2024-10-15
Agli Agnelli sequestrati 75 milioni però il loro ad ci ricatta sui soldi
Carlos Tavares (Getty images)
Il numero uno di Stellantis, che pochi giorni fa in Parlamento ha sollecitato altri incentivi, ieri ha detto che non può garantire i livelli occupazionali. Il gruppo pretende altri soldi dagli italiani mentre la Procura sequestra 75 milioni agli Elkann accusandoli di evasione.Ferruccio de Bortoli, ex direttore del Corriere della Sera, lo ha definito un capolavoro di comunicazione, che in futuro verrà studiato, in negativo, perfino nelle università. Mentre noi, nel nostro piccolo, ci siamo permessi di dire che Carlos Tavares ci ha preso semplicemente per i fondelli. Infatti, con una buona dose di arroganza, l’amministratore delegato di Stellantis si è presentato in Parlamento battendo cassa, senza chiarire quali investimenti il gruppo automobilistico intendesse fare in Italia. Ieri, il manager della società italofrancese di cui John Elkann è presidente ha fatto anche peggio, precisando di non poter assicurare il mantenimento dei livelli occupazionali. «Non escludo nulla», ha chiarito. «Se i cinesi prendono il 10 per cento delle quote di mercato in Europa, peseranno per 1,5 milioni di macchine e questo significa sette fabbriche di assemblaggio, che i costruttori europei dovranno quindi chiudere o trasferire ai cinesi».Venerdì scorso Tavares aveva accompagnato la richiesta di incentivi dello Stato per l’acquisto di autovetture dicendo che non si trattava di sussidi a favore del gruppo da lui guidato, ma di un favore fatto agli italiani, che in tal modo avrebbero avuto la possibilità di cambiare la vettura vecchia con una nuova. Come detto, una presa per i fondelli, poco rispettosa perfino dell’istituzione in cui si è tenuto l’indegno teatrino. Infatti, non solo è chiaro a chiunque che i soldi, se messi a disposizione dei consumatori, finirebbero nelle tasche degli industriali del settore e dunque semmai sarebbero di aiuto alla famiglia Agnelli e agli altri azionisti del settore. Ma la domanda di incentivi è accompagnata da un esplicito ricatto, che è quello precisato ai microfoni di Rtl: senza incentivi non si escludono i licenziamenti. Difficile vedere in tutto ciò un buon esempio di comunicazione, soprattutto se si considera che le richieste sono arrivate da un amministratore delegato con la valigia in mano, pronto a lasciare la guida della società ad altri.Tuttavia, al di là del futuro di Tavares, di cui poco ci importa, è quello dell’azienda che un tempo ha rappresentato il maggior gruppo industriale privato del Paese a preoccupare. Perché se la strategia di Stellantis è condizionata dal contributo dello Stato, non c’è motivo di sperare in rosee previsioni. Un po’ perché le regole di bilancio imposte dall’Europa, con forti limiti che impediscono gli aiuti pubblici alle imprese, non lasciano intravedere grande spazio per sostenere le vendite di auto. Ma anche senza gli ostacoli di Bruxelles, soldi da spendere per favorire il ricambio del parco auto degli italiani sarebbero visti come un lusso che un Paese con un debito fra i più alti del mondo non può permettersi. E poi c’è il tema che la Fiat - e dunque anche il gruppo di cui è entrata a far parte - viene da una lunga tradizione di incentivi a carico dei contribuenti. Per anni gli investimenti sono stati cofinanziati dello Stato italiano, mentre gli utili non sono stati elargiti tenendo conto del sostegno ricevuto. I dividendi (16 miliardi negli ultimi anni) sono finiti nelle tasche degli azionisti, non in quelli della parte pubblica che si è fatta carico della cassa integrazione, della mobilità e in qualche caso anche della realizzazione di nuovi insediamenti. Dunque, che si fa? Si continuano a socializzare le perdite e a privatizzare gli utili come se il tempo e la presa politica della real casa di Torino non fossero passati? C’è poi un ulteriore elemento che impedisce di tenere in considerazione le pretese dell’amministratore delegato di Stellantis. Si possono concedere incentivi a sostegno delle vendite di auto a un’azienda i cui principali azionisti, ossia gli Agnelli, sono indagati con l’accusa di aver evaso le tasse? Come è noto, la Procura di Torino oltre a inviare l’avviso di garanzia ai tre fratelli Elkann ha disposto un sequestro di 75 milioni di euro, accusando gli eredi della famiglia di Torino di aver aggirato le leggi sulla successione, fingendo che la nonna risiedesse in Svizzera invece che in Italia. Certo Tavares deve far quadrare i conti del gruppo. Ma il governo ha il compito di far tornare quelli dell’Italia e non può permettersi di aumentare le tasse o ritardare l’uscita della pensione per continuare a pagare il conto di una famiglia che per anni ha scambiato l’interesse del Paese con il proprio.
(Totaleu)
Lo ha detto il Presidente di Unipol Carlo Cimbri in occasione del convegno «Il contributo delle assicurazioni alla competitività europea», che si è svolto al Parlamento Ue.
(Arma dei Carabinieri)
L’arresto in flagranza differita di un 57enne di Acerra eseguito a Caivano è frutto del lavoro coordinato dei Carabinieri della Regione Forestale Campania e del Comando Provinciale partenopeo. Un’attività che muove i suoi passi dal decreto recentemente entrato in vigore in materia di illeciti ambientali e dagli schermi collegati ad una moderna «control room», una struttura che accentra segnalazioni, flussi informativi e richieste di intervento nelle province napoletana e casertana con un comune denominatore: la lotta all’inquinamento.
L’integrazione della nuova normativa a questo sistema di coordinamento consente di individuare e monitorare situazioni a rischio, consentendo una mobilitazione immediata delle pattuglie sul territorio.
Le immagini di un sistema di videosorveglianza dedicato hanno mostrato ai militari del NIPAAF (Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, Agroalimentare e Forestale) e della stazione di Caivano un soggetto intento ad incendiare 25 sacchi di scarti tessili. Quintali di rifiuti, la cui combustione ha generato una nube di fumo che ha avvolto anche alcune abitazioni vicine.
Secondo quanto documentato in poche ore, il 57enne avrebbe alimentato le fiamme e poi si sarebbe allontanato a bordo del suo suv. Le pattuglie intervenute, collegate con la «control room», hanno ricostruito il tragitto del veicolo e ne hanno identificato il proprietario. L’uomo è stato rintracciato qualche ora dopo la registrazione delle immagini e arrestato in flagranza differita nella sua abitazione. E’ ora ai domiciliari, in attesa di giudizio.
L’intera operazione costituisce un esempio concreto dell’efficacia della nuova normativa - che supera i limiti della tradizionale flagranza - e del lavoro sinergico e strutturato dell’Arma dei Carabinieri.
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