2022-01-08
Abolire la Dad è il primo segnale di voler ritornare alla normalità
La scuola si faccia solo in presenza. E se Omicron è un raffreddore, l’alunno che si ammala resterà a casa qualche giorno. Ma, con i prof vaccinati al 96%, la didattica andrà avanti. Senza perdere un terzo anno.Chiusuristi governatori e sindaci. In Campania Vincenzo De Luca non riapre elementari e medie: «I nostri bimbi cavie sull’altare della politica e dell’opportunismo». A Messina e Reggio Calabria niente lezioni fino al 23.Lo speciale comprende due articoli. Come i lettori sanno, La Verità non ha cessato un solo istante - per mesi in pressoché totale solitudine - di sollecitare una serie di misure che, se adottate per tempo, avrebbero ridotto il rischio di affossare il terzo anno scolastico consecutivo. Tre esempi? Avevamo chiesto (mentre il denaro dei contribuenti veniva sciupato nel tragicomico acquisto dei banchi a rotelle) di puntare sulla ventilazione meccanica controllata nelle aule. Ancora: avevamo invocato accordi a tappeto con le compagnie di trasporto turistico privato per potenziare il trasporto scolastico su gomma. E soprattutto, per tutta la scorsa estate, avevamo suggerito l’adozione sistematica - scuola per scuola, classe per classe - dei tamponi rapidi, salivari e nasali, come strumento non invasivo per una verifica istantanea della condizione degli altri ragazzi, in caso di positività di un loro compagno, sempre con l’obiettivo di garantire il massimo possibile di regolarità delle lezioni in presenza. Su tutto, purtroppo, le risposte sono state lente, vaghe, di fatto negative. Sulla ventilazione (con positive eccezioni: si pensi alle Marche) si è fatto pochissimo, sui trasporti meno del necessario, sui tamponi rapidi tutto è stato derubricato a esperimenti eccessivamente limitati.E adesso i nuovi provvedimenti decisi dal governo rischiano di decretare la chiusura anticipata dell’anno scolastico in presenza. Mettiamo al bando le ipocrisie e guardiamo alla realtà: in base al decreto appena varato, all’asilo la didattica a distanza scatterà con un solo alunno positivo; nella scuola primaria, con due; nella scuola secondaria, con tre. Sapete anche che, sempre nella scuola secondaria, già con due positivi sarà disposta la Dad non solo per i non vaccinati, ma pure per i guariti e i vaccinati da oltre 120 giorni. I paradossi li conoscete già: discriminazione contro alcuni ragazzi, penalizzazione pure di chi si era vaccinato con largo anticipo, e violazione di ogni criterio di privacy rispetto alla condizione vaccinale degli allievi. Ma in questo caso lasciamo da parte le obiezioni di principio e concentriamoci sugli aspetti pratici: se si va in Dad con appena uno, due o tre positivi, è matematico che le lezioni in presenza - in migliaia e migliaia di classi - riprenderanno lunedì mattina e già martedì o mercoledì saranno sospese. Il combinato disposto tra la facilità di contagio della variante Omicron da un lato, e l’adozione di misure iper chiusuriste dall’altro, produrrà un solo esito inevitabile: l’anno scolastico in presenza, già da metà gennaio, sarà smozzicato, interrotto costantemente, e nel breve volgere di poco tempo definitivamente compromesso.A rendere tutto più surreale, si aggiunge il fatto che - in sede di politica locale e regionale - si invochi il prolungamento delle vacanze scolastiche e/o (il che fa lo stesso) ulteriori chiusure: insomma, sempre più orwellianamente, «chiusure per impedire le chiusure».Contro questo approccio che finisce per prorogare sine die l’emergenza, avanziamo qui una proposta che ha il valore dell’uovo di Colombo: semplice, praticabile, e anche emblematica di un approccio che invece ci riavvicini alla normalità. Cosa suggeriamo? Proponiamo puramente e semplicemente di abolire la didattica a distanza, e di stabilire che la didattica sia solo in presenza. È la ragionevolezza a suggerire questa ipotesi, insieme alla constatazione che la variante Omicron (in particolare per bambini e ragazzi) si stia rivelando o totalmente asintomatica o, nella peggiore delle ipotesi, un raffreddore. Se è così, il ragazzino ipoteticamente «raffreddato» potrà stare a casa per qualche giorno, e gli altri continueranno regolarmente in presenza. Com’è sempre avvenuto - quando eravamo bambini - nel caso delle micro assenze per influenza o di quelle un poco più lunghe per le malattie esantematiche: l’alunno ammalato sta a casa e torna appena possibile. Ma la scuola va avanti, e va avanti nell’unico modo accettabilmente efficace, e cioè in presenza. Tra l’altro, anche la retorica della criminalizzazione dei non vaccinati, in ambito scolastico, risulta spuntata, visto che le percentuali di vaccinazione di docenti e personale sono intorno al 96%.Per queste ragioni, servirebbe un atto di coraggio e di ripristino della normalità (l’altro, sempre proposto su questo giornale, sarebbe quello di rimettere al lavoro i positivi asintomatici, a partire dall’ambito sanitario, e poi via via in ogni altro settore). Se Omicron ha i connotati di un raffreddore, non ha senso procedere con misure destinate a bloccare il Paese e i suoi servizi essenziali. Si sia dunque un forte segno in direzione contraria: la scuola ne ha maledettamente bisogno. I dati Invalsi di qualche mese fa hanno mostrato l’effetto devastante della Dad: gli studenti che alla fine delle superiori non raggiungevano un livello accettabile in matematica erano il 51%, contro il 42% prepandemia. Serve altro per capire che non si può andare avanti così?<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/abolire-la-dad-e-il-primo-segnale-di-voler-ritornare-alla-normalita-2656258332.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="chiusuristi-governatori-e-sindaci" data-post-id="2656258332" data-published-at="1641587403" data-use-pagination="False"> Chiusuristi governatori e sindaci Il mondo della scuola è diviso tra chi tiene il punto sulle riaperture e chi alla Dad non sa proprio rinunciare. Sono quasi 2.000 i presidi che hanno firmato per chiedere al Miur di tenere le scuole chiuse fino al 31 gennaio. Il presidente dell’Associazione nazionale presidi di Roma, Mario Rusconi, dichiara di non aver firmato per chiedere di posticipare l’apertura. «Noi siamo sempre stati per la scuola in presenza, ma bisogna avere gli strumenti per riaprire in sicurezza». Quella di rimandare l’apertura di due settimane, infatti, deve essere considerata l’ultima ratio. «C’era tutto il tempo per fare di più e se adesso chiudiamo è necessario che ci si organizzi con mascherine e tamponi. Altrimenti tra due settimane ci troveremo nella stessa situazione». Le pressioni non arrivano solo dai presidi. Anche i docenti e il personale Ata hanno lanciato una petizione in cui chiedono «l’attivazione della didattica a distanza almeno per due settimane». In Campania il governatore Vincenzo De Luca continua la sua crociata contro la scuola e se la prende con il governo: «Si mettono in piedi provvedimenti che trasformano i nostri bambini in cavie sull’altare della politica e dell’opportunismo». Ed è per questo che ha deciso di non riaprire le scuole medie ed elementari della sua regione. Almeno non prima dell’inizio di febbraio. Il governo impugnerà il provvedimento e anche i genitori campani non sono d’accordo e tramite l’associazione Scuole aperte, si oppongono: «Ancora una volta in Campania i ragazzi vengono penalizzati e messi in Dad senza alcun motivo». «È il caos» denuncia Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, «le norme sul contact tracing e sul testing non funzionano, sono inapplicabili». Anche lui resta convinto che molti istituti il 10 gennaio non saranno in grado di riaprire. I pediatri, già a metà dicembre, chiedevano che si dotassero le classi di purificatori per l’ambiente, ma anche su questo punto non si è mossa una foglia. «Come pediatri abbiamo suonato l’allarme sulla necessità di dotare gli edifici scolastici di purificatori in grado di filtrare l’aria in classe: per fronteggiare il Covid-19, in primissima battuta, ma anche per arginare l’aumento di bronchiti dovute alle finestre aperte nelle giornate invernali di lezione» avvertiva Patrizio Veronelli, segretario della Confederazione italiana pediatri (Cipe) del Lazio. Il fronte pro Dad si allarga e come se non bastasse, alcuni Comuni stanno prendendo iniziative autonome. È il caso di Messina, dove il sindaco ha chiuso tutte le scuole fino al 23 gennaio. A Reggio Calabria, il sindaco ha disposto la «chiusura delle scuole per almeno 2 o 3 settimane» chiedendo agli altri Comuni di fare lo stesso e sono già in 22 ad aver aderito. Il ministro Patrizio Bianchi però non cede: «Nessun ripensamento sul ritorno a scuola in presenza». Intanto, andando sul concreto, Gian Vincenzo Zuccotti, dell’ospedale Buzzi di Milano, ha proposto per i bambini dagli 11 anni in giù di far partire uno screening sierologico nelle scuole. «Se si scoprisse che una percentuale altissima dei bambini ha già avuto l’infezione senza grossi problemi clinici, potremmo tornare a chiederci il significato di estendere in questo momento la vaccinazione a tutti anziché limitarla alle categorie a rischio». In tal caso la polemica sulla riapertura delle scuole non avrebbe più motivo di esistere. E sui ricoveri rassicura: «Abbiamo più bambini con tamponi positivi, perché ormai la diffusione è altissima, ma sono ricoverati per altri motivi: restano davvero pochi quelli con patologia Covid correlata. Situazioni preoccupanti non ce ne sono, dopo due tre giorni vanno a casa».
Jose Mourinho (Getty Images)