2025-03-07
A scuola dilaga la dottrina gender? Valditara ridà potere alle famiglie
Giuseppe Valditara (Imagoeconomica)
Verso il consenso informato dei genitori sulle ore di educazione sessuale e affettiva.La misura è davvero colma. Diciamolo con chiarezza: la stragrande maggioranza della gente comune, quella che vive quotidianamente la propria vita, non priva di difficoltà e sacrifici da affrontare con coraggio, non ne può più della martellante propaganda della cultura dell’identità di genere che la potente lobby Lgbtq+ sta propinando in modo ossessivo attraverso ogni canale della informazione di massa. Siamo arrivati a un punto di saturazione: non c’è quasi più una fiction, un telefilm, uno spot pubblicitario, ora anche uno spot che riguarda gare sportive, in cui non inserisca un bacio saffico, un’affettività omosessuale, una famiglia omogenitoriale, con il messaggio dell’identità di genere, scelta e percepita, a garanzia della lotta alla discriminazione, in favore del principio di uguaglianza. Ora anche a livello di educazione scolastica, nelle scuole di ogni ordine e grado, a partire addirittura dalla scuola dell’infanzia, stanno proliferando in tutto il nostro Paese, progetti di vero e proprio indottrinamento gender. Con il risultato di provocare una dannosa e pericolosa confusione nel delicatissimo percorso dello sviluppo della personalità dello scolaro/alunno/studente, che si trova a fare i conti fra la sua natura biologica - ancora tutta da scoprire, organizzare, armonizzare - e l’opzione di una identità di genere, artificiosamente proposta e costruita. Si provi, anche solo per pochi minuti, a pensare che cosa può accadere nel cuore e nella mente di un bimbo, una bimba, di 7 o 8 anni, cui si lancia anche solo il dubbio su quale genere appartiene. «Sei maschio, femmina o altro? Come ti percepisci, come ti immagini o sogni? Pensaci e decidi, e noi ti aiuteremo a realizzare la tua percezione, la tua scelta». I disagi esistenziali - tipici e frequenti nell’età dello sviluppo, al punto di poter dire che chiunque di noi c’è passato - vengono letti e affrontati in chiave di «incongruenza di genere», indirizzando il bambino verso la convinzione che si trova nel «corpo sbagliato» e che la sua felicità alberga nel cambio di sesso. In verità, tutto ciò accade anche nel soggetto adulto - come le statistiche provenienti da tutto il mondo ci dicono, rivelandoci l’altissima percentuale di insuccessi delle pratiche di transizione di genere - ma è ovvio che in un minore/adolescente i rischi e i danni sono molto più pesanti, se consideriamo il fatto che la fucina della costruzione della sua identità personale è in piena attività e abbisogna di certezze con cui alimentarsi. Non certo di dubbi e ancor meno di input discordanti con la propria natura biologica. Un sapiente percorso di sviluppo della personalità non può che partire dal dato biologico, femmina o maschio - che vuol dire ormoni femminili o maschili, gonadi femminili o maschili, apparato muscolo-scheletrico femminile o maschile, cervello femminile o maschile - e il lavoro educativo, partendo proprio dall’assunto che nessuno nasce in un corpo sbagliato, non consiste nella somministrazione di stereotipi culturali o sociali, bensì nell’indirizzare lo sviluppo verso scelte e condotte che rispecchiano l’adeguamento armonico della propria realtà biologica con lo sviluppo delle condizioni concrete della vita. Agire all’opposto non ha nulla a che fare con la sacrosanta lotta alla discriminazione: se una bimba viene educata a mettersi le gonnelline e un bimbo i calzoncini non vuol dire per nulla discriminare o inculcare il bullismo. Uguaglianza non vuol dire ugualitarismo, non vuol dire negare le differenze. Essere femmina o maschio è identica condizione in ordine al rispetto e alla dignità, ma non è per nulla la stessa cosa in ordine alla vita biologica e, quindi, alla condotta sessuale, cui è strettamente legata la procreazione. Sono lo spirito, la mente, il cuore che vanno educati con principi di assoluta pari dignità fra ogni essere umano. Questo è il compito, il dovere, l’imperativo categorico per ogni educatore, formatore, genitore: ogni persona va rispettata, sempre, dovunque e comunque. In chiave religiosa, possiamo anche aggiungere che siamo tutti creature dello stesso Padre, e - dunque - siamo tutti fratelli, senza discriminazione alcuna. Per raggiungere questo nobile scopo, non serve per nulla educare a una cultura gender, totalmente ideologica, priva di ogni consistenza scientifica e antropologica. Perché mai categorizzare le persone sulla base del proprio orientamento sessuale? Che senso ha - ad esempio sulla modulistica amministrativa - oltre alla dicitura «M» e «F» che indica la biologia del soggetto - prevedere una «X» ad indicare una sorta di «terzo sesso», variabile, legato a preferenze sessuali? Che senso ha, nelle ricerche statistiche-demoscopiche, richiedere la condotta sessuale praticata, quasi fosse questa una categoria biologica o sociale o esistenziale privilegiata? La discriminazione non si combatte l’appiattimento sul «tutto è uguale, tutto è lecito», ed educare in questa direzione significa costruire una società priva di valori e di principi, pericolosamente conflittuale, che vedrà vincente la forza (o la protervia!) di chi è più forte. Un solo esempio per tutti: negare la parola, all’interno di una istituzione pubblica (pagata, cioè, con i soldi di tutti gli italiani) a papa Benedetto XVI è stato un significativo e vergognoso esempio di questa protervia ideologica e di quanta ipocrisia alberghi in chi si riempie la bocca di uguaglianza, democrazia, non discriminazione, libertà di pensiero, dimostrando nei fatti quanta paura fa il coraggio della verità. Tutto ciò è anche un appello a educatori, insegnanti e autorità scolastiche di ogni livello: si garantisca il diritto costituzionale della responsabilità educativa - in particolare su temi assai delicati, quale l’affettività e la sessualità - ai genitori, che liberamente sceglieranno come orientare il proprio figlio.In proposito, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha presentato un decreto legge in consiglio dei ministri per introdurre il consenso informato dei genitori sulle attività scolastiche che riguardano la sessualità e l’affettività. Ad annunciarlo ieri il deputato della Lega Rossano Sasso.
Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)
(Ansa)
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