2021-01-23
«Abbiamo fatto le prove in Fiera: in due giorni 2.300 vaccinazioni»
L'ospedale realizzato a Milano ha ospitato un test per le rotazioni del personale, utili a ridurre i tempi morti. Il responsabile regionale della campagna, Giacomo Lucchini: «Farmaco iniettato a volontari all'opera sulle ambulanze».La Lombardia litiga furiosamente col governo mentre si appresta a tornare arancione. Nel frattempo, il responsabile della campagna vaccinale per la Regione, Giacomo Lucchini, sta aggiornando la programmazione dopo lo slittamento annunciato da Pfizer. «Noi pensiamo che si debbano mantenere sempre le cautele e le scorte per la seconda somministrazione. La Lombardia che era stata accusata di essere partita in ritardo in realtà ha fatto un piano che prevede i richiami. E stiamo recuperando l'eventuale distacco da chi era partito in anticipo», spiega alla Verità. Quale è la situazione attuale delle consegne?«Sappiamo dalla struttura commissariale che avremo 20.000 dosi in meno che diventeranno 25.000 la prossima settimana. Stiamo riaggiornando le somministrazioni rallentando quelle delle prime dosi per garantire i richiami a tutti. La nostra priorità adesso è completare il primo ciclo. Alcuni ospedali aspettavano una consegna per mercoledì, che poi è arrivata giovedì, e stiamo procedendo con la riallocazione in modo che le pianificazioni siano rispettate superando qualche difficoltà creata dall'andamento discontinuo delle consegne nell'ultima settimana. L'unità minima da 195 fiale per vassoio/box pari a 1.170 dosi rende più semplice per Pfizer le consegne, ma per la Regione più complicata la distribuzione e necessari i trasferimenti tra strutture».E per quanto riguarda gli altri vaccini?«Moderna arriverà con 11.000 dosi già settimana prossima e cominceremo a utilizzarla, in alcune strutture più penalizzate dai tagli delle forniture. Per Astrazeneca aspettiamo, come tutti, il via libera dell'Ema atteso intorno al 29 gennaio e il piano delle consegne per poi inserirli nella pianificazione».Gli accordi tra Pfizer e i governi si sono sempre basati sulla consegna «di dosi e non di fiale». E, come ha certificato Ema l'8 gennaio cambiando il «bugiardino» dei vaccini, ogni fiala contiene 6 dosi, e non 5 come indicato fino a quel momento. Quanto ha pesato questo «equivoco» sul calcolo sulla programmazione delle forniture?«Quando l'indicazione è stata formalizzata possiamo sapere solo dalle somministrazioni se nelle strutture sono state usate 5 o 6 dosi ma non è possibile sapere il fattore di correzione nel calcolo delle scorte».Non si possono recuperare i cartacei, con il numero del codice di ciascuna fiala? Se quel codice viene registrato per sei volte sono sei dosi, no? «Corretto, ma dovremmo controllare da ciascuno dei 30.000 caricamenti di fiale consegnate fino all'11 gennaio se ne sono state ricavate 5 o 6 dosi. Era una possibilità, non una disposizione, che poi è arrivata il 12 gennaio a consegne in corso».Il commissario Domenico Arcuri ha invocato una «solidarietà» tra regioni per compensare quelle che sono rimaste a secco di scorte. È d'accordo?«Non abbiamo ancora deciso nulla, vanno prima aggiornati i numeri di fabbisogno reale per capire come il sistema del piano nazionale andrà avanti. È fondamentale completare il ciclo vaccinale con la somministrazione della seconda dose prima di stabilire quante possano essere inserite nel piano di solidarietà. Noi abbiamo fatto più di 200.000 prime somministrazioni con Pfizer, vanno rispettate queste quantità e il tempo dei 21 giorni per il richiamo ». C'è stata una gara tra regioni a chi vaccinava di più?«In un piano che ha poche certezze bisogna rispettare bene una pianificazione, adottare delle cautele. Alcune regioni non hanno voluto farlo, questo è un problema che riguarda loro e non riguarda noi. Noi continuiamo con la pianificazione che abbiamo fatto e siamo sicuri che presto recupereremo anche l'eventuale distacco. Già a fine dicembre abbiamo realizzato che circa 1,8 milioni di dosi invece che in un'unica consegna sarebbero state spalmate su quattro consegne settimanali, che avrebbe comportato una pianificazione più attenta. Nonostante la nostra prudenza, dobbiamo sempre rispettare l'indicazione di mantenere per i richiami il 30% anche delle scorte successive. La mutualità tra regioni vale dunque solo per il delta che non ci servirebbe». Secondo gli esperti di logistica, ogni fase della somministrazione dovrebbe essere oggetto di simulazione in uno o più laboratori centralizzati a livello nazionale, per ridurre i tempi morti, tenendo anche conto dei medici e infermieri necessari per le inoculazioni e dei turni. Queste simulazioni sono state fatte? «Noi le stiamo facendo in Lombardia. In alcune strutture, come per esempio all'ospedale in Fiera di Milano i sanitari del Policlinico, l'agenzia regionale per l'Emergenza e Urgenza Areu e l'esercito hanno inoculato la prima dose di vaccino a oltre 2.300 volontari delle ambulanze di Milano. In due giorni. Si tratta di un test per rendere attuale un modello che verrà illustrato e che ci consenta di arrivare a 60.000 somministrazioni al giorno, per 12 ore al giorno. Per farlo dobbiamo usare strutture dedicate a questo perché oggi i 65 hub già individuati nella regione hanno una capacità di 15.000 somministrazioni al giorno estendibile fino a 20.000. Ci saranno anche le cosiddette Primule ma quelle serviranno più che altro per la campagna di sensibilizzazione del governo». Per la seconda fase, quella sui vaccini agli ultraottantenni e alla fascia 60-79, ai cronici e ai fragili, verranno coinvolti anche i medici di famiglia?«Nella Fase 2 e in quella chiamiamola più generalizzata dobbiamo organizzare tantissime somministrazioni, quindi il mondo delle aziende con medici competenti è un mondo cui guardiamo e con cui faremo degli accordi. Con i medici di medicina generale e con le farmacie lo abbiamo già fatto e lo faremo anche con la sanità militare e altri medici che possono darci una mano nel raggiungere gli obbiettivi».
Julio Velasco e Alessia Orro (Ansa)
Rod Dreher (Getty Images)