Altro che atto d’amore: è un business collaudatissimo. Tanto è vero che online si può perfezionare l’affare in un battibaleno: a patto di sborsare oltre 30.000 euro. La procedura inizia a Cipro e si conclude in Italia. Tutto garantito, privazione di maternità compresa.
Altro che atto d’amore: è un business collaudatissimo. Tanto è vero che online si può perfezionare l’affare in un battibaleno: a patto di sborsare oltre 30.000 euro. La procedura inizia a Cipro e si conclude in Italia. Tutto garantito, privazione di maternità compresa.Va bene che, come vogliono farci credere i paladini dei diritti arcobaleno, l’utero in affitto è un «atto d’amore». Un «percorso complicato». Fatto sta che a noi, per procurarcene uno, sono bastati cinque minuti. E se avessimo davvero voluto proseguire con il programma di «gestazione per altri», avremmo dovuto sborsare almeno 30.000 euro. Tutt’altro che un iter difficile, tutt’altro che un gesto di altruismo gratuito. Anzi, i gestori dell’agenzia alla quale ci siamo rivolti sono stati chiari: le donne che prestano il proprio grembo lo fanno solo e soltanto per denaro. Ieri, con l’aiuto di un cronista in incognito, ci siamo rivolti a Success, che sul sito surrogate-motherhood.com si presenta come «un’istituzione leader che offre servizi professionali nel campo della medicina riproduttiva». La sede principale si trova a Cipro, ma ci sono filiali negli Usa, in Israele (sotto il nome di Fullsuccess medical consulting ltd) e Ucraina (Success ltd). Le cliniche d’appoggio si trovano nell’isola mediterranea, in Georgia, in Grecia, in Colombia e in Messico; quelle ucraine, per ovvie ragioni, sono chiuse. Le proposte dell’organizzazione spaziano dai coupon per etero non sposati - alla modica cifra di 13.000 euro - fino al pacchetto Vip, da 53.250 euro, «con la certezza al 100% di tornare a casa con il bambino». L’approccio è semplicissimo: come suggerisce la finestra che si apre automaticamente, non appena si entra sulla home page, chattiamo con una consulente, Lera. «Ciao!», ci accoglie. Noi le raccontiamo che siamo una coppia Lgbt, ma le proposte di Success valgono, a condizioni differenti, anche per gli etero. «Offriamo programmi di maternità surrogata per te a Cipro Nord», cioè la parte turca dello Stato. Fantastico: proprio quello che stiamo cercando.Lera va dritta al sodo: «Il costo del programma per 1-2 protocolli di trasferimento di embrioni da una donatrice di ovuli è di 31.950 euro. Per la nascita di un bambino nella Repubblica Ceca», invece, si arriva fino a 38.950 euro. La differenza è che, nel Paese dell’Europa centrale, Success si occupa «dell’intero processo». Che deve comunque iniziare a Cipro, dove avvengono «la raccolta dello sperma, la selezione di una donatrice di ovuli e la firma dei documenti». Si possono anche svolgere comodamente le trattative dall’Italia e poi spostarsi a Lefkosa per due o tre giorni, a prendere un po’ di sole e a sbrigare le pratiche mediche e burocratiche. Noi, comunque, siamo clienti esigenti. E un po’ pigri. Non vorremmo spostarci troppo a lungo da casa, non vorremmo impelagarci in una serie di faticose (e ambigue) trasferte internazionali. Nessun problema, ci rassicura Lera: «Se scegli di partorire nel tuo Paese di residenza, affitti tu stesso un alloggio per la madre surrogata, organizzi il parto e stipuli anche un’assicurazione» sanitaria. Naturalmente, c’è un dettaglio da discutere: da noi, l’utero in affitto è vietato. Non possiamo mica presentarci in ostetricia e poi all’ufficio anagrafe dichiarando che la puerpera era solamente il nostro «forno» (il copyright della definizione spetta a un vecchio servizio delle Iene). Dunque, quando la accompagneremo in ospedale o in clinica privata affinché porti alla luce il nascituro, non riveleremo che questa è una madre surrogata: la ragazza «verrà a partorire come fidanzata o amica». Lei potrebbe persino non riconoscere il bebè, che sarebbe registrato soltanto come nostro figlio. In ogni caso, giura di disinteressarsene. Un «atto d’amore», no? Tra l’altro, potremmo sceglierci una donatrice ucraina e superare i blocchi causati dalla guerra. Chissà: potrebbe immigrare da rifugiata? Ad ogni modo, non ci fidiamo ancora del tutto. Vogliamo vederci più chiaro. E se poi la signorina cambiasse idea? Se volesse tenersi il bambino? Che strumenti legali avremmo per impedirglielo? Anche su questo ci vengono offerte garanzie: «La madre surrogata firmerà», assieme agli avvocati, «tutti i documenti necessari per il bambino», inclusa la rinuncia a interferire nella sua «vita». E qui ci tocca leggere un’espressione agghiacciante: «Dopo un anno puoi iniziare a privare la mamma della sua maternità». La parola inglese che utilizza Lera lascia ancora più di stucco: de-mothering, scrive la consulente. Insomma, siamo d’accordo. Possiamo cominciare la procedura a Cipro e portarla a termine in Italia. La nostra «fidanzata» verrà da noi tra la ventiquattresima e la ventiseiesima settimana di gravidanza. Il prezzo supererà i 30.000 euro: sono tanti, ma sono pur sempre meno dei 100-120.000 euro che l’altra associazione di cui vi abbiamo parlato ieri, Gestlife, considera necessari per una gestazione deluxe negli Stati Uniti. L’accordo è chiuso nel giro di pochi minuti. Per il resto delle comunicazioni, Success ci rimanda a una conversazione telefonica. Ci chiama Irina nel giro di pochi istanti. Con lei, insistiamo su quello che è il nostro timore principale: che la mamma in affitto ci ripensi. Dopo come dovremmo comportarci? Chiediamo l’indennizzo? «Non vi preoccupate», ci blandisce la funzionaria, che parla un buon italiano. «Le ragazze che fanno queste cose hanno già tutte dei figli. Lo fanno solo per soldi, per dare un futuro ai loro figli. Non sono interessate ai vostri. Per loro è un lavoro: portano a termine una gravidanza, si riposano un po’ e ricominciano». Giudicate voi: siamo di fronte a un atto d’amore? O a una orrenda reificazione del corpo femminile? È generosità o mercimonio sulla pelle delle donne e dei bambini incolpevoli?
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Giusi Bartolozzi (Ana)
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