2025-03-04
Addio alla stella dalle tante vite che ha fatto sognare tutta l’Italia
Eleonora Giorgi (Getty Images)
Eleonora Giorgi è morta ieri a Roma a 71 anni, stroncata da un tumore. La sua storia è stata sempre a due velocità, tra amori difficili e rilanci della carriera. Un mese fa diceva: «L’ultimo anno è stato il più bello».«Il destino sembra farsi più potente della volontà. Sto imparando ad accoglierlo senza proteste. Confidando che operi per il meglio. La vita è ricominciare. Fino alla fine. E il futuro è sempre lì davanti».Le ultime parole di Eleonora Giorgi, nella sua autobiografia Nei panni di un’altra (2016), hanno il sapore della profezia.Perché, alla fine, il destino ha prevalso sulla sua voglia di vita, si è dimostrato più forte in modo inesorabile. Un fato manifestatosi sotto forma di tumore al pancreas, che ieri, all’età di 71 anni, l’ha strappata ai suoi affetti più cari.Una patologia che non lascia molti margini alla speranza. Se si manifesta, quando si manifesta - è la frase che ritorna sempre in questi casi - è già troppo tardi. Rimanendo nell’ambito del mondo dello spettacolo, di questo sono morti Luciano Pavarotti(nel 2007, a 71 anni) e l’attore americano Patrick Swayze, protagonista di Dirty Dancing e Ghost (nel 2009, a 57 anni). Solo pochi giorni fa, a Roma, è stato celebrato il funerale del professor Giovanni Scambia, primario al Policlinico Gemelli, luminare di fama mondiale nel campo della ginecologia oncologica, che dal cancro ha salvato migliaia di donne ma che nessuno è stato in grado di salvare, per la stessa, nefasta diagnosi. Eleonora Giorgi con la malattia aveva imparato a convivere, accogliendola - appunto - senza lamentazioni. E facendosene infine una ragione, per quanto dura e terribile. Tanto da arrivare a confessare: «C’è una follia che devo dire: questo è stato l’anno più bello della mia vita, sono stata amata come mai prima e ho persino pensato: “Se guarisco, come torno alla vita di prima?”. È stato un anno meraviglioso, sono una persona fortunata. Mi sento inondata di bene e non ho rancori». Lei e la quasi coetanea Ornella Muti (70 anni il prossimo 9 marzo) hanno imposto il loro modello di bellezza nel cinema degli anni 70 e 80, un’epoca in cui, rilevava Giorgi con buona dose di autoironia, «si diventava attrici solo perché si era belle. Poi, volendo, si diventava anche brave». Amando ricordare che c’era chi esagerava, accostando il loro fascino «all’urlo di Marco Tardelli ai Mondiali del 1982, qualcosa che appartiene un po’ a tutti, un pezzo di un grande cuore collettivo». Ci fu un incontro premonitore, sulla spiaggia di Fregene, sul finire degli anni 60: mentre giocava a mettersi in posa per le foto scattate dal suo fidanzatino in spiaggia a Fregene, passò Federico Fellini che passeggiava in riva al mare. Le chiese se avesse mai pensato di fare l’attrice. La sedicenne Eleonora rispose di no. Fellini le allungò un biglietto con un numero di Cinecittà: «Prima o poi farai l’attrice. Se ci ripensi, chiamami».E così fu, anche se il debutto non avverrà con il Maestro. Ma con Storia di una monaca di clausura, 1973, film che vantava la sceneggiatura di Tonino Guerra e del regista Domenico Paolella. Circostanza che non ha impedito al severo Paolo Mereghetti, nel suo Il Mereghetti - Dizionario dei film (2021), di classificare la pellicola «né carne né pesce»: «Punta molto sul sadomasochismo della disciplina monastica e sull’attrazione lesbica, con i nudi della Giorgi che si sprecano».Come succederà nel 1974, in Appassionata - uno dei film cui prenderà parte quell’anno (addirittura cinque!) - dove reciterà proprio insieme alla Muti, con le loro grazie svestite a sostenere la storia di una minorenne (Giorgi) che seduce il dentista (Gabriele Ferzetti), papà della sua migliore amica (la Muti). In realtà, quell’esordio a vent’anni fu l’inizio di un quindicennio d’oro, con 32 pellicole all’attivo. Perché arrivarono, tra gli altri, L’Agnese va a morire nel 1976, regia di Giuliano Montaldo.Un uomo in ginocchio, 1979, di Damiano Damiani.Mani di velluto nel 1979, con Adriano Celentano. Nudo di donna nel 1981 di e con Nino Manfredi.Borotalco nel 1982, accanto a Carlo Verdone, interpretazione che le fece vincere il David di Donatello e il Nastro d’argento come miglior attrice protagonista. Mani di fata nel 1983, regia di Steno, Stefano Vanzina, con Renato Pozzetto. Sapore di mare 2 sempre nel 1983. E Compagni di scuola, ancora con Verdone, nel 1988. Insomma: dai film più o meno «erotici» (nel giugno 1974 posò integralmente nuda -fin dalla copertina, a cavallo di una motocicletta- per l’edizione italiana di Playboy), a storie più drammatiche, per trovare poi il suo ubi consistam nel filone della commedia all’italiana. Per rivederla sul grande schermo, tuttavia, bisognerà aspettare il 2007, con SoloMetro di Marco Cucurnia, con Michele Placido. Come mai questo black-out? Perché il cinema le ha voltato le spalle (sorte non dissimile è toccata alla Muti)?Ci arriviamo tra un attimo. Giorgi comunque non è rimasta con le mani in mano. Ha alternato tv (si pensi a I Cesaroni), teatro, radio, dimostrando di sapersi calare nei ruoli di regista, sceneggiatrice, produttrice. Anche sul fronte privato, la sua è stata una vita a due velocità. Segnata da incontri importanti che però hanno portato, insieme alle gioie, le lacrime…Nel 1974 muore il suo compagno Alessandro Momo, giovane attore che aveva recitato nel film-culto Malizia con Laura Antonelli.Si schianta a bordo dell’Honda 750 prestatagli da Giorgi -che l’aveva ricomprata ("per nostalgia") dal suo ex- prima di una trasferta di lavoro all’estero.Giorgi finirà indagata per incauto affidamento dato che Momo non aveva la patente per quella cilindrata.Attraversa gli anni di piombo conoscendo la dipendenza dall’eroina.Viene salvata dal matrimonio, nel 1979, con l’editore Angelo Rizzoli, con cui avrà il figlio Andrea nel 1980 (il secondo, Paolo, nel 1991 dall’attore Massimo Ciavarro). Rizzoli verrà arrestato con l’accusa di bancarotta fraudolenta e sarà messo nelle condizioni di vendere l’impero di famiglia a un prezzo stracciato (la Rizzoli finirà nell’orbita Fiat). Quando tornerà libero, i due divorzieranno e Giorgi otterrà dal tribunale una somma monstre, vedendo riconosciuto il suo diritto a una parte di quello che rimane del patrimonio dell’ex marito.Il 12 dicembre 2013, in occasione della scomparsa di Rizzoli, il Sole24Ore ha quantificato quella «liquidazione» in 10 miliardi di lire (dell’epoca). Nel suo libro, in proposito Giorgi ha scritto: «Quei soldi non hanno favorito i rapporti umani, né il loro equilibrio. Il mio strombazzato, nuovo benessere, mi aveva da subito fatta sentire segnata a dito come una beneficiata», il che spiegherebbe l’ostracismo di cui sarebbe rimasta vittima proprio nell’ambiente del cinema. Certo è che non si riconosceva nella parte «della ricca furba e opportunista. A 38 anni ero stanca e scossa quasi ne avessi vissuti il doppio».Ne vivrà, fortunatamente, quasi altrettanti.Il 19 febbraio scorso, al Corriere della Sera, aveva spiegato di non essere spaventata dalla morte: «Ho avuto molta più paura di vivere. La vita a volte è crudele».Per concludere: «Sono alle prese con un naufragio e cerco di gestirlo. Ma in fondo sono così matta che spero ancora in un miracolo».Che la terra le sia lieve.
Margherita Agnelli (Ansa)
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