2021-05-01
«Abbiamo riscoperto quanto è importante goderci un bel divano»
L'ad di Calligaris group Stefano Rosa Uliana: «Nell'arredamento, gli imbottiti sono la categoria che ha sofferto meno, insieme con i mobili da giardino»La voglia di Salone del mobile (che alla fine si farà dal 5 al 10 settembre in versione ridotta) e Fuorisalone hanno decretato il successo di Milano design city a metà aprile: un insieme di esperienze virtuali mescolate a eventi live in tutta la città, con incontri, talk, mostre, installazioni e l'inaugurazione del primo giardino zen della metropoli. I mobili attirano. La pandemia che ha rinchiuso tutti tra le quattro mura domestiche ha contribuito alla piacevole necessità di una casa sempre più accogliente. Lo smart working ha evidenziato il bisogno di procurarsi una scrivania creandosi una sorta di ufficio casalingo. «Il fatto più rilevante», spiega Stefano Rosa Uliana, ad di Calligaris group, «è stato il ripensamento della zona living, dal divano a tutto quello che ci gira intorno. L'anno scorso gli imbottiti sono stati la categoria nel nostro gruppo che ha sofferto meno. Restare tanto sul divano ha dato importanza al prodotto e in tanti hanno pensato di comprarlo nuovo». Senz'altro, anche il «fuori», per chi ha la fortuna di averlo, è stato gettonatissimo. «Esatto, l'outdoor è stata l'altra tipologia di arredamento che è andata per la maggiore. Ci siamo dedicati lanciando una nostra linea outdoor con il brand Connubia, uno dei nostri quattro brand (Calligaris, Ditre Italia, Connubia e Luceplan, ndr) per il terrazzo o il giardino, luoghi che stanno avendo molta più importanza: le famiglie hanno investito una parte dei loro risparmi. Non c'è dubbio che questo momento così particolare sia stato l'occasione per rinnovare gli ambienti e avere una casa a misura di famiglia». Come nasce Calligaris? «La storia è lunga 98 anni, siamo vicini ai 100. Dobbiamo pensare come festeggiarli al meglio perché sono date che non capitano così spesso. È Antonio Calligaris che fonda il gruppo a Manzano, a Sud di Udine, nel distretto della sedia, come piccolo laboratorio artigiano per produrre sedie. La prima è la Marocca, con il fusto in legno e il sedile impagliato. A quei tempi quel tipo di sedia permetteva di dare lavoro a tutta la famiglia: le donne impagliavano in cortile mentre gli uomini producevano il telaio in legno. Però c'era un limite di capacità produttiva dovuto proprio all'impagliatura manuale». Quando avviene la svolta?«Il passaggio fondamentale è avvenuto quando la famiglia ha avuto il fiuto di rilevare il brevetto per un'impagliatrice automatica. È intorno agli anni Sessanta che viene proposta a Calligaris questa speciale macchina, ideata da una persona che nulla aveva a che fare con la produzione dei mobili. Ma la paglia naturale era difficile da lavorare in maniera automatica e ne venne trovata una sintetica grazie alla quale si iniziò a realizzare volumi impensabili. Calligaris cominciò a produrre sedie in grande quantità. Negli anni del boom la domanda era superiore all'offerta e la possibilità di produrre tanto ha rappresentato un vantaggio competitivo».E come valore aggiunto?«Quello di non aspettare i clienti ma andarli a cercare, prima in Italia e poi nel mondo. Molte altre aziende del settore hanno aspettato troppo per farlo». Non solo sedie, però.«Dalle sedie passiamo ai tavoli. In quegli anni si produceva anche per terzi e questo accadde fino agli anni 2000. Uno dei clienti più importanti dell'azienda era Ikea. L'obiettivo di quegli anni era produrre tanto e lo dimostrano anche gli investimenti da parte della famiglia». Poi iniziano i cambiamenti.«Nel 2006, prima della crisi, Alessandro Calligaris, ultimo membro della famiglia, la terza generazione, oggi ancora all'interno come socio di minoranza, capisce che restare produttore non può rappresentare il futuro della società e quindi fa entrare il primo fondo di private equity con una quota di minoranza per sviluppare una strategia che trasformi l'azienda da produttore a retailer avvicinandosi di più al mercato, pensando a una distribuzione selettiva per quanto riguarda la rete di negozi. Nel 2007 il fondo di private equity L capital (gruppo Lvmh) acquista il 40% del capitale di Calligaris, ma nel 2014 il presidente di Alessandro Calligaris ricompra tutte le quote. In pratica, il fondo rimane in azienda cinque anni». E continua l'espansione.«Nel 2014 la gamma diventa una serie completa di prodotti e dai tavoli e dalle sedie si passa a mobili, zona notte, imbottiti: l'offerta inizia a essere sempre più vasta. Inizia la prima acquisizione e nel 2017 entra Ditre Italia, un'impresa di imbottiti di Treviso da 20 milioni di fatturato che porta in casa competenze per sviluppare sia divani, sia letti».Alessandro Calligaris, un uomo solo al comando. «Nel 2018, per limiti di età raggiunti e per la complessità nel gestire Calligaris, accetta un proposta dal fondo Alpha e decide di vendere la maggioranza dell'azienda pur rimanendo presidente e socio di minoranza. Il fondo Alpha rileva l'80% della società». Cambia qualcosa dopo questa operazione?«Durante la pandemia abbiamo deciso di darci un nuovo nome: Calligaris group, in continuità con la storia e le nostre radici. Abbiamo quattro marchi e siamo alla ricerca di qualche altra acquisizione». La produzione dove avviene?«Luceplan è in Lombardia. Ditre Italia in Veneto e noi come Calligaris abbiamo quattro stabilimenti in Italia e una fabbrica in Croazia, un' azienda certificata dal 2006 per la trasformazione verticale del legno, dall'acquisto del tronco dalla forestale croata fino alla trasformazione in prodotto finito. Una catena sostenibile per la realizzazione di prodotti in legno di cui andiamo molto fieri. Il tema della sostenibilità sta assumendo sempre più rilevanza e avere una filiera di questo genere all'interno del gruppo è molto importante. Abbiamo 700 addetti e 8.000 negozi nel mondo». Quale sarà il futuro di Calligaris?«Pensiamo a nuove acquisizioni per consolidare una struttura di gruppo che sia competitiva a livello internazionale. Sia nel residenziale che nel contract (hotel, ristoranti, bar). L'altro aspetto, forse il più importante, è quello di riuscire a fare tutto con una logica di sostenibilità ambientale crescente, in modo che l'azienda negli anni possa dare il proprio contributo a migliorare l'ambiente per tutti».
(Totaleu)
Lo ha detto l'eurodeputata della Lega Anna Maria Cisint, dopo la votazione alla commissione sulla pesca a Bruxelles, riguardo la vittoria sulla deroga delle dimensioni delle vongole, importante aspetto per l'impatto sul settore ittico.
L'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri Kaja Kallas (Ansa)
(Ansa)
Il Comando ha ringraziato i colleghi della Questura per il gesto e «la cortesia istituzionale dimostrata in questo tragico momento». A Gorizia invece un giovane di 20 anni ha reso omaggio ai caduti, deponendo un mazzo di fiori davanti all'ingresso della caserma. Il giovane ha spiegato di aver voluto compiere questo gesto per testimoniare gratitudine e rispetto. Negli ultimi giorni, rende noto il Comando isontino, sono giunti numerosi messaggi di cordoglio e attestazioni di affetto da parte di cittadini, associazioni e rappresentanti delle istituzioni.
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