2022-05-25
Ai medici sospesi tolta pure l’assicurazione
Agli oltre 4.000 dottori «no vax», oltre alla possibilità di lavorare e allo stipendio, sono state sottratte (con effetto retroattivo) le polizze: uno scudo fondamentale, vista la pioggia di cause che li investe di continuo. Chi la rivuole, deve sborsare 6.500 euro.Nel periodo di sospensione, niente retribuzione o altro compenso. Questa è la punizione per i sanitari non vaccinati contro il Covid, almeno fino al prossimo 31 dicembre. Complice qualche variante o altre emergenze intercettate dal ministero della Salute, non è escluso che l’obbligo vaccinale venga prorogato ma intanto, dal 15 dicembre scorso, medici e infermieri non possono lavorare né portarsi a casa lo stipendio per l’intero 2022. Pagano le conseguenze di una loro scelta, secondo le modalità vessatorie decise dal governo e nell’elenco dei soprusi devono pure annoverare il rischio di finire a giudizio per presunte denunce di malasanità, senza copertura assicurativa. Come conseguenza della sospensione dall’albo professionale, viene annullata infatti la polizza stipulata dal medico e non si possono più denunciare sinistri. Fino a qua, uno potrebbe dire: pazienza, tanto non corro alcun rischio non prestando servizio in ospedale, ambulatorio o qualsiasi altra struttura sanitaria. Paradossalmente, invece, non si è più protetti nemmeno per le richieste di danni relativi agli anni in cui la polizza era attiva. L’ha scoperto a proprie spese Barbara Balanzoni, medico anestesista sospesa da gennaio perché non vaccinata e che ora suda freddo, pensando a possibili coinvolgimenti in procedimenti di natura giudiziale o stragiudiziale dovuti ad accuse di negligenza, imperizia, imprudenza, che sono all’ordine del giorno per chi lavora in ospedale. Lavorava, nel suo caso, visto che è stata sospesa (nonostante il vaccino sia per lei controindicato e l’abbia documentato) tutti i giorni in sala operatoria nell’ospedale di Alba. Però le azioni di risarcimento possono riguardare il pregresso, un medico non può permettersi di non avere un’assicurazione. Secondo il report 2021 di Marsh Italia, ogni struttura pubblica riceve in media 30 richieste di risarcimento danni l’anno, ovvero si apre circa un sinistro ogni 12 giorni anche se il 90% delle richieste non è accolto. Non a caso, sempre più camici bianchi sono costretti a mettere in conto i rischi che potrebbero derivare da un’eventuale azione giudiziaria nei loro confronti. La dottoressa Balanzoni lo sa bene, visto che è anche laureata in legge, per questo dal 2015 paga quasi 3.000 euro l’anno per la copertura assicurativa. «A gennaio, quando venni sospesa, chiesi all’assicurazione di “congelare” la mia posizione, in attesa di poter tornare operativa in ospedale, ma la risposta fu negativa», spiega. «Pochi giorni fa, ricevo una mail in cui mi avvisano che dal 15 maggio la mia polizza è annullata e che se voglio essere ancora tutelata, per eventuali richieste danni relative agli anni passati, devo pagare la bellezza di 6.547,50 euro», esclama indignata. È il costo della cosiddetta garanzia postuma, la copertura aggiuntiva post scadenza della polizza, senza la quale la compagnia non liquiderà le richieste di risarcimento pregresse e il medico dovrà pagarle di tasca propria. «Mi hanno tolto lo stipendio, mi impediscono di lavorare, mi annullano la polizza e non sono assicurata nemmeno per gli anni in cui ho pagato regolarmente. Ma che razza di persecuzione è mai questa?», esplode la Balanzoni. Una situazione che stanno vivendo gran parte dei 4.153 dottori ancora sospesi perché non vaccinati, secondo i dati forniti il 6 maggio dalla Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo). Una scelta per nulla facile sul piano economico, perché a fine mese non entra più nulla mentre le spese non si interrompono, tanto meno dell’impegno. «Rischiamo di disperdere una professionalità veramente preziosa e di umiliare tante persone che non hanno nessuna ragione per essere umiliate», aveva dichiarato Gabriele Muratori, medico di base a Savignano sul Rubicone, confidando su un giornale locale di Cesenatico che per il «rapporto coi pazienti, fatto di stima reciproca, ho riflettuto tanto, faccio bene a non vaccinarmi e a farmi sospendere?». La decisione finale, quella della sospensione, potrà essere sembrata un tradimento della relazione con gli assistiti intessuta per tanti anni. Però se ascoltiamo le parole di Margherita Savini, medico del lavoro vaccinato con doppia dose e guarito dal Covid, all’assemblea dell’Ordine professionale di Venezia, forse si sta rivalutando la posizione dei dottori che hanno detto no al vaccino. Così pure di coloro che seguono protocolli domiciliari non in linea con quelli del ministero. «Mi chiedo che cosa stia succedendo», ha detto la dottoressa, «perché l’albo sta allontanando medici competenti?». Raccontando di aver visto «trombosi, paresi facciali, perdite improvvise di udito, miocarditi, neuropatie, ricomparse di tumori, insufficienze renali in lavoratori che dovrebbero essere sani», ha chiesto ai colleghi: «Non è che forse stiamo sbagliando qualche cosa?», in quest’anno di vaccinazione? Ha poi puntato il dito contro gli organismi professionali che avrebbero dovuto «informarci, tutelarci, pretendere di avere tutti i dati prima di obbligarci a vaccinare la popolazione, pena la sospensione dall’attività».
Antonio Tajani (Ansa)
Alla Triennale di Milano, Azione Contro la Fame ha presentato la Mappa delle emergenze alimentari del mondo, un report che fotografa le crisi più gravi del pianeta. Il ministro Tajani: «Italia in prima linea per garantire il diritto al cibo».
Durante le Giornate Contro la Fame, promosse da Azione Contro la Fame e inaugurate questa mattina alla Triennale di Milano, è stato presentato il report Mappa delle 10 (+3) principali emergenze alimentari globali, un documento che fotografa la drammatica realtà di milioni di persone colpite da fame e malnutrizione in tutto il mondo.
All’evento è intervenuto, con un messaggio, il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha espresso «gratitudine per il lavoro prezioso svolto da Azione Contro la Fame nelle aree più colpite dalle emergenze alimentari». Il ministro ha ricordato come l’Italia sia «in prima linea nell’assistenza umanitaria», citando gli interventi a Gaza, dove dall’inizio del conflitto sono state inviate 2400 tonnellate di aiuti e trasferiti in Italia duecento bambini per ricevere cure mediche.
Tajani ha definito il messaggio «Fermare la fame è possibile» un obiettivo cruciale, sottolineando che l’insicurezza alimentare «ha raggiunto livelli senza precedenti a causa delle guerre, degli eventi meteorologici estremi, della desertificazione e dell’erosione del suolo». Ha inoltre ricordato che l’Italia è il primo Paese europeo ad aver avviato ricerche per creare piante più resistenti alla siccità e a sostenere progetti di rigenerazione agricola nei Paesi desertici. «Nessuna esitazione nello sforzo per costruire un futuro in cui il diritto al cibo sia garantito a tutti», ha concluso.
Il report elaborato da Azione Contro la Fame, che integra i dati dei rapporti SOFI 2025 e GRFC 2025, individua i dieci Paesi con il maggior numero di persone in condizione di insicurezza alimentare acuta: Nigeria, Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Bangladesh, Etiopia, Yemen, Afghanistan, Pakistan, Myanmar e Siria. In questi Paesi si concentra oltre il 65% della fame acuta globale, pari a 196 milioni di persone. A questi si aggiungono tre contesti considerati a rischio carestia – Gaza, Sud Sudan e Haiti – dove la situazione raggiunge i livelli massimi di gravità.
Dal documento emergono alcuni elementi comuni: la fame si concentra in un numero limitato di Paesi ma cresce in intensità; le cause principali restano i conflitti armati, le crisi climatiche, gli shock economici e la fragilità istituzionale. A complicare il quadro contribuiscono le difficoltà di accesso umanitario e gli attacchi agli operatori, che ostacolano la distribuzione di aiuti salvavita. Nei tredici contesti analizzati, quasi 30 milioni di bambini soffrono di malnutrizione acuta, di cui 8,5 milioni in forma grave.
«Non è il momento di tagliare i finanziamenti: servono risorse e accesso umanitario per non interrompere gli interventi salvavita», ha dichiarato Simone Garroni, direttore di Azione Contro la Fame Italia.
Il report raccoglie anche storie dal campo, come quella di Zuwaira Shehu, madre nigeriana che ha perso cinque figli per mancanza di cibo e cure, o la testimonianza di un residente sfollato nel nord di Gaza, che racconta la perdita della propria casa e dei propri cari.
Nel mese di novembre 2025, alla Camera dei Deputati, sarà presentato l’Atlante della Fame in Italia, realizzato con Percorsi di Secondo Welfare e Istat, che analizzerà l’insicurezza alimentare nel nostro Paese: oltre 1,5 milioni di persone hanno vissuto momenti di scarsità di risorse e quasi 5 milioni non hanno accesso a un’alimentazione adeguata.
Dal 16 ottobre al 31 dicembre partirà infine una campagna nazionale con testimonial come Miriam Candurro, Germano Lanzoni e Giorgio Pasotti, diffusa sui principali media, per sensibilizzare l’opinione pubblica e sostenere la mobilitazione di aziende, fondazioni e cittadini contro la fame nel mondo.
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Giancarlo Giorgetti (Ansa)