2023-06-02
Assist Agcom a Tim: adesso la rete vale di più
Pietro Labriola (Imagoeconomica)
Dopo dieci anni l’Authority ha alzato i prezzi per gli operatori che usano l’infrastruttura in rame: per il gruppo beneficio da 50 milioni. Una sponda per la società a ridosso del termine entro cui le cordate di Kkr e Cdp possono ritoccare le offerte.Quella di ieri è stata una giornata storica per il mondo italiano delle telecomunicazioni. L’Agcom ha dato il via libera ai nuovi prezzi all’ingrosso per l’accesso alla rete di Tim, guidata dall’ad Pietro Labriola, in rame e in fibra dopo dieci anni che non ritoccava le tariffe verso l’alto. Fino a ieri, infatti, l’autorità aveva scelto di perseguire una politica di mantenimento o riduzione delle tariffe. In particolare, il consiglio dell’authority ha deciso di alzare i prezzi per la rete in rame e fibra-rame (Fttc, quelle per cui la fibra arriva fino agli armadi posti in strada), mentre sono stati ridotti quelli per la fibra (Ftth, quelle dove le connessioni ad alta velocità arrivano fino alle case degli utenti).Quanto ai prezzi da applicare nello specifico, secondo diverse fonti di stampa non confermate da Agcom, le tariffe all’ingrosso per l’accesso alla rete fissa di Tim per il periodo 2022-23, messe in consultazione lo scorso ottobre, potrebbero essere più basse di quanto inizialmente dichiarato. Si parla di una tariffa Fttc di 13,2 euro e di una tariffa Slu (acronimo di sub loop unbundling, modalità secondo la quale l'operatore alternativo affitta esclusivamente la parte in rame dai cabinet Tim fino alle case dei clienti) di 6,1 euro. Naturalmente, l’aumento delle tariffe non piace agli operatori che già oggi pagano Tim per accedere all’infrastruttura. Tanto che c’è già chi immagina ricorsi da parte delle società che subiranno i rincari. Ricapitolando, lo scorso ottobre Agcom ha aperto il periodo di consultazione sulle tariffe all’ingrosso per l’accesso alla rete fissa di Tim per il periodo 2022-23. Per quanto riguarda il 2023, il nuovo schema prevede un aumento del canone mensile per le linee in rame (come Ull, Unbunding local loop, accesso disaggregato alla rete locale) del 9,0% da 8,9 a 9,7 euro e Slu del 23,6% da 5,3 a 6,55 euro e per le linee Fttc (+8,6% da 12,5 a 13,58 euro), mentre il canone Ftth dovrebbe diminuire ulteriormente del 3,8% a 14,13 euro. Dato che il nuovo schema prevede un aumento dei prezzi del rame e una diminuzione dei prezzi dell’Ftth, l’autorità di regolamentazione ha spiegato che la sua motivazione è quella di accelerare il passaggio dal rame alla fibra, come invocato dal codice delle telecomunicazioni dell'Unione europea.La notizia è chiaramente positiva per Tim perché implica un aumento dei canoni del rame (impatto positivo a breve termine stimato in almeno 50 milioni l’anno) e un’accelerazione del passaggio da Ull/Fttc a Ftth, quindi, in parole povere, verso le reti più veloci oggi disponibili. Da un lato, insomma, la mossa dell’Agcom favorisce una più rapida migrazione dal rame alla fibra, dall’altro consente a Tim di estrarre più valore dalla rete Fibercop, dove predomina il rame, e di ridurre in parte l’attuale divario con Open fiber sulle tariffe di accesso alla rete Ftth, dove la società guidata da Mario Rossetti ha tariffe parzialmente non regolamentate per l’accesso e i servizi solo passivi di circa 10-11 euro al mese contro l’attuale canone Vula ftth di Tim (Virtual unbundled local access, quello che prevede che l’operatore sia presente nella centrale con un apposito kit di consegna) che viaggia intorno ai 15,35 euro al mese.Dal punto di vista politico non può non evidenziarsi la coincidenza del via libera dell’authority con il delicatissimo processo di ristrutturazione che sta portando avanti Tim. Tra pochissimi giorni (il 9 giugno) scadrà il termine entro il quale il fondo Usa Kkr e la cordata formata da Cdp e Macquarie potranno migliorare le loro offerte per la rete. E quella dei nuovi prezzi all’ingrosso per l’accesso all’infrastruttura dell’ex monopolista è sicuramente una notizia che aggiunge valore a Tim. Anzi più che i 50 milioni all’anno di cui si parla è l’intervento seppur di un’authority indipendente come l’Agcom a fare capire che spira un vento favorevole all’incumbent. Del resto sul tavolo di Tim si sta giocando un’altra partita importante, quella della cooptazione dell’ex presidente di Leonardo, Luciano Carta, nel consiglio di amministrazione al posto del ceo di Vivendi Arnaud de Puyfontaine. Gli head hunter stanno facendo il loro lavoro e sono alla ricerca di figure alternative a Carta che è stato proposto proprio dal primo azionista francese Vivendi. Avranno altre due settimane a disposizione e poi entro metà giugno sarà convocato un altro consiglio di amministrazione che con ogni probabilità porterà alla cooptazione dell’ex direttore dell’Aise. In caso contrario Vivendi è pronto a chiamare un’assemblea straordinaria per farlo entrare in cda. Carta è considerato l’uomo di ideale di raccordo tra le istituzioni e il maggior gruppo italiano delle Tlc.
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