2022-09-24
Il feto sorride se assaggia la carota. Ma per tutti «l’aborto non si tocca»
Da sinistra: il sorriso per la carota, la smorfia per il cavolo nero
Una ricerca inglese dimostra che nell’utero materno ci sono creature già in grado di dirci che cosa gli piace. L’Istat: tra 20 anni le famiglie con figli saranno minoranza. Un’emergenza che la politica non affronta. Anzi...Col cavolo (nero) che il feto non sente niente. Col cavolo (nero) che è solo un grumo di sangue. Col cavolo (nero) che non conta nulla, non ha diritti e si può raschiar via e buttare nella spazzatura. Già 14 mesi dopo il concepimento il feto è un bimbo con i suoi gusti ben definiti. E le sue preferenze alimentari. La carota, per dire, gli piace perché è dolce. Il cavolo nero invece gli fa schifo, come fa schifo a tutti i bimbi del mondo. Non ci credete? Guardate le foto di questi bebé ancora nella pancia della mamma: a uno dei due è arrivato il cavolo nero e reagisce con una smorfia. All’altro è arrivata la carota e sorride felice. Non sa, poveretto, che tanti feti appena un po’ più piccoli di lui, questo sapore non lo sentiranno mai.«È stato davvero sorprendente vedere la reazione dei bambini non ancora nati al sapore del cavolo e della carota», hanno detto gli scienziati dell’Università di Durham, nel Regno Unito, che hanno realizzato la ricerca, appena pubblicata su Psychological Science. Sono state coinvolte cento mamme, fra i 18 e i 40 anni. A metà di loro è stato chiesto di ingerire una capsula di 400 mg di carota in polvere, all’altra metà la stessa quantità di cavolo nero in polvere. Dopo venti minuti i ricercatori hanno scrutato dentro il grembo materno grazie a speciali tecnologie ultrasuoni 4D. Ebbene: nella pancia di tutte le mamme che avevano mangiato polvere i carota c’erano sorrisi, nelle altre solo smorfie. Col cavolo che mi piace il cavolo, facevano sapere i bambini. A modo loro. Ma par quasi di sentirli protestare, come quando sono un po’ più grandicelli e a tavola rifiutano la verdura amara. «Non mi piace, non mi piace, non mi piace». Solo che i bimbi nella pancia della mamma, al contrario dei loro fratellini maggiori, non hanno modo di evitare il cavolo. E, purtroppo, neppure il bisturi che li uccide. Perciò queste sono foto impressionanti. La ricerca dovrebbe essere diffusa nelle scuole invece dei diari arcobaleno e dei manuali gender. Non può non colpire, non può non far riflettere. In qualsiasi momento arrivi. Ma ancor più, è evidente, colpisce e fa riflettere se arriva al termine di una campagna elettorale tutta giocata, dal centrosinistra e purtroppo anche dal centrodestra, all’insegna dell’«aborto non si tocca», per l’amor del cielo, non se ne parla, guai a chi lo dice e anche solo lo pensa per un attimo. Come se fosse un vanto, per le forze politiche, la strage degli innocenti, la soppressione sistematica degli esseri più deboli e più bisognosi di protezione, cioè per l’appunto i bambini non nati. Lo abbiamo già denunciato: in tutta la campagna elettorale è stato un rincorrersi di rivendicazioni. «L’aborto è un diritto», «L’aborto è una conquista», «L’aborto è sacro», «L’aborto è un pilastro della nostra civiltà». «Guai a chi non fa aborti». Tutte dichiarazioni un po’ del cavolo (nero), verrebbe da dire dopo aver visto quest’ultima ricerca. Per non dire della carota. Per altro proprio in queste ore l’Istat ha pubblicato il suo ultimo report demografico. Dati choccanti. Che nascano meno bambini, lo sappiamo tutti. Che il livello di natalità stia crollando è evidente. Ma scoprire che fra poco più di vent’anni le famiglie con figli saranno la minoranza del Paese, perché la maggioranza sarà costituita da coppie senza figli, fa venire i brividi. Fra meno di trent’anni il numero di decessi (788.000 l’anno) doppierà quello delle nascite (390.000). E fra cinquant’anni saremo 11 milioni di meno, cioè 47,7 milioni di abitanti, per lo più anziani. Il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e quelli che non lo sono, oggi è di tre a due: ebbene, sarà di uno a uno. Con tutto quello che comporta per la capacità di tenuta del nostro sistema. Delle nostre casse pubbliche. E delle nostre pensioni.Siamo il Paese più vecchio del mondo, quello con il tasso di natalità più basso d’Europa. Dovrebbe essere proclamata l’emergenza nazionale, dovrebbe essere il primo punto di ogni programma politico, la prima preoccupazione di ogni leader. Invece, nulla. Nessuno ne parla. Anzi, l’intera campagna elettorale è stata giocata per la glorificazione dell’aborto. Mancano bambini? Allora uccidiamoli. Crollo delle nascite? Allora evitiamole. Il Paese invecchia? Allora impediamo ai bebé venire al mondo. Un atteggiamento folle. Oltre che sciagurato, come dimostra la ricerca inglese sui gusti alimentari del feto. C’è chi negli ultimi giorni si è molto indignato per la legge ungherese che fa sentire il cuore del bambino alle donne che vogliono abortire. Si capisce: è meglio far finta che il bimbo nel grembo non abbia un cuore. Far finta che non senta i sapori. Che non senta gli odori. Che non senta niente. Meglio far finta che sia un grumo di nulla che si può prendere e buttare via senza problemi. Ma la finzione viene sbugiardata da queste immagini. Altro che grumo di nulla: il bimbo ci guarda. Eccome se ci guarda. Ci guarda e ci fa una smorfia, come in queste foto. E con il cavolo (o con la carota) che ce lo dimenticheremo.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)