2021-10-19
Accelerazione nei cambi Invitalia. Ora si cerca un sostituto di Arcuri
La roccaforte non reggerà agli interventi di Mario Draghi. Torna l'ipotesi fusione con Consip.Mentre Roberto Gualtieri celebra la vittoria della sfida elettorale su Roma, dalle parti di Invitalia, feudo di Domenico Arcuri, ci si rimbocca le maniche in vista della fine dell'anno, quando l'agenzia economica per lo sviluppo sarà rivoltata come un calzino dal governo di Mario Draghi. E pensare che l'anno scorso, alla vigilia del primo lockdown per la pandemia, fu anche Gualtieri (da ex ministro dell'Economia) a caldeggiare con l'ex premier Giuseppe Conte la nomina di Arcuri a supercommissario per l'emergenza sanitaria. I due si conoscono da anni, uniti da quei salotti politici di Roma che variano dagli ex premier Massimo D'Alema a Romano Prodi, fino al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.Arcuri è sopravvissuto a 8 governi, ma è ormai certo che non sopravviverà a quello di Draghi. Da mesi a Chigi stanno analizzando profili per sostituirlo e soprattutto stanno valutando una riforma di questo carrozzone controllato dal ministero dell'Economia. Tra le ipotesi al vaglio, a quanto risulta alla Verità, c'è sempre quella di una fusione con Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione. Se ne era parlato lo scorso anno, durante la pandemia, quando quest'altra controllata del Mef aveva mostrato tutte le sue fragilità nell'acquisto di materiali e servizi utili al contrasto della pandemia da Covid-19. All'epoca, infatti, il nostro Stato ha mostrato tutte le sue difficoltà nel sistema di approvvigionamento, in ritardo rispetto a Paesi come Germania e Francia. Non è un caso che quasi il 60% degli importi per l'emergenza Covid sia stato indetto dalla struttura commissariale di Francesco Paolo Figliuolo. Segnale che in Consip, da anni ormai sotto i fari della magistratura, qualcosa non ha funzionato e non sta funzionando. Sarebbe dovuta diventare la Amazon della pubblica amministrazione, ma in realtà continua a fare fatica. Lo stesso vale per Invitalia, impegnata nel salvataggio dell'acciaio di Stato, dall'Ilva a Piombino, ma con pesanti dubbi che ci riesca. Per questo motivo è ancora in piedi l'idea di fondere Consip con Invitalia. L'avamposto di Arcuri è ormai fermo al 2007, quando l'ex manager dell'Iri (settore telecomunicazioni e informatica) fu scelto dal governo Prodi per rimettere in sesto un'agenzia pubblica che era diventata un classico esempio di clientelismo politico. In questi anni Arcuri è riuscito a dribblare governi di centrodestra e di centrosinistra per mantenerla esattamente come nel passato. Non si calcolano negli anni le assunzioni di consulenti o contratti di fornitura con aziende considerate vicine ai governi in carica. Gli atti al Senato e alla Camera hanno liste lunghissime di interrogazioni parlamentari. Arcuri era riuscito a entrare in sintonia persino con il Movimento 5 stelle (più che mai critico contro di lui durante i governi Letta e Renzi), tanto da garantirgli la riconferma durante i governi di Giuseppe Conte. L'ultimo anno non si può dire che sia stato un successo per Arcuri, sotto indagine per peculato e abuso d'ufficio, ma nemmeno per Invitalia. È di luglio la notizia che, secondo Deloitte, dal bilancio 2020 dell'agenzia governativa mancherebbero almeno 20,5 milioni di euro. I revisori dei conti avevano infatti espresso un giudizio con rilievi. La partecipata avrebbe archiviato lo scorso anno il bilancio annunciato con 36,9 milioni di utili, invece che i 16,4 milioni che risultano dalla revisione dei conti fatta da Deloitte. Il collegio sindacale di Invitalia aveva rispedito al mittente le critiche. Ma i problemi restano. In questi anni sono spuntate anche diverse indagini della Corte dei conti sugli stipendi nell'agenzia: nel solo 2020 i magistrati contabili calcolarono un danno da 1,9 milioni di euro. Nella relazione dell'ultimo anno sembra ci sia stato un miglioramento.