Lo storico impianto torinese ha prodotto quest’anno l’83% in meno. Piano da 386 milioni di dollari per il Sudamerica.
Lo storico impianto torinese ha prodotto quest’anno l’83% in meno. Piano da 386 milioni di dollari per il Sudamerica.Stellantis riduce la produzione in Italia e investe all’estero. Un copione che si ripete con cadenza quasi giornaliera confermando il progressivo disimpegno della multinazionale presieduta da John Elkann dal nostro Paese a vantaggio degli stabilimenti esteri. Ieri una nuova conferma. Mirafiori e Melfi preparano nuova cassa integrazione mentre nello stabilimento di Cordoba in Argentina, uno dei tradizionali avamposti della vecchia Fiat, viene annunciato in toni trionfanti un maxi investimento da 385 milioni di dollari.Un irrobustimento che si scontra con la feroce cura dimagrante in Italia. A farne le spese è innanzitutto Mirafiori che, dopo essere stato il simbolo dell’auto italiana, oltre a essere il più grande impianto industriale europeo, si avvia verso la chiusura. Negli anni Settanta, quando funzionava ai massimi livelli, occupava oltre 50.000 persone. A novant’anni circa dalla sue costruzione si avvia allo smantellamento per diventare un hub dell’economia circolare dai confini non chiari.L’impianto va verso una fermata produttiva da metà settembre a metà del mese prossimo: gli ordini per la Fiat 500 elettrica sono di fatto finiti e la catena di montaggio si fermerà giovedì. La Maserati lavorerà lunedì e poi riprenderà il 16 settembre, mentre per la 500 elettrica la produzione continuerà fino a giovedì. Circa 760 operai della carrozzeria di Mirafiori sono in prestito in altri siti. Per il 14 ottobre è fissata la possibile ripresa, ma il grande stabilimento rischia di andare incontro soltanto ad alcune sporadiche e singole giornate di lavoro fino a fine anno. E anche tutto il 2025, allo stato attuale, è un rebus senza soluzione. Per capire la profondità della crisi basterà ricordare che a Mirafiori sono state fabbricate nei primi sette mesi 18.500 auto contro le 52.000 dello stesso periodo del 2023. Vuol dire un taglio della produzione dell’83%.Senza un’inversione di tendenza, al momento impensabile, l’anno si chiuderà a quota 20.000 contro le 200.000 necessarie per tenere in vita l’impianto. In realtà appare chiaro che la condanna a morte è scritta. «In arrivo nuova cassa integrazione» dichiara Edi Lazzi, segretario della Fiom di Torino «C'è sempre più malessere tra i lavoratori, che si riflette anche sull’indotto in tutta la regione». Il sindacato mette in evidenza che nei primi sette mesi le richieste di cassa integrazione hanno subito un aumento del 100% a Novara, del 72% a Torino del 54% a Vercelli, del 30% ad Asti e del 140% a Biella. In controtendenza il Verbano con -8% e il cuneese con -54%. Stabile infine il dato di Alessandria che risulta in linea con l’anno passato.La caduta della produzione coinvolge anche Melfi confermando le peggiori aspettative. «La prossima settimana si lavorerà sul primo e secondo turno solo martedì 10 e mercoledì 11 settembre». È quanto fa sapere il segretario regionale della Fim Cisl Basilicata, Gerardo Evangelista. «Ci aspettavamo questo andamento, che, oltre a gravare ulteriormente sulle difficoltà economiche delle lavoratrici e dei lavoratori di Melfi, aumenta le preoccupazioni per il futuro. Per questo motivo è necessario che i prossimi incontri previsti con il Ministro Urso a Roma portino a risultati concreti» conclude Evangelista.A fronte di questo disimpegno dall’Italia Stellantis conferma l’importanza dell’Argentina nel suo piano strategico «Dare Forward 2030» con nuovi progetti per il Paese. Il gruppo ha annunciato un investimento da 385 milioni di dollari, destinato direttamente allo stabilimento di Cordoba, un centro chiave per lo sviluppo strategico di Stellantis in Sud America. Come si legge in una nota, nella fabbrica si produce l’auto più venduta degli ultimi tre anni nel mercato argentino, la Fiat Cronos, (una berlina a tre volumi che ricorda l’ultimo modello della Tipo). L’investimento è destinato allo sviluppo di una nuova famiglia di veicoli, di nuovi componenti e di un nuovo motore, oltre che all’assunzione del personale necessario (il 50% donne, in linea con l’impegno dell’azienda per la diversità di genere). «Siamo orgogliosi di annunciare questo nuovo investimento che darà un contributo diretto al Polo Stellantis Cordoba, un centro chiave per lo sviluppo strategico di Stellantis in Sud America», ha detto Emanuele Cappellano, a capo di Stellantis Sud America, sottolineando che «i numeri confermano che Stellantis investe in progetti sostenibili che poi diventano prodotti di successo e apprezzati dai nostri clienti e continueremo a farlo». Non ha chiarito quanti. Stellantis non ha detto quanti lavoratori intenda assumere. Nei processi produttivi sarà data particolare importanza alla sostenibilità attraverso l’utilizzo di energie rinnovabili. Inoltre, la società ha chiarito che i nuovi progetti sono stati pensati soprattutto per l’esportazione.
Martin Sellner (Ansa)
Parla il saggista austriaco che l’ha teorizzata: «Prima vanno rimpatriati i clandestini, poi chi commette reati. E la cittadinanza va concessa solo a chi si assimila davvero».
Per qualcuno Martin Sellner, saggista e attivista austriaco, è un pericoloso razzista. Per molti altri, invece, è colui che ha individuato una via per la salvezza dell’Europa. Fatto sta che il suo libro (Remigrazione: una proposta, edito in Italia da Passaggio al bosco) è stato discusso un po’ ovunque in Occidente, anche laddove si è fatto di tutto per oscurarlo.
Giancarlo Giorgetti e Mario Draghi (Ansa)
Giancarlo Giorgetti difende la manovra: «Aiutiamo il ceto medio ma ci hanno massacrati». E sulle banche: «Tornino ai loro veri scopi». Elly Schlein: «Redistribuire le ricchezze».
«Bisogna capire cosa si intende per ricco. Se è ricco chi guadagna 45.000 euro lordi all’anno, cioè poco più di 2.000 euro netti al mese forse Istat, Banca d’Italia e Upb hanno un concezione della vita un po’…».
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, dopo i rilievi alla manovra economica di Istat, Corte dei Conti e Bankitalia si è sfogato e, con i numeri, ha spiegato la ratio del taglio Irpef previsto nella legge di Bilancio il cui iter entra nel vivo in questa settimana. I conti corrispondono a quelli anticipati dal nostro direttore Maurizio Belpietro che, nell’editoriale di ieri, aveva sottolineato come la segretaria del Pd, Elly Schlein avesse lanciato la sua «lotta di classe» individuando un nuovo nemico in chi guadagna 2.500 euro al mese ovvero «un ricco facoltoso».
Ansa
«Fuori dal coro» smaschera un’azienda che porta nel nostro Paese extra comunitari.
Basta avere qualche soldo da parte, a volte nemmeno troppi, e trovare un’azienda compiacente per arrivare in Italia. Come testimonia il servizio realizzato da Fuori dal coro, il programma di Mario Giordano, che ha trovato un’azienda di Modena che, sfruttando il decreto flussi, importa nel nostro Paese cittadini pakistani. Ufficialmente per lavorare. Ufficiosamente, per tirare su qualche soldo in più. Qualche migliaia di euro ad ingresso. È il business dell’accoglienza, bellezza.
Servizio di «Fuori dal coro» mostra com’è facile arrivare in Italia: aziende compiacenti richiedono stranieri, un connazionale li sceglie e si fa pagare migliaia di euro dall’extracomunitario che, una volta qua, gira incontrollato. Libero di delinquere, come accade ogni giorno. Il Pd in Emilia Romagna chiede più migranti, ma non vuole più curare chi viene dal Sud.
Non c’è il due senza il tre e infatti siamo alla terza violenza consecutiva a opera di clandestini. Prima una modella aggredita sul treno tra la Brianza e Milano, un assalto che solo la pronta reazione della ragazza ha evitato si trasformasse in qualche cosa di peggio. Poi una turista trascinata da due stranieri dietro una macchina in centro a Firenze e violentata. Quindi una commessa che a Cantù, mentre la mattina stava iniziando il turno di lavoro, è stata assalita quando si apprestava ad aprire il supermercato. Tutti e tre gli immigrati non avrebbero dovuto trovarsi sul territorio nazionale, perché irregolari e in qualche caso già autori di violenze.






