2018-08-22
A vacanze finite, Bini Smaghi scopre che durano troppo
L'ex della Bce interviene sulla pausa estiva delle scuole: «È eccessiva, nuoce ai ragazzi». Ma gli esperti smentiscono la teoria.State bene attenti, studenti italiani: la scure dell'austerità minaccia di abbattersi anche sulle vacanze scolastiche estive. Nelle ultime ore ha fatto discutere un articolo pubblicato su The Economist intitolato: «Perché le vacanze estive sono troppo lunghe». Il pezzo del settimanale britannico, corroborato anche da un video che vanta quasi 80.000 visualizzazioni solo sul social network, illustra una teoria semplice e anche piuttosto nota. Nel lungo periodo di stop dalle lezioni, che può andare a seconda dei paesi da alcune settimane fino a qualche mese (è il caso dell'Italia), i ragazzi rischiano di perdere le conoscenze acquisite durante l'anno scolastico a causa di un fenomeno noto tra gli addetti ai lavori con il termine di «summer learning loss». Un problema, si evidenzia nell'articolo, che rischia di colpire maggiormente gli alunni inseriti in contesti disagiati o famiglie meno abbienti. Se i genitori di questi ragazzi non hanno le disponibilità economiche per impegnarli in attività alternative, questi rischierebbero di subire le perdite più importanti.È questo l'aspetto della questione che deve avere colpito Lorenzo Bini Smaghi, economista e membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea dal 2005 al 2011. Bini Smaghi, marito dell'«austera» Veronica de Romanis, ha rilanciato il video dell'articolo, aggiungendo le sue considerazioni. «L'Italia è tra i paesi con le vacanze estive più lunghe (3 mesi)», ha scritto su Twitter, «ed è provato che questo è uno delle cause principali dell'aumento della disuguaglianza tra le famiglie, come spiega il video. C'è speranza per una riforma seria al riguardo in futuro?», ha concluso l'economista. Il banchiere evidentemente la pensa come l'ex ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che nel 2015 si scagliò proprio contro la pausa estiva. «Un mese di vacanza va bene, ma non c'è un obbligo di farne tre», affermò durante un convegno a Firenze. Opinioni perfettamente lecite finché rimangono nella sfera delle chiacchiere da bar sport. Ma quando c'è in gioco l'educazione, le cose si fanno molto più delicate. Ve li immaginate i ragazzi in classe, o impegnati in attività di formazione, con 35 gradi all'ombra? E che ne sarebbe della tanto sbandierata «qualità del tempo» passato con i figli? Anche perché, come dicono gli stessi studiosi, i contorni della questione non sono proprio così ben definiti. Harris Cooper, docente di psicologia e neuroscienze presso il Duke institute of brain sciences nella Carolina del Nord, è uno dei maggiori esperti in materia di perdita estiva delle conoscenze. Anzitutto, nota Cooper, questa dinamica colpisce di più le abilità matematiche rispetto a quelle linguistiche. Riguardo alla problematica della diseguaglianza negli studi presi in considerazione, «tutti gli studenti, a prescindere dalla disponibilità economica del nucleo familiare, hanno perso conoscenze matematiche in egual misura». Per quanto riguarda la lettura, invece, i più colpiti dal fenomeno sono i ragazzi svantaggiati, anche se «la comprensione del testo scritto cala in entrambi i gruppi». Tra le soluzioni al problema, la sforbiciata alle vacanze estive è solo una delle possibilità sul piatto. Molto meglio invece attività «di recupero e arricchimento dei programmi», come dei corsi di matematica o di lettura. La modifica del calendario scolastico, secondo Cooper, «potrebbe non cambiare affatto la traiettoria del rendimento dei ragazzi», limitandosi piuttosto a «sostituire un unico, lungo periodo di perdita con tanti brevi periodi». Con buona pace di Bini Smaghi, il cui affondo pare solo un pretesto per lamentarsi del proprio Paese.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.
Antonella Bundu (Imagoeconomica)
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