2022-08-11
L’Agenda Draghi è l’almanacco degli errori
Mario Draghi (Imagoeconomica)
I centrini post Dc si accapigliano per raccogliere l’eredità del governo di Mr Bce: ovvero debiti, promesse mancate e mancette. Per risollevare il Paese servono invece riforme radicali su lavoro, energia e fisco. La moderazione non ha portato alcun risultato.Tutti al centro? Davvero? Siamo sicuri? Siamo sicuri che gli italiani non vedano l’ora di star lì nel mezzo, né carne né pesce, al massimo zuppa o pan bagnato? Siamo sicuri che vogliano navigare i prossimi anni nel mar morto dei Tabacci e dei Mastella, che non vedano l’ora di buttarsi su Noi di Centro, Unione di Centro, Alleanza di Centro, Terzo Polo di Centro e Quattro Gatti di Centro? Davvero c’è qualcuno che pensa che gli elettori stiano compulsando avidamente i notiziari per sapere cosa faranno Luigi Brugnaro e Maurizio Lupi? Se si presenteranno sotto lo stesso simbolo o no? Davvero c’è qualcuno che pensa che la massa enorme di persone che hanno perso la fiducia nella politica, dopo anni di triste spettacolo di Ciampolillo e voltagabbana, ora saranno richiamati alle urne dal ticket Carfagna-Bonetti? Facciamo una prova? Andiamo a chiederlo in mezzo a una strada? Dentro un mercato? In una spiaggia? Secondo voi troviamo qualcuno che si entusiasma? Il ticket Carfagna-Bonetti potrà davvero trascinare le folle? Accendere gli entusiasmi? Convincere gli indecisi? Ridare speranza ai delusi? Davvero qualcuno pensa che ci sarà una corsa ai seggi sull’onda travolgente dei messaggi centristi di Lorenzo Cesa?Sono giorni che non si parla d’altro. Si sgomita al centro. Si insiste al centro. Si litiga al centro. Io sono più centro di lui, lui è meno centro di me. Come se la partita delle elezioni, si giocasse lì, in quell’orticello ristretto e affollato come un tram all’ora di punta. Ci sono milioni di italiani che stanno pensando di non andare alle urne, perché in questi anni non hanno trovato nel Parlamento una risposta ai loro problemi e perché l’inizio della campagna elettorale lascia pensare che la prossima legislatura potrebbe essere anche peggio, ma nel nostro Paese non si discute di loro, delle proposte forti capaci di coinvolgerli, dei cambiamenti radicali che potrebbe dare una risposta a chi oggi non si sente rappresentato. Macché. Si parla di come stare al centro. Lì in mezzo. In equilibrio. Ammassati. Schiacciati. E comunque abbastanza sbiaditi per non sembrare né troppo di qua né troppo di là. Perché, si dice, non è l’ora delle posizioni decise. È venuto il tempo dei moderati.Ah sì? Davvero? Moderati? Ne siete sicuri? A girar l’Italia non si direbbe. Dal Nord al Sud, negli ultimi mesi, ho frequentato piazze di ogni tipo. E ho incontrato solo persone che chiedono di cambiare rotta in modo deciso. Non ne ho sentito nemmeno uno «moderato». Artigiani, commercianti, piccoli imprenditori, sindaci, amministratori, volontari, pensionati, madri e padri di famiglia: sarò sfortunato io, ma non ho trovato uno che dica che per sistemare l’Italia ci vogliono piccoli aggiustamenti, minimi cambiamenti o un surplus di moderazione. Macché. Tutti chiedono interventi radicali. Interventi radicali sulle tasse, interventi radicali sul lavoro, interventi radicali sulla burocrazia, interventi radicali sulle bollette, interventi radicali sul costo della vita. C’è una gran voglia di sapori forti. Decisi. Nessuno sa cosa farsene della minestrina post democristiana. E nemmeno dei paciughetti dei partitini di centro.Anche perché, diciamocelo, se essere moderati significa seguire la mitica Agenda Draghi, beh, l’Agenda Draghi è quella che ci ha portato fin qui. In questa situazione non proprio esaltante. Con un autunno a rischio. Con 100.000 aziende che rischiano il fallimento. Con il costo dell’energia alle stelle. Con le riforme che sono tutte a metà, con il reddito di cittadinanza che non si può cambiare, con la riforma della giustizia che è una finzione e con il fisco che non si tocca perché manca l’accordo. In compenso abbiamo assistito a una pioggia di bonus (costosissimi) che non risolvono nessun problema, alle vergognose mancette in bolletta, all’insensata proroga dei contratti agli inutili navigator… Tutto frutto delle mediazioni al ribasso di cui si è nutrito il moderato governo Draghi. E allora ribadisco: non ne abbiamo vista fin troppa di moderazione? Non ne abbiamo viste fin troppe di mediocrità e di mediazioni al ribasso? Non ne abbiamo viste fin troppe di misure capaci di incidere sul Paese quanto un bicchier d’acqua incide su un tumore maligno?Pensateci: abbiamo vissuto negli ultimi due anni e mezzo situazioni straordinarie. Siamo stati chiusi in casa, sottoposti a misure coercitive di ogni tipo, commercianti e artigiani messi in ginocchio, abbiamo visto i prezzi delle materie prime schizzare alle stelle e il prezzo dell’energia impazzire. Abbiamo visto cose che non avremmo mai immaginato. E ora, dopo tutto ciò, di fronte alle grandi difficoltà che stiamo vivendo e vivremo ancor di più, dovremmo accontentarci invece di una risposta piripipiritrullalà all’acqua di rose, un brodino riscaldato, una zuppa insipida di moderazione che nasce dalle estenuanti mediazioni dei partitini di centro? Ma qualcuno crede davvero che sia questo ciò che vogliono gli italiani? E soprattutto: c’è qualcuno che pensa davvero che sia questo ciò di cui ha bisogno l’Italia? O l’Italia ha bisogno di scelte incisive, di decisioni radicali, di maggioranze politiche definite, di ricette capaci di rivoluzionare tutto ciò che non funziona e di provvedimenti che arrivino davvero e finalmente in profondità? Certo: non è facile riuscirci. La sfida è ambiziosa. Ma forse sarebbe ora che qualcuno provasse a fare centro, anziché, come di consueto, a fare il solito centro.
Beatrice Venezi (Imagoeconomica)