2019-06-28
A sinistra sono sull’attenti. Aspettano l’ordine di Carola prima di andare al mare
Davide Faraone, Graziano Delrio e Nicola Fratoianni si fiondano dalla Ong. Il democratico siculo ammette: «L'avremmo fatto subito ma hanno chiesto di aspettare». La prova che c'era un piano.Adesso è tutto chiaro: la capitana della Sea Watch non ha puntato la prua verso Lampedusa a caso, ma perché qualcuno le ha tracciato la rotta. Infatti in Italia era in contatto con chi lavorava per lei e per i clandestini. Vi chiedete chi sia al servizio dell'invasione migratoria? Ma un pezzo di Pd e di sinistra, ovvio. A confessarlo per primo è stato ieri il segretario siciliano del partito di Nicola Zingaretti, il quale in diretta tv su La7, durante la trasmissione L'aria che tira, ha raccontato che se nelle scorse settimane lui e i suoi compagni non si sono catapultati sulle spiagge dell'isola a tifare per i profughi è stato solo perché «l'equipaggio della Sea Watch ci ha detto di non venire». Davide Faraone, renziano della prima ora, a chi, come il nostro condirettore Massimo de' Manzoni, gli chiedeva perché si fosse svegliato in ritardo per difendere la capitana, ha rivelato i collegamenti con la Sea Watch, spiegando che nei giorni scorsi era stato lo stesso comandante della nave a suggerire di non intervenire. Il che rivela alcuni aspetti della strana faccenda che val la pena di evidenziare, per far luce su ciò che è avvenuto e su chi stia «usando» i migranti.Innanzi tutto i collegamenti diretti tra la Ong tedesca e alcuni parlamentari italiani, i quali hanno dato prova di essere in costante contatto con l'equipaggio della Sea Watch. Il fatto ieri non è stato confermato dal solo Faraone, ma anche da Nicola Fratoianni, deputato di Sinistra italiana, il quale sempre in tv e sempre su La7, ma in un programma diverso dal precedente, ha ammesso il legame con la Ong. Tutto ciò fa comprendere una cosa e cioè che la nuova eroina della sinistra, Carola Rackete, questo il nome della capitana che sfida il capitano leghista, non è rimasta casualmente al largo delle coste di Lampedusa. Se è andata avanti e indietro per 14 giorni con il suo carico umano lo ha fatto non perché non avesse alternative, ma per una strategia politica coordinata con alcuni esponenti della sinistra italiana. Cioè, in pratica, mentre in Italia il governo annunciava di non avere intenzione di accogliere i migranti e invitava la nave a dirigersi verso altri porti, a cominciare da quelli libici da cui gli extracomunitari erano partiti, alcuni parlamentari italiani si coordinavano con la capitana per favorire lo sbarco nel nostro Paese. Tutto ciò già dimostra quanto poco di umanitario ci sia nell'azione della Sea Watch e quanto di politico stia dietro alla decisione di forzare il blocco disposto dal ministro dell'Interno. Andare contro Matteo Salvini, per i compagni, era la cosa più importante e dunque la nave dei profughi era funzionale al disegno. Ci sarebbe naturalmente da chiedersi se questo atteggiamento non favorisca l'immigrazione clandestina e se l'uso strumentale dei profughi per combattere Salvini non sia un esempio di cinismo politico che supera il sopportabile.Tuttavia, ancor di più c'è da interrogarsi sul ruolo degli onorevoli che, consapevolmente, si mettono d'accordo con un'organizzazione straniera che ha in animo di violare la legge. Perché che la Sea Watch avesse intenzione di forzare il blocco imposto dal nuovo decreto sicurezza era cosa nota anche ai sassi. Da giorni la capitana andava dicendo che ci avrebbe provato e, dopo aver esperito senza successo tutti i tentativi di rito, compreso un ricorso al Tar e uno alla Corte europea dei diritti dell'uomo, è passata all'azione, infrangendo la norma voluta dal ministro dell'Interno. E però, mentre si preparava questa violazione, i parlamentari del Pd e della Sinistra concordavano con la capitana la linea da tenere, decidendo il basso profilo per evitare - come ha riferito Faraone - che ci fossero strumentalizzazioni. In pratica, una parte dei compagni ha deciso di dare man forte a chi si preparava a violare una legge dello Stato. E di questo forse dovrebbero rendere conto agli italiani.Qualche cosa poi c'è da dire anche a proposito del quotidiano della sinistra chic, ossia La Repubblica. Che ieri con caratteri doppi, buoni per gli ipovedenti, titolava «Forza Capitana», affidando a Gad Lerner un commento dal titolo «L'onore di disobbedire». Una colonnona di piombo che altro non era se non un inno a Carola Rackete, «l'osso duro» che nell'immaginario della sinistra dovrebbe sconfiggere Salvini. Per lei, nuova eroina di chi non si rassegna alla batosta elettorale, il simpatico conduttore dell'Approdo rispolvera la tesi della «legalità sostanziale», ossia di una legalità che va oltre la legge e che evidentemente ognuno plasma a proprio piacere, in base ai convincimenti politici più che alla giurisprudenza. I confini, le frontiere, il rispetto del codice? Tutti orpelli. Perché per Lerner c'è una legalità sostanziale e l'onore di disobbedire. Perché la legge va rispettata, ma solo quando piace. Forza illegalità. La prossima volta, per il commento ci aspettiamo un titolo più esplicito: l'onore di violare la legge.
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