2024-05-26
Accordi bilaterali Roma-Washington per superare i vincoli imposti dall’Ue
Le regole di Bruxelles e il Patto di stabilità ci condannano a una crescita stentata. La soluzione è attrarre i fondi di investimento Usa per trovare le risorse necessarie a far crescere start up e società tecnologiche.Nel 2023 scrissi il libro Italia globale (Rubbettino, novembre 2023) con lo scopo sia di ricevere commenti critici sia di formulare un’ipotesi di strategia di aumento della ricchezza nazionale per il team italiano del mio gruppo di ricerca internazionale (Stratematica) affinché la dettagliasse. Ora i ricercatori hanno terminato la prima bozza, in forma di scenario strategico, qui semplificato.L’analisi di caso migliore mostra la probabilità maggiore di un destino di stagnazione attorno all’1%. Non sarebbe un disastro, ma confermerebbe la tendenza di un lento declino dell’Italia se combinato con l’esiguità dello spazio fiscale concesso dal costo del debito (verso i 100 miliardi anno) e dalle regole del nuovo Patto di stabilità europeo: in un periodo di rivoluzione tecnologica l’Italia non avrà sufficiente capitale domestico per finanziare innovazioni competitive. Tale considerazione, per inciso, è vicina all’analisi di Mario Draghi: l’ambiente italiano produce una gran massa di start up con idee innovative eccezionali, ma poi la mancanza di capitali di investimento le costringe o forza gli imprenditori a migrare dove il capitale è abbondante, per lo più in America. Da parecchi colleghi economisti ho ricevuto la critica di sottovalutare l’impatto espansivo del Pnrr. I miei ricercatori non lo hanno sottovalutato, ma hanno rilevato che il suo impatto positivo, in particolare nel settore delle infrastrutture, non sarà sufficiente a invertire la tendenza declinante pur rallentandola perché troppo marginale in relazione al fabbisogno competitivo. Altri colleghi mi hanno criticato per poca fiducia nell’Ue. Ma l’analisi realistica mostra che la Francia - anche perché in guai quasi peggiori dell’Italia, ma diarca europeo e dotata di potere nucleare - si sente in competizione con Italia e Germania e difficilmente le lascerà prevalere sul piano dell’innovazione competitiva. A prova va citato il recente piano francese di conquistare il primato nel settore dell’Intelligenza artificiale europea vedendoci come clienti o partner minori. Infatti la Germania ha appena siglato un accordo con entità statunitensi per cosviluppi nel settore allo scopo di non dipendere da Parigi. Ma come Parigi, Berlino considera l’Italia un cliente da conquistare. In sintesi, pur non potendo e non volendo litigare con gli alleati europei, è evidente che l’Italia ha una probabilità maggiore di essere compressa in questo ambiente, pur nessuno volendo metterla in crisi grave: resti terza e buona. Uno spostamento verso il centrodestra nelle prossime elezioni europee combinato con una buona capacità negoziale esistente nel governo italiano attuale potrebbe migliorare un po’ lo scenario, ma non a sufficienza. Quindi all’Italia serve un’altra sponda pur senza litigare con i diarchi europei. L’altra sponda è l’America. Realisticamente, già nel 2023 avevo notato, da un punto di osservazione come attore nel settore degli investimenti privati, un crescente interesse dei fondi statunitensi per investimenti in Italia perché considerata densa di potenziale e a «sconto». Negli ultimi mesi ciò è stato confermato. Inoltre, c’è un interesse geopolitico statunitense a rinforzare l’alleato italiano. Lo stesso interesse è rivolto alla Germania, considerando la posizione del Partito popolare tedesco di voler convergere di più con Washington invocando un trattato economico tra Ue e Usa. Ma l’Italia ha qualcosa in più della Germania e molto di più della Francia, ormai cacciata dall’Africa occidentale: la recente proiezione collaborativa verso l’Africa e quella nel Pacifico. Quindi è probabile che l’America sia aperta a una relazione speciale con l’Italia. Anche se vincesse Donald Trump? Anche. Ma come, visto che i trattati commerciali esterni dell’Ue sono una prerogativa della Commissione per prepararli e del Consiglio intergovernativo per approvarli? Tale architettura non vieta accordi bilaterali industriali. Per esempio, Roma (Leonardo) ha un accordo futurizzante con Londra e Tokyo per la costruzione del caccia Tempest di sesta generazione (supertecnologia con ricadute civili rilevanti). Così come partecipa al programma lunare Artemis - ci sono anche altri europei - della Nasa. Nulla vieta a fondi di investimento americani di partecipare nella proprietà di aziende italiane: infatti stanno bussando. Cosa servirebbe in più?I miei ricercatori hanno risposto proponendo la creazione di un Nasdaq italiano, cioè di una Borsa specializzata per aziende tecnologiche, ma lasciando indeterminata la fattibilità a causa della probabile reazione di Euronext (olandese, ma con comando francese) che ovviamente difenderebbe il proprio listino. Se Roma se la sentisse di gestire questa possibilità, il flusso di capitali globali trainati da quelli americani e l’aumento delle quotazioni di start up italiane sarebbe molto forte in tre/quattro anni. Tale Borsa tecnologica potrebbe ricevere sostegni nel capitale di proprietà dalla Borsa svizzera, che aveva fatto un’offerta molto ricca e poco condizionante per comprare quella milanese, ma rifiutata in un momento in cui il governo italiano era sotto controllo francese. Ciò suggerisce l’utilità di un accordo di partenariato strategico con Berna di cui ci sono già buone premesse. Altro? La convergenza geopolitica italo-americana è già buona. Si potrebbe aggiungere un ingaggio di entità giapponesi. Ma la chiamata di capitale non italiano su una struttura capitalistica italiana richiede che più risparmio italiano (tra i primi nel mondo) passi verso gli investimenti in aziende italiane. Se ciò succedesse, entro qualche anno il Pil italiano potrebbe puntare al 2% medio, bloccando il declino. Lo scenario verrà raffinato, ma è già chiara la direzione strategica suggerita.www.carlopelanda.com