2019-07-16
Accettiamo migranti solo se hanno un lavoro
Per poter parlare di integrazione bisogna controllare i flussi, non cedere al ricatto dell'accoglienza senza limiti. Nel nostro Paese deve poter entrare esclusivamente chi ha già firmato un contratto e occupa posti per cui è impossibile trovare italiani qualificati.Probabilmente il nome di Giuseppe Bono non vi dirà nulla. Pur essendo uno di quelli che nella Prima Repubblica avremmo definito boiardo di Stato, ossia un potentissimo manager di un'azienda pubblica, Bono non ama la ribalta e dunque la sua faccia e il suo nome appaiono di rado sui giornali e ancor meno in tv. Ma pur essendo sconosciuto al grande pubblico, l'amministratore delegato di Fincantieri ha tra le mani il destino di un'azienda che fattura 5,5 miliardi di euro e ha quasi 20.000 dipendenti. La società opera nel settore della cantieristica navale ed è tra le prime al mondo e probabilmente la più importante in Europa.Non è però delle dimensioni di Fincantieri che vi voglio parlare, ma di ciò che il suo amministratore ha detto la scorsa settimana, a margine di un'assemblea ( sindacale. Intervenendo alla conferenza organizzativa della Cisl e presentando le prospettive del suo gruppo, Bono ha rivelato che in Fincantieri mancano 6.000 carpentieri e saldatori e non sa dove trovarli. Il discorso del numero uno della società controllata dal Tesoro non è molto diverso da quello di tanti altri piccoli e medi imprenditori, i quali lamentano la mancanza di personale nonostante in Italia la disoccupazione oscilli intorno al 10% e la maggioranza delle persone senza lavoro siano giovani. Qualche lettore, a questo punto, penserà che abbia introdotto le parole di Bono e la richiesta di 6.000 operai solo per partire con il solito pistolotto moralistico sul mercato del lavoro. No, tranquilli, non ho intenzione di scrivere che in Italia non mancano i posti di lavoro, ma la voglia di lavorare. Nonostante esistano statistiche impressionanti sui Neet, cioè sui giovani che non studiano e non cercano un lavoro e che quindi vivono alle spalle dei genitori o dei nonni (sarebbero il 25% dei ragazzi in età di occupazione), non è di loro che intendo parlare. Per quanto un disoccupato, soprattutto giovane, credo che debba essere disposto a svolgere anche lavori umili, perché tutti abbiamo fatto la gavetta e siamo partiti dai gradini più bassi, capisco che fare il lattoniere o il saldatore non sia tra le massime aspirazioni di una generazione cresciuta pensando a un posto fisso dietro la scrivania o davanti a una telecamera.Ciò detto, resta sempre il tema dei 6.000 operai che mancano in Fincantieri, delle migliaia che non si trovano da impiegare nelle industrie meccaniche, ma anche dei molti specialisti che si fatica a reperire in decine di settori, al punto che ormai esiste un elenco dei posti di lavoro rimasti vacanti nonostante la disoccupazione. Che si fa dunque per risolvere il problema? Mica si possono obbligare le persone a fare ciò che non desiderano. E allora? Io un'idea l'avrei ed è molto semplice: si chiama governo dell'immigrazione.Chi, come me, è contrario a un'invasione indiscriminata di stranieri viene spesso accusato di essere razzista. Di solito, alle persone che la pensano come il sottoscritto cercano di tappare la bocca dicendo che vogliamo fermare un fenomeno migratorio che non si può fermare, ma soprattutto oppongono la questione xenofoba, dicendo: siete contro gli extracomunitari. Ma io, e credo che anche altri la pensino come me, non sono contro l'immigrazione. Io mi oppongo all'immigrazione passiva, a quella cioè che, secondo la sinistra e la Chiesa terzomondista, dovremmo accettare per forza. Io sono per un'immigrazione attiva, cioè governata. Invece di accettare tutti i migranti economici che s'imbarcano in cerca dell'America a casa nostra, dovremmo decidere chi far venire. Si tratta cioè di ribaltare il concetto. Siccome gran parte dei cosiddetti profughi non fugge da una guerra, ma arriva in Italia in cerca di condizioni economiche migliori, il nostro Paese dovrebbe prendere i migranti che ci servono. Abbiamo bisogno di 6.000 lattonieri e di saldatori? Se un immigrato è in grado di svolgere questo lavoro e accetta il contratto può venire, gli altri restino invece a casa loro. In pratica, saremmo noi a scegliere e non loro a scegliere noi. Altro che arrivare qui e mettersi davanti alla porta di un supermercato a chiedere l'elemosina o, peggio, a spacciare. Chi viene si rimbocca le maniche. Lo so che tutto ciò ricorda un po' le vecchie quote con cui gli stranieri entravano in Italia, quasi per chiamata. E so anche che fa venire in mente quando Angela Merkel si prese i profughi siriani specializzati con l'intenzione di impiegarli nelle industrie tedesche. Ma questa è l'unica soluzione che tapperebbe la bocca a chi parla di razzismo e anche a chi dice che gli immigrati sono risorse che ci pagheranno la pensione. Siete risorse e avete voglia di lavorare? Beh, datecene la prova. Se invece siete qui per campare a ufo, no grazie. Di fannulloni abbiamo già i nostri e non c'è bisogno di importarne altri.
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