2024-12-29
Addio a Cesare Ragazzi, il pre-influencer che «liberò» i calvi sdoganando i parrucchini in tivù
Colpito da malore a Bologna uno dei personaggi più noti delle reti commerciali. Nella «Milano da bere» pubblicizzava l’infoltimento tramite capelli naturali che divenne un simbolo dell’eleganza maschile.Chi ha vissuto gli anni Ottanta non potrà mai dimenticare lo slogan che, con una semplicità disarmante, ha segnato un’intera generazione e il successo della tv commerciale. «Salve, sono Cesare Ragazzi, mi sono messo in testa un’idea meravigliosa», pronunciato con il suo inconfondibile accento bolognese, diventava la promessa di una rivoluzione per chi, come tanti, si trovava a fare i conti con la calvizie. Una generazione che, tra un cartone animato giapponese e una soap opera allora agli esordi, si trovava a ridere e riflettere su quel personaggio che, con baffetto e catenina al collo, si tuffava in piscina senza alcuna paura di bagnarsi i capelli. Quei capelli, che erano diventati il simbolo della sua genialità e di un’invenzione che ha sollevato gli uomini dall’imbarazzo della testa calva. Cesare Ragazzi, l’uomo che ha dato un volto e una chioma alla calvizie, è scomparso improvvisamente ieri a 83 anni, lasciando un vuoto che riecheggia non solo nella sua Bologna, ma, sul filo della nostalgia, nell’Italia.L’ascesa, come quella di tanti protagonisti del boom televisivo degli anni Ottanta, si fonda su una intuizione tanto semplice quanto geniale. Cesare Ragazzi non ha inventato un semplice parrucchino: ha rivoluzionato il concetto stesso di bellezza maschile, proponendo una soluzione che, per tanti, ha significato la fine di grande imbarazzo. Un balsamo dopo i tetri Anni di Piombo. La sua protesi, un trapianto non invasivo applicato con un nastro speciale sul cuoio capelluto, era qualcosa di mai visto prima. Un prodotto innovativo che ha fatto breccia nel cuore degli italiani, anche grazie alla sua promozione televisiva, che ha inondato le prime reti commerciali. In un’epoca dove il piccolo schermo era il principale mezzo di comunicazione, lo slogan di Ragazzi diventò la liturgia della speranza per milioni di uomini che, di fronte alla perdita dei capelli, avevano rinunciato a trovare una soluzione.La sua fama esplose con uno spot che oggi ci sembra impossibile da ripetere, per audacia e semplicità. Cesare Ragazzi si mostrava in piscina, in spiaggia, a bordo di una moto, come se nulla potesse scalfire quella chioma perfetta: «Tutto può succedere a un calvo che si è messo in testa un’idea meravigliosa». Questa frase divenne il simbolo di un’epoca che non esiste più, un’epoca in cui la pubblicità sapeva entrare nelle case degli italiani, parlare direttamente alle loro insicurezze, promettendo, con un sorriso ironico e rassicurante, che tutto era possibile.Nonostante la popolarità, la carriera di Cesare Ragazzi non fu priva di ostacoli. Come spesso accade, il successo rischia di nascondere il lato oscuro dell’impresa. A partire dagli anni Duemila, la sua società attraversò periodi difficili, culminati nel crac del 2008 e nel fallimento del 2009, quando Ragazzi dovette dire addio al suo impero che al massimo splendore aveva aperto ben ottanta centri in Italia e otto all’estero. Ma la sua figura, ancor oggi, rimane legata all’«idea meravigliosa», quella che ha saputo ridare fiducia a chi pensava di aver perso la propria identità. A quelli che, come lui stesso raccontava, avrebbero confessato un crimine grave piuttosto che ammettere di essere andati da Cesare Ragazzi per un trapianto di capelli.Nel ricordarlo, non si può fare a meno di pensare a quanto la sua figura sia espressione della «Milano da bere» in cui niente sembrava impossibile. Nemmeno forzare la natura restituendo i capelli a chi li aveva irrimediabilmente perduti. Lo specchio dell’Italia degli anni Ottanta, quando il piccolo schermo divenne la finestra sul mondo e i sogni si potevano realizzare con un colpo di genio. Cesare Ragazzi è stato il protagonista indiscusso di quella televisione, il profeta delle televendite che ha sfidato le convenzioni ingessate della Rai.Quella di Ragazzi non è solo una testimonianza di imprenditoria e innovazione, ma anche un simbolo di come la televisione abbia plasmato la cultura collettiva. Il suo nome non è più solo associato ai centri per il trapianto dei capelli, ma è diventato parte di un linguaggio comune, dell’immagine legata a un’epoca che, per molti, è la vera «età dell’oro». I suoi capelli, la sua presenza sullo schermo, ci parlano di un tempo che non tornerà più, ma che, grazie a lui, vive ancora oggi nelle risate nostalgiche di chi, in quegli anni, era davanti alla tv, sperando di trovare una risposta a una domanda di bellezza e sicurezza.E così, dopo il suo addio, Cesare Ragazzi lascia un vuoto non solo tra le sue tre figlie e la moglie Marta, ma fra i tanti che, per un breve, splendido periodo, hanno creduto che un’idea potesse davvero risolvere tutto. «La mia idea meravigliosa» non è solo il ricordo di una soluzione alla calvizie, ma un’epoca che oggi ci sembra così lontana, eppure ancora viva nei cuori di chi l’ha vissuta, con nostalgia e con un sorriso. Parola di Cesare Ragazzi.