2025-04-20
«Agguato fascista»: il pm va in piazza. Ma viene smentito dalla sua Procura
Francesco Pinto, esponente di punta di Md, conferma di aver partecipato alla manifestazione in difesa del sindacalista aggredito: «Davo solidarietà». Le indagini dei colleghi hanno portato al ritiro della denuncia.Il giudice civile Iolanda Apostolico (che si è dimessa dalla magistratura) almeno aveva manifestato per qualcosa di reale, essendosi schierata contro il blocco dei migranti a bordo della nave Diciotti. Al contrario il procuratore aggiunto di Genova Francesco Pinto è sceso in piazza per un evento ancora tutto da dimostrare e molto probabilmente mai avvenuto ovvero la fantomatica «aggressione fascista» denunciata nel capoluogo ligure dal sindacalista della Fillea Cgil Fabiano Mura. Un presunto assalto su cui indaga la stessa Procura di cui fa parte Pinto e che ha fatto mobilitare tutta la sinistra possibile, dall’ultimo dei militanti al vertice del Pd e della Confederazione generale italiana del lavoro. Nel frattempo il sindacalista ha ritirato la denuncia, ufficialmente a causa della «pressione emotiva». In realtà sembra che il motivo sia un altro. La sua versione non ha retto alle prime verifiche del pm Federico Manotti, membro della Direzione distrettuale antimafia. Per esempio, i filmati acquisiti dalla Digos hanno smentito che sulla macchina del sindacalista ci fossero i loghi del referendum sul lavoro e anche gli orari non corrispondono.Ma, prima ancora che gli inquirenti avessero il tempo di fare i doverosi controlli, si era messa in moto la macchina della propaganda.La Cgil ha organizzato subito un presidio diramando in tempo reale questo comunicato: «Aggressione fascista, sputi e botte. Un segretario della Fillea (il sindacato degli edili, ndr) Cgil è stato vittima a Sestri Ponente di una aggressione fascista, mentre scendeva dalla macchina di servizio, sulla quale erano esposti i loghi dei referendum sul lavoro». Subito dopo erano riportate le parole di Mura: «È la prima volta in assoluto che mi trovo in una situazione del genere. Mi sento ancora più motivato di prima nella mia attività sindacale. Proseguiremo con più forza nel portare avanti le nostre battaglie e i nostri principi democratici». E così in piazza sono accorsi il big dem Andrea Orlando, l’ex segretario della Cgil Sergio Cofferati, la candidata sindaca del centro-sinistra Silvia Salis.A onor del vero qualche botta Mura l’ha pure presa visto che al pronto soccorso gli hanno refertato cinque giorni di prognosi. In città circola ogni tipo di ipotesi, si va dalle questioni sentimentali al diverbio per motivi di viabilità, ma non c’è certezza di quanto sia davvero accaduto. Se non che la denuncia è stata ritirata.Ma in questo clima di grandissima confusione c’è chi non ha ritenuto che potesse costituire un possibile conflitto di interessi recarsi a manifestare contro l’«aggressione fascista» mentre la sua Procura iniziava a indagare per accertare i fatti denunciati. Stiamo parlando dell’aggiunto Pinto, storico esponente di Magistratura democratica e già procuratore facente funzioni di Genova. Era il magistrato di turno la sera dell’assalto alla scuola Diaz, nel 2001. Da allora ha seguito parecchi dei più importanti procedimenti della Procura, molti dei quali legati ai colletti bianchi. Oggi coordina i gruppi «Economia», «salute/lavoro» e «ordine europeo di investigazione». Si occupa anche di protezione internazionale. Ad agosto aveva contestato in un’intervista un ordine del giorno presentato dal deputato di Azione Enrico Costa, parlando di «giustizia di classe» e di «stupidaggine».Il 15 aprile non ci ha pensato molto ed è sceso in piazza, ripreso dalle telecamere del Tg3 Liguria. Contattato dalla Verità conferma tutto: «Non ho dichiarazioni da fare, il mio era un attestato di solidarietà per una cosa che sembrava all’epoca grave, poi non so quali sono i dubbi, però non ho nessuna dichiarazione da fare». Anche, diciamo, rispetto alle evoluzioni che poi ha preso? «No, le evoluzioni non lo so quali saranno, non è che uno... si va perché si ritiene che ci sia stata una vicenda grave, poi se la vicenda sarà diversa da quella raccontata, si vedrà, non è che revoco l’andata solo perché... sono andato quando c’era una vicenda che aveva tutti i connotati di una cosa estremamente seria... adesso bisogna vedere che cosa è successo in concreto, però, non le posso dire nulla, non ho, come si dice, la sfera di cristallo, insomma». Ci trovavamo di fronte alla cosiddetta verità putativa a noi giornalisti cara. «Ma non è la verità, è una cosa che viene naturalmente, quando avviene una certa cosa è chiaro che c’è un discorso di verità, diciamo, raccontata, dopodiché qualsiasi cosa che viene fatta ci sono degli accertamenti in corso, non ci sono ancora delle verità oggettive, insomma. Cioè, si sa quella che è una rappresentazione dei fatti è vero che c’era Pirandello che diceva “così è se vi pare”... però è anche vero che in quel momento c’era una situazione di apprensione perché qualsiasi manifestazione di violenza politica è una manifestazione grave in un contesto democratico... era in questo senso che c’era la partecipazione, non altro». Peccato che su quella ipotetica violenza politica dovesse indagare la Procura di cui è inquirente di punta. Ma questo deve essere stato ritenuto un aspetto secondario. Ciò che contava era esserci in un momento di presunta emergenza democratica. La lezione di queste ore non sembra avere consigliato una maggior cautela neppure alla Cgil. La quale ha preso di petto il viceministro genovese Edoardo Rixi. La colpa dell’esponente leghista? Aver commentato il caso del sindacalista. Senza dimenticare di omaggiare la Resistenza e la Costituzione, Rixi ha dichiarato: «Le ripetute sconfitte della sinistra non nascono da un pericolo nero, ma dal vuoto di idee. Siamo nel 2025, non nel 1945, né negli anni ‘70. Noi non abbiamo nostalgia di quei periodi. La Costituzione repubblicana è patrimonio comune, non terreno di battaglia ideologica. Il centrodestra, eletto democraticamente, risponde ogni giorno ai problemi reali. Altri, ai fantasmi». Il sindacato ha replicato a stretto giro con una certa foga, ricordando gli «assalti» alle sue sedi, compreso quello a Roma del 2021: «Le ardite ricostruzioni del viceministro Rixi sull’aggressione al sindacalista Cgil e su possibili scenari di rigurgiti d’odio costruiti ad arte e, come lui sostiene, smentiti dai fatti che evidentemente conosce, potrebbero contenere notizie utili agli inquirenti a cui è bene che il viceministro si rivolga. Nel frattempo gli sarebbe utile un ripasso di storia sulla presenza dei fascisti a Genova visto che oltre ad essere “ardite” le sue dichiarazioni sono anche negazioniste [...]. In Italia le indagini e le sentenze le fanno ancora gli inquirenti e la magistratura. Saranno le loro indagini a dire cosa è accaduto». Immaginiamo che il sogno della Cgil sia che a investigare siano le stesse toghe che scendono in piazza contro le aggressioni fantasma ai sindacalisti.
Jose Mourinho (Getty Images)