2021-10-07
Agenzia del farmaco indagata per le mancate cure anti covid
«Fuori dal coro» rivela: l'Agenzia dovrà spiegare il no dell'ottobre 2020 a 10.000 dosi a costo zero. Una scelta che avrebbe impedito di salvare vite umane, causando un danno erariale. E che chiama in causa SperanzaQualcuno, scuotendo appena le spalle, prova a liquidarla sbuffando: «È roba vecchia…». Altri cercano di cavarsela sostenendo che ormai stiamo tornando liberi, e bisogna pensare al futuro. Molti, semplicemente, se ne stanno zitti. Fingono che il problema riguardante la gestione dell'emergenza Covid non esista più. Invece no, non è roba vecchia né acqua passata: ci sono azioni, drammatici errori e omissioni di cui qualcuno deve rispondere. Il bubbone che prima veniva occultato con la scusa dell'emergenza, adesso, inevitabilmente, ha cominciato a suppurare. Partiamo dal caso più clamoroso, svelato martedì sera da Mario Giordano a Fuori dal coro, su Rete 4. La notizia è secca: la Corte dei conti ha aperto un'inchiesta sulla Agenzia italiana del farmaco (Aifa) per danno erariale, che dovrà stabilire se l'Agenzia abbia in effetti compiuto una «scelta pubblica non adeguatamente ponderata».«Nel mirino della magistratura contabile», spiega il comunicato della redazione del programma Mediaset, «la scelta dell'Aifa di aver rifiutato 10.000 dosi di farmaci monoclonali gratis, decisione presa nella riunione del 29 ottobre 2020, come rivelato alcuni mesi fa».La vicenda fu svelata dal Fatto Quotidiano nel dicembre del 2020. Saltò fuori che il nostro sistema sanitario non stava utilizzando anticorpi monoclonali prodotti sul suolo italiano che avrebbero potuto salvare la vita a migliaia e migliaia di persone. «Abbiamo “pallottole" specifiche contro il virus. Possono salvare migliaia di pazienti, evitare ricoveri e contagi, ma decidiamo di non spararle. Non si spiega», disse al Fatto Massimo Clementi, virologo del San Raffaele di Milano. Il farmaco in questione veniva realizzato (in Italia) dalla multinazionale americana Eli Lilly, la quale propose alle nostre istituzioni di avviare un trial gratuito. In sostanza, ci avrebbe regalato 10.000 dosi per eseguire un test che avrebbe consentito poi di sbloccare l'utilizzo dei monoclonali su larga scala. Il 29 ottobre del 2020 si tenne una riunione a cui parteciparono Gianni Rezza in rappresentanza del ministero della Salute; Giuseppe Ippolito, direttore dello Spallanzani di Roma e membro del Cts e il professor Guido Silvestri, virologo della Emory university di Atlanta. Era stato quest'ultimo, professionista molto stimato, a trovare il gancio con Eli Lilly e a favorire l'incontro. Come è finita? Semplice: non se n'è fatto nulla. Da Aifa e dal ministero non sono giunte risposte. In pratica l'Italia ha rifiutato 10.000 dosi gratis di un farmaco che aveva già dimostrato di poter ridurre il rischio di ospedalizzazione dal 72% al 90%.Al danno, però, si è aggiunta la beffa. Anzi, le beffe. Ecco la prima: dopo aver rifiutato i flaconi gratis, le nostre geniali istituzioni sono tornate a prendere in considerazione la pratica monoclonali, ma quando ormai si poteva ottenere i farmaci solo a pagamento. «Per assurdo, sfumata l'opzione a costo zero», ha scritto il Fatto, «l'Italia esprime una manifestazione ufficiale di interesse all'acquisto. Il negoziato va in scena il 16 novembre 2020 alla presenza di Domenico Arcuri, del dg dell'Aifa, Nicola Magrini, e del ministro della Salute, Roberto Speranza. Si parla di prezzo e di dosi ma il negoziato si ferma lì e non va avanti».Infine, la seconda beffa: a marzo del 2021, Speranza ha dato il via libera ai monoclonali «sulla base delle indicazioni dell'Aifa e del parere del Consiglio superiore di sanità». Tutto chiaro? Nell'ottobre 2020 abbiamo rifiutato gratis il farmaco che avremmo accettato (a pagamento) nel marzo del 2021. Sono stati persi mesi e mesi e mesi rallentando la diffusione di una terapia che avrebbe potuto guarire migliaia e migliaia di persone. Adesso - grazie al cielo e grazie anche al lavoro dei giornalisti - qualcosa si è mosso, e come ha rivelato Fuori dal coro la Corte dei conti si è decisa ad aprire un'indagine. Resta un fatto, molto doloroso: le vite che si sarebbero potute salvare non ce le restituirà più nessuno.Al disastro sui monoclonali se ne aggiungono altri. Nei giorni scorsi La Verità ha raccontato il disastro avvenuto tra dicembre e gennaio del 2020, quando entrarono in Italia 4.200 persone provenienti da Wuhan che non furono sottoposte a tampone né tracciate in alcun modo. Persino Ranieri Guerra, già inviato dell'Oms in Italia con il compito di supportare il governo nella gestione dell'emergenza, ha fatto notare nel suo libro che tracciamenti e controlli non furono fatti. Lo stesso Guerra ha scritto che il ministero della Salute avrebbe dovuto attivare il piano anti pandemia che, seppur risalente al 2006 e non aggiornato, sarebbe servito a fronteggiare il virus nella fase iniziale e avrebbe forse migliorato la situazione.Proviamo a riepilogare. Nei primi mesi di pandemia non furono effettuati tamponi sui viaggiatori in arrivo dalla Cina, i quali non furono nemmeno tracciati. I malati non furono seguiti a domicilio come si sarebbe dovuto fare (lo ha scritto sempre Ranieri Guerra). Il piano pandemico non fu attivato, né fu aggiornato prontamente. I monoclonali (gratuiti) che avrebbero potuto evitare ospedalizzazioni e morti vennero rifiutati. Ecco: questo è il modo in cui il ministero della Salute ha fronteggiato il Covid. Davvero credete che si possa dimenticare?Il sistema mediatico italiano da giorni corre dietro a presunti nazisti e presunti spacciatori, e finge di non vedere i drammi veri che ancora restano nell'ombra. Chi ci ha recluso in casa e ancora limita la nostra libertà deve spiegare. E, una volta spiegato, deve pagare. C'è qualcuno, a Roma, che ha migliaia di morti sulla coscienza.