi presupposti, però, dobbiamo dare atto a Sileri di averci risposto - a differenza di praticamente tutti gli altri protagonisti della vicenda - e di non essersi sottratto alle domande.appelli nel vuoto Il nodo del discorso è ovviamente la chat del febbraio 2021 sui monoclonali e i vaccini. Sileri la ricorda bene, e le sue spiegazioni sono piuttosto inquietanti. «Il tema è che c’era stata fatta una offerta sui monoclonali, c’era la possibilità di investire su di essi. In quel momento, che noi sapessimo, era l’unica possibilità di cura, prima c’era stato il plasma iperimmune. Ebbene, io mi rivolsi ad Aifa per i monoclonali, e non ebbi mai risposta. Mai». Già questo basterebbe a farsi gelare il sangue nelle vene: un viceministro chiede all’Agenzia del farmaco lumi sulle cure e l’Aifa nemmeno risponde? Sileri però prosegue. «In seguito sono arrivati i vaccini e ci fu tutta la questione di Astrazeneca riguardante l’età, la stratificazione… C’erano gli Stati che andavano in ordine sparso… Ecco, io qualche riluttanza sull’età e su chi poteva beneficiare del vaccino ce l’avevo. Però io le notizie riguardanti le decisioni di Aifa le apprendevo dalla stampa, con loro non riuscivo a comunicare. Per quello a un certo punto ho detto: non è possibile andare avanti così. E prima sulle cure, sul plasma iperimmune e i monoclonali. E poi sulle stratificazioni e l’uso dei vaccini… Io non avevo nessuna notizia da Aifa, zero. Non era possibile una cosa del genere. Vero che non avevo la delega ai farmaci, però in piena pandemia una diffusione delle informazioni era necessaria. Io ero incazzato perché le informazioni non le avevo». Sia chiaro: qui il punto non è che Sileri fosse emarginato o tenuto all’oscuro dei fatti. Qui il dramma consiste nella mancata circolazione di informazioni: non è accettabile che un organismo abbia deciso delle nostre vite in questa maniera. E infatti, alla fine, c’è chi la vita ce l’ha rimessa. Sileri, ormai molti mesi fa, raccontò a Report di aver chiesto a Aifa e Agenas di modificare le schede anamnestiche per il vaccino, inserendo indicazioni sulle malattie autoimmuni. Se le modifiche fossero state fatte, forse Camilla Canepa non sarebbe morta. «Dissi che secondo me erano un po’ scarne, e che quindi qualcosa in più andava aggiunto. Lo chiesi tra il 2020 e il 2021, quando appunto i vaccini erano già arrivati. Erano le schede anamnestiche che si dovevano riempire al momento della vaccinazione. Chiesi che fossero più complete, ma nessuno mi rispose». i rapporti con i colleghi Parlando con Sileri abbiamo deciso di allargare il campo, chiedendogli poi dei burrascosi rapporti con Zaccardi, il capo di gabinetto di Speranza, di cui abbiamo raccontato nei giorni scorsi. «Zaccardi non aveva un’ostilità specifica contro di me, questo l’ho capito e analizzato. Aveva un interesse specifico, comprensibile, nel tutelare il ministro. Lui pensava che i miei attacchi fossero rivolti al ministro, ma erano contro una parziale inefficienza di una parte del ministero. Tutto qua. Rimango sorpreso, però, di leggere oggi che nelle chat tra lui e Sandra Zampa si lamentavano delle stesse cose di cui mi lamentavo io, ma poi al lato pratico…». Certo: al lato pratico nessuno parlava chiaro. Chiediamo dunque a Sileri perché non lo abbia fatto lui: perché non si è esposto con forza allora, gridando allo scandalo? «Guardi che io l’ho detto a Report nell’aprile 2020», risponde piccato. Insistiamo: ma perché è rimasto al suo posto, allora? Non avrebbe fatto meglio a dimettersi se la situazione era questa? Risposta: «Sono rimasto comunque lì perché per me era necessario essere presenti per poter monitorare e spingere qualche cambiamento, che poi c’è stato. Certo non son rimasto lì per la poltrona. Perché di merda ne ho presa davvero troppa, glielo assicuro». In effetti Sileri, a differenza di molti altri, è tornato a fare il suo lavoro. Mentre un Silvio Brusaferro, per dire, è rimasto al suo posto. «E che devo dire, non lo so perché stia ancora lì…», sbuffa l’ex viceministro. «Certe cose non erano nemmeno nei miei poteri allora. Io le dimissioni di Magrini, ad esempio, le ho chieste il primo di febbraio 2021. Le ho messe per iscritto. Il fatto che Ruocco (Giuseppe, dirigente del ministero responsabile dei farmaci, ndr) non dovesse star lì l’ho detto da subito. Ma probabilmente non era nemmeno nelle facoltà del ministro rimuovere queste persone, per come è fatta l’amministrazione. E poi mi scusi: ma perché altri non hanno detto niente? Sandra Zampa nelle chat addirittura diceva che io rompevo le palle…. Ma io non rompevo le palle, io ero solo alla ricerca ma del mezzo migliore per far sì che la macchina lavorasse meglio. A me sapere che quelli (Zampa e Zaccardi, ndr) la pensavano come me, ma non agivano come me, mi fa male. Se tutti avessero agito come me, forse qualcuno l’avremmo mandato via prima. Forse avremmo potuto gestire tutto in maniera più snella. C’erano troppe persone nel Cts, troppi scienziati che tanto scienziati non erano, c’era poco coinvolgimento di quelli che avevano vissuto la prima ondata, quelli del nord ad esempio. Un Cts affidato ad Agostino Miozzo che, diciamo così, comunicava poco, non ti diceva, non faceva…».segretezza interna Di quest’ultimo particolare si trova conferma nelle carte. Esistono chat tra Miozzo e Brusaferro da cui emerge che i documenti del Cts erano secretati persino per gli stessi componenti del Cts: un delirio. «Pure a me Miozzo diceva che gli atti del Cts erano tutti secretati», si altera Sileri. «E come lavori con una cosa del genere? Secretati per cosa? Ma di che parliamo? È come se io venissi a operare te per tumore e ti tengo segreto che hai un tumore…». Detto delle allucinanti storture interne al sistema, è il momento di affrontare il tema vaccinale. Citiamo a Sileri il nostro articolo e il servizio di Fuori dal coro sull’atteggiamento tenuto da Aifa verso le regioni che segnalavano casi di mancato sviluppo di anticorpi e infezioni in seguito all’inoculazione. La conversazione, ovviamente, si scalda. «Mario Giordano ha trovato quei documenti, ma pure io sono rimasto sorpreso. Da Aifa non ho mai avuto comunicazioni in merito». E che non le abbia ricevute è francamente incredibile, e inaccettabile. Noi ricordiamo però quello che Sileri disse in Parlamento, e cioè che i vaccinati non si contagiavano… «Io lo so che ho detto in aula, però non potete mischiare le parole, prenderne solo un pezzo. Se sei vaccinato hai meno chance di contagiarti e se ti ammali di meno, c’è una diversa durata dei sintomi e contagi di meno, no? È abbastanza evidente, altrimenti non staremmo oggi fuori dalla pandemia, questo ho detto. Io non ho mentito agli italiani. È come dire: se sei più raffreddato contagi di più, se sei meno raffreddato contagi di meno…». Obiettiamo che sostenere che i vaccinati non si contagino o che chi non si vaccina sia destinato alla morte (come fece pure Draghi) è piuttosto diverso. Ma Sileri tiene la posizione: «Se io dico che chi si vaccina non si contagia significa che nella stragrande maggioranza dei casi è così… Poi abbiamo scoperto che la durata del vaccino era inferiore e servivano dosi aggiuntive. È come col vaccino antinfluenzale: se te lo fai, la stragrande maggioranza delle persone non si contagia nel breve periodo. Quelli che eventualmente si contagiano, non è detto sviluppino la malattia. Chi la sviluppa, solitamente ha malattia più breve. La circolazione del virus è minore. Io questo ho detto in aula. Non possiamo dire che non è vero che tu ti contagi, possiamo dire che l’ampia diffusione della vaccinazione riduce considerevolmente la possibilità di contagio…». Ribadiamo che, in realtà, furono dette cose diverse, ma su questo tema con tutta evidenza le posizioni restano inconciliabili. Rimane anche molto, molto rilevante, in ogni caso, ciò che Sileri torna a dire a proposito di Aifa e delle risposte fornite dall’agenzia del farmaco sugli effetti delle inoculazioni. «Non c’è mai stato un passaggio di informazioni chiaro e inequivocabile», dice. «Quando ho visto il servizio e gli articoli non sapevo nemmeno di che parlassero. Se avessi saputo una cosa di Aifa che era contro gli italiani, sarei andato in Procura, come ho fatto in altre occasioni». dubbi sulle punture Insistiamo: se non parlava con un viceministro poi sottosegretario, con chi parlava Aifa? «Non lo so, forse con Giovanni Rezza o non so chi altri. Io avevo informazioni a spizzichi e bocconi. Dovevo cercarmele da solo. E quando avevo dubbi li esprimevo. L’ho fatto anche in tv: sull’età e l’uso dei vaccini a seconda della curva epidemiologica, ad esempio. Quando ci son stati i primi dubbi sui fattori che determinavano complicanze severe come le trombosi ecc, io per primo ho detto che sarebbe stato giusto investigare e fare piena luce. E fui il primo a dire che probabilmente quei vaccini a seconda dell’andamento dell’epidemia potevano, diciamo, non essere necessari in determinate fasce d’età. Ho parlato della stratificazione di Pfizer e Moderna, dei vaccini a 16 e 18 anni… E quando ho scoperto che c’era qualche numero che non mi convinceva mi sono rivolto ad Aifa. È tutto scritto». Il problema, però, non è che sia stato scritto o meno. Il problema è che Aifa, su questioni di capitali importanza, non rispondeva nemmeno a un membro del governo. Lo avesse fatto, ora forse racconteremmo una storia diversa.