2023-05-06
L’abolizione del Reddito si riduce a una limatura di neanche 1 miliardo
Pubblicato il dl Lavoro. Fra assegno di inclusione e supporto alla formazione, per il 2024 stanziati 7 miliardi contro i 7,9 spesi nel 2022. Dal taglio del cuneo 95 euro in più in busta paga. Saltano i fondi per la Cig di Alitalia.Assegno di inclusione e supporto alla formazione e al lavoro sono le due misure che andranno a sostituire il reddito di cittadinanza, ma che non porteranno un grande risparmio nelle casse dello Stato. Stando al testo del decreto Lavoro, pubblicato in Gazzetta ufficiale, nel 2024, il governo spenderà 7 miliardi di euro per finanziare l’assegno di inclusione (5,6 miliardi) e il supporto alla formazione e il lavoro (1,4 miliardi). Se si considera che il reddito di cittadinanza è costato nel solo 2022, stando all’ultimo osservatorio Inps, 7,99 miliardi, il governo ha di fatto risparmiato solo 999 milioni di euro. Un taglio minimo, rispetto a quanto ci si aspettava. Nel 2023 sono inoltre previste spese per 506 milioni di euro per finanziare da una parte l’accompagnamento alla fine del reddito e della pensione di cittadinanza (384 milioni) e dall’altra l’avvio, a partire dal 1° settembre, del supporto alla formazione e il lavoro (122,5 milioni) progetto destinato a chi è ritenuto occupabile cioè a tutti coloro che hanno tra i 18 e i 59 anni, non hanno gravi disabilità, e un Isee fino a 6.000 euro l’anno. La differenza tra il reddito di cittadinanza e le misure decise dal governo Meloni non ruotano tanto sul lato economico quanto più sulla forma. Si è infatti deciso di dividere chi non è in grado di lavorare da chi invece ha tutte le caratteristiche per farlo. E dunque, per i primi (famiglie con figli minori, disabili, chi ha più di 60 anni) è previsto l’assegno di inclusione e i requisiti per richiederlo sono gli stessi previsti dal reddito di cittadinanza (Isee, patrimoni, reddito, autoveicoli, eccetera) e l’integrazione al reddito prevista varia dai 6.000 ai 7.500 euro l’anno se il nucleo familiare è composto da persone con età superiore ai 67 anni o da soggetti che presentano gravi condizioni di invalidità o non autosufficienza. Il beneficio viene erogato mensilmente per un periodo non superiore ai 18 mesi, e potrà essere rinnovato, dopo un mese di sospensione, per ulteriori 12 mesi. Allo scadere della proroga è sempre prevista la sospensione di un mese. Il supporto alla formazione e al lavoro è invece la seconda declinazione del reddito di cittadinanza. Questa misura è destinata a chi può lavorare e; a differenza dell’assegno di inclusione, ha una durata di massimo 12 mesi, periodo entro cui si viene rimborsati per fare corsi di formazione. Alla scadenza del periodo non è previsto nessun rinnovo. Altro tema caldo contenuto all’interno del decreto Lavoro è il taglio del cuneo fiscale di ulteriori 4 punti percentuali per i redditi fino a 25.000 e 35.000 euro. Azione che, sentiti diversi consulenti del lavoro, dovrebbe portare nelle buste paga degli italiani dai 90 ai 95 euro netti in più al mese. L’aumento maggiore è destinato a chi ha redditi fino a 35.000 euro; dato che con il precedente taglio del cuneo questa classe di lavoratori aveva avuto solo uno sgravio del 2% contro il 3% destinato ai redditi fino a 25.000 euro. La misura per il momento varrà solo fino a fine anno, anche se il governo ha dichiarato più volte di star lavorando per cercare di renderla strutturale. E infine troviamo altre tre novità nel testo finale pubblicato in Gazzetta ufficiale che riguardano Alitalia, i contratti a tempo determinato e il lavoro nel Terzo settore. Per quanto riguarda l’ex compagnia aerea di bandiera, nella versione definitiva del testo del decreto Lavoro è stato cancellato il prolungamento di altri sei mesi per la cassa integrazione per i dipendenti Alitalia in amministrazione straordinaria fino al 30 giugno 2024. Decisione che avrebbe portato a un esborso di circa 257 milioni di euro. Al posto di questa misura è stato invece inserito l’articolo 31 sul completamento dell’attività liquidatoria di Alitalia, dove si stabilisce che i proventi derivanti da tale azione, al netto di una serie di voci che vanno dai costi di liquidazione all’indennizzo dei biglietti, devono essere prioritariamente «destinati al soddisfacimento in prededuzione dei crediti verso lo Stato», compresi quelli «da recupero di aiuti di Stato dichiarati illegittimi dalla Commissione europea». Per i contratti a tempo determinato, la modifica riguarda il taglio dei 500 euro una tantum che erano stati destinati a tutti quei lavoratori che al termine dei 24 mesi non vedevano trasformarsi il contratto in un tempo indeterminato. E infine, novità anche per gli enti del Terzo settore. È stato specificato che la differenza retributiva tra lavoratori dipendenti potrà essere superiore al rapporto uno a otto solo nel caso in cui ci siano «comprovate esigenze attinenti alla necessità di acquisire specifiche competenze ai fini dello svolgimento delle attività di interesse generale» legati a interventi e prestazioni sanitarie, alla formazione universitaria e post universitaria e alla ricerca scientifica di particolare interesse sociale.
Chicco Testa (Imagoeconomica)