2025-01-30
«Affari coi clan»: cade il mito dell’altra Riace
Giuseppe Nicola Parretta (iStock)
Arrestato il sindaco progressista di Badolato, Comune calabrese che, per il suo modello di accoglienza, aveva stregato il regista Wim Wenders e, recentemente, la Metsola. Peccato che per i pm a smaltire i barconi arenati e a intascare i soldi fossero i boss.Badolato, piccolo borgo calabrese non lontano dalla Riace di Mimmo Lucano, racconta una storia di immigrazione e di ombre, di propaganda sull’accoglienza e di potere criminale. Sul finire degli anni ’90 le coste calabresi iniziarono a essere meta di sbarchi continui. Badolato fu il primo laboratorio dell’accoglienza diffusa e trovò nel regista Wim Wenders un cantore cinematografico con il cortometraggio Il volo, girato proprio qui con Ben Gazzarra (doppiato da Giancarlo Giannini) e Luca Zingaretti. I migranti prima venivano accolti nel centro rifugiati, poi nelle case vuote del borgo, in un esperimento di ripopolamento che viene raccontato come il modello per poter riscrivere il destino di un paese quasi fantasma. E che sussiste ancora oggi. Qui ieri mattina il sindaco civico di centrosinistra Giuseppe Nicola Parretta, con un passato nella Fgci, nel Partito comunista ed esperienza da delegato sindacale della Cgil, già eletto due volte in passato (e con sulle spalle uno scioglimento per infiltrazioni mafiose) e tornato sullo scranno nel 2021 con il 94,1 per cento di preferenze, è stato arrestato (ai domiciliari) per presunti legami con la ’ndrangheta. Avrebbe trasformato la gestione amministrativa in un campo di battaglia tra clientele e favori. L’inchiesta della Procura antimafia di Catanzaro ha svelato che la cosca Gallace di Guardavalle, attraverso Antonio Paparo (finito in carcere), avrebbe esercitato il pieno controllo dell’apparato comunale. Per inquadrare la figura di Antonio Paparo gli inquirenti ricordano che durante la latitanza del boss Cosimo Damiano Gullace i Paparo gli avrebbero offerto assistenza in un bunker inaccessibile assicurando, a turno, ogni notte, la presenza di almeno un componente della famiglia. La gestione del potere sarebbe passata per nomine pilotate, assunzioni mirate e, soprattutto, la spartizione di fondi pubblici. Il sindaco, stando all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Catanzaro Sara Merlini (nei confronti di 44 indagati), avrebbe preso «accordi con Paparo finalizzati alla gestione, in un’ottica comune, di fondi pubblici che sarebbero pervenuti nei successivi dieci anni all’Ente e che avrebbero potuto portare direttamente benefici economici a Paparo e alle società di cui è di fatto il dominus». In cambio il sindaco avrebbe chiesto e ottenuto «appoggio mafioso per la risoluzione di controversie che lo riguardavano». Ma anche «appoggio elettorale», accettando nella sua lista la candidatura del figlio di Paparo, Maicol (ai domiciliari), poi eletto e nominato presidente del Consiglio comunale. Uno degli episodi più emblematici riguarda proprio lo smaltimento dei barconi utilizzati dai migranti per raggiungere la costa. Un business in cui le imprese vicine alla ’ndrangheta avrebbero trovato spazio. Il 3 novembre 2021 un peschereccio con 122 migranti si arenò a Badolato, venne sequestrato e affidato al Comune. Il sindaco aveva inizialmente affidato la rimozione dell’imbarcazione a un altro imprenditore, ma Antonio Paparo intervenne per bloccare l’assegnazione. Quel lavoro doveva passare nelle sue mani. Le intercettazioni rivelano il linguaggio e il modus operandi della fase elettorale. «Tutti devono uscire (essere eletti, ndr) sennò me li faccio nemici capitali... che gli brucio pure le macchine...», diceva Antonio Paparo. «Questa volta se non c’è uno dei miei non voto! Voto contro», affermava con arroganza. La gestione del Comune sarebbe stata compromessa da un patto elettorale illecito. Per assicurarsi la vittoria, la cricca aveva orchestrato la presentazione di due liste: oltre a Vivi Badolato fu creata una lista civetta chiamata Uniti per Badolato. Questa strategia aveva un duplice scopo: evitare il rischio che la tornata elettorale fosse invalidata per mancanza di quorum e simulare un apparente pluralismo. In realtà, entrambe le liste rispondevano agli interessi del gruppo e il risultato elettorale era già scritto prima del voto. Tant’è che Antonio Paparo verso la fine della campagna elettorale sentiva già di dover ringraziare i sostenitori: «Non mi era successo mai di vincere prima, prima che si voti... grazie a questi amici… a tutti gli amici, grazie…». Ma bisognava salvare le apparenze. «Così almeno ci facciamo vedere un poco in giro... incontriamo qualcuno... è importante anche questo», diceva Parretta in una conversazione con Antonio Paparo. Una volta preso il municipio Paparo avrebbe mostrato tutta la sua forza: «Pia (una degli assessori, ndr) sta lì fino a quando… sennò per farle ritirare la carica da assessore ci impiego un minuto…». Ma con il municipio infiltrato dalla cosca la propaganda sull’accoglienza non si è fermata, sconfinando i confini italiani. Tanto che la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola lo scorso agosto è stata a Badolato in visita di piacere. E, colpita dall’accogliente cricca del sindaco Parretta, il mese successivo gli ha inviato un messaggio di ringraziamento: «La bellezza del borgo rappresenta un vanto non solo per la Calabria, ma anche per l’intera Europa. Cordiali saluti, Roberta Metsola». Ipse dixit.
Caterina Interlandi, presidente vicario del tribunale di Tempio Pausania (Imagoeconomica)
Julius Evola negli anni Venti (Fondazione Evola)