
Lucia Azzolina: «Si può prevedere un giorno a settimana per gli studenti delle superiori». Promessi un concorso da 32.000 posti a inizio ottobre e 50.000 «supplenti Covid».«La ripartenza della scuola è come un puzzle. Se manca un pezzo, se ne mette un altro della stessa dimensione e si completa…». Così la ministra pentastellata Lucia Azzolina, che tratta la scuola come un gioco e ogni giorno ci regala un «pezzo» che però ricadrà sulle spalle dei genitori degli oltre 8 milioni di studenti. Dopo averci assicurato che la scuola riaprirà il 14 settembre e sarà in presenza, ieri in un'intervista a UnoMattina su Rai 1 ha aggiunto che comunque «la didattica digitale è stata pensata per le scuole superiori e si può prevedere anche per un giorno a settimana sarebbe solo per ragazzi dai 14 anni in su come complementare». Quindi le lezioni a distanza non sono affatto finite anche se la ministra ha ribadito che la didattica a distanza «è stata inventata durante il lockdown, ed è stata una grande sperimentazione». Epperò sono pronte le linee guida del ministero per settembre, manca solo il parere del Consiglio superiore della pubblica istruzione, nel caso in cui un ritorno del Covid rendesse necessaria la didattica online a distanza. Con le direttive si cercherà di garantire il servizio minimo a tutte le scuole, senza creare differenze tra un istituto e l'altro, come accaduto a marzo scorso perché mancavano la formazione necessaria e anche computer, tablet e connessioni adeguate. La ministra non si lascia spaventare dal possibile fallimento del bando di gara (il commissario Domenico Arcuri ha prorogato la scadenza dal 31 luglio al 5 agosto) o comunque la ritardata consegna della fornitura di «banchi innovativi» ovvero monoposto e con le rotelle richiesti dai dirigenti scolastici per rispettare le norme di sicurezza previste dal comitato tecnico scientifico. «Perché questo catastrofismo? Così si spaventano le famiglie. In questo Paese non si è investito sugli arredi scolastici. Questo governo lo sta facendo dopo anni di tagli alle scuola, che è stata violentata».Inoltre, siccome per rispettare le distanze (un metro statico tra alunni e 2 metri dalla cattedra) non si possono più avere le famose «classi pollaio» la reggente del dicastero di viale Trastevere ha spiegato che il problema sarà risolto sfruttando ogni spazio interno agli istituti compresi aula magna, palestra, laboratori, cortile o aula dei professori mentre, all'esterno, si potranno tenere lezioni in cinema, teatri e musei. La necessità di potenziamento dell'organico sarà risolta con il «personale Covid». Infatti, «ci vorranno tanti supplenti in più e quindi tanti investimenti», ha detto, «Nel decreto Rilancio un miliardo di euro andrà ai supplenti: sia al personale docente sia al personale Ata. Si tratta di una prima tranche, con lo scostamento che abbiamo votato avremo ulteriori fondi. Avremo all'incirca 50.000 insegnanti e personale Ata in più, potremmo chiamarlo “personale Covid" ma spero che a lungo andare possa servirci per ridurre l'affollamento delle classi e le classi pollaio». Si tratta di personale aggiuntivo a tempo determinato e dovrà essere ogni singola scuola a farne richiesta, in linea con le proprie esigenze didattiche e organizzative. Un altro «pezzo» del puzzle scuola della ministra grillina è «il concorso straordinario per 32.000 posti che si svolgerà nella prima settimana di ottobre o giù di lì». Nessuna certezza sui tempi, quindi, ma, ha sottolineato la Azzolina, «in un Paese civile i concorsi andrebbero fatti ogni due anni, come succede in Europa. Il nostro obiettivo è svolgere questi concorsi e programmare il fabbisogno. È importante perché darà stabilità ai nostri docenti e ai nostri studenti». Poi l'affondo contro i ministri che l'hanno preceduta: «Se oggi soffriamo di supplentite è perché è mancata la programmazione». O giù di lì.
Da sinistra: Piero De Luca, segretario regionale pd della Campania, il leader del M5s Giuseppe Conte e l’economista Carlo Cottarelli (Ansa)
La gabella ideata da Schlein e Landini fa venire l’orticaria persino a compagni di partito e possibili alleati. Dopo la presa di distanza di Conte, il dem De Luca jr. smentisce che l’idea sia condivisa. Scettici anche Ruffini (ex capo dell’Agenzia delle entrate) e Cottarelli.
«Continuiamo così: facciamoci del male», diceva Nanni Moretti, e non è un caso che male fa rima con patrimoniale. L’incredibile ennesimo autogol politico e comunicativo della sinistra ormai targata Maurizio Landini è infatti il rilancio dell’idea di una tassa sui patrimoni degli italiani. I più ricchi, certo, ma anche quelli che hanno già pagato le tasse e le hanno pagate più degli altri.
Jannik Sinner (Ansa)
All’Inalpi Arena di Torino esordio positivo per l’altoatesino, che supera in due set Felix Auger-Aliassime confermando la sua solidità. Giornata amara invece per Lorenzo Musetti che paga le fatiche di Atene e l’emozione per l’esordio nel torneo. Il carrarino è stato battuto da un Taylor Fritz più incisivo nei momenti chiave.
Agostino Ghiglia e Sigfrido Ranucci (Imagoeconomica)
Il premier risponde a Schlein e Conte che chiedono l’azzeramento dell’Autorità per la privacy dopo le ingerenze in un servizio di «Report»: «Membri eletti durante il governo giallorosso». Donzelli: «Favorevoli a sciogliere i collegi nominati dalla sinistra».
Il no della Rai alla richiesta del Garante della privacy di fermare il servizio di Report sull’istruttoria portata avanti dall’Autorità nei confronti di Meta, relativa agli smart glass, nel quale la trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci punta il dito su un incontro, risalente a ottobre 2024, tra il componente del collegio del Garante Agostino Ghiglia e il responsabile istituzionale di Meta in Italia prima della decisione del Garante su una multa da 44 milioni di euro, ha scatenato una tempesta politica con le opposizioni che chiedono l’azzeramento dell’intero collegio.
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala (Imagoeconomica)
La direttiva Ue consente di sforare 18 volte i limiti: le misure di Sala non servono.
Quarantaquattro giorni di aria tossica dall’inizio dell’anno. È il nuovo bilancio dell’emergenza smog nel capoluogo lombardo: un numero che mostra come la città sia quasi arrivata, già a novembre, ai livelli di tutto il 2024, quando i giorni di superamento del limite di legge per le polveri sottili erano stati 68 in totale. Se il trend dovesse proseguire, Milano chiuderebbe l’anno con un bilancio peggiore rispetto al precedente. La media delle concentrazioni di Pm10 - le particelle più pericolose per la salute - è passata da 29 a 30 microgrammi per metro cubo d’aria, confermando un’inversione di tendenza dopo anni di lento calo.






