2020-10-31
«A noi è mancato un sostegno serio. Al governo è mancata l’intelligenza»
Iginio Massari e i suoi collaboratori (Ansa)
Parlano Iginio Massari, il pasticcere italiano più famoso nel mondo e la figlia-collaboratrice Debora: «Prima degli aiuti, chiediamo all'esecutivo di metterci in condizione di continuare a fare il nostro lavoro in modo decente»Iginio Massari, il cui volto da qualche tempo siamo abituati a vedere in vari programmi televisivi, è il pasticcere italiano più conosciuto e più ammirato nel mondo. Bresciano d'origine, ha varcato i confini nazionali con la sua arte, ma è sempre rimasto fedele alla tradizione, che continua a portare avanti con la preziosa collaborazione - in pasticceria e a livello imprenditoriale - della figlia Debora. Maestro Massari come ha preso la notizia delle limitazioni?«Non ho sorriso, né tanto meno applaudito. È vero che ci sono esigenze evidenti, che nessuno può contestare, sul fatto che il virus esista. Tuttavia si continua ad agire senza mettere a disposizione la parte umana che dovrebbe distinguerci e cioè l'intelligenza. Sempre che questa non sia stata distrutta dal virus e allora ciò sarebbe veramente un problema enorme!». Come le piacerebbe che fosse utilizzata questa intelligenza?«Non mi oppongo di certo alle limitazioni se queste servono a salvare vite, ma auspico da cittadino che queste vengano ponderate e condivise con chi di dovere. Oggi si assiste invece a continui annunci, dichiarazioni, smentite e contro smentite da cui è difficile capire dove stia la strada da seguire».Il nuovo Dpcm vi sta causando dei problemi? Quali?«Per onestà intellettuale devo constatare che la pasticceria è un settore che ad oggi non subisce forti limitazioni ma non posso non pensare a tutti gli amici legati alla ristorazione che sono un volano per la nostra economia. La gente si vede meno nei negozi già dal mattino per il caffè o per la colazione e questo comporterà inevitabilmente in futuro problemi di carattere economico. È vero che questi Dpcm sono adottati in difesa della salute, ma se uno non lavora e per la proprio dignità non vuole allungare la mano per chiedere la carità, cosa deve fare? La salute va a farsi friggere se non hai i soldi per mangiare».Che aiuti vi aspettate dal governo?«Prima che gli aiuti, dal governo ci aspettiamo un po' di chiarezza ed intelligenza. Credo che entrambe siano mancate. In questi mesi ci è stato detto di adottare misure di sicurezza e lo abbiamo fatto. Poi ci è stato detto di distanziare tavoli e mettere i plexiglas e lo abbiamo fatto. Poi ci è stato detto di chiudere alle 18 e anche questo lo abbiamo fatto. Ora ci dicono che forse questo non basterà, ma così non si può reggere. Le piccole imprese famigliari come la mia si basano innanzitutto sull'amore e la dedizione al proprio lavoro. Prima ancora che gli aiuti, fondamentali e doverosi per molti, bisogna che il governo ci dia la dignità e la possibilità di poter continuare a fare ciò che amiamo e vogliamo». Debora, secondo lei che conseguenze avrebbe un nuovo lockdown totale? «Il problema vero non è il lockdown. Mi spiego: il punto è avere a disposizione la conoscenza delle ragioni che lo giustificano, confidando che lo Stato sostenga cittadini e imprese, con aiuti congrui a oggi non erogati. Avere la riposta a tali questioni significa potere a mia volta rispondere alla sua domanda: senza conoscenza e senza sostegno, sarebbe un disastro. Una mortificazione umana e commerciale».Secondo lei, Debora, cosa avrebbe dovuto fare l'esecutivo nei mesi passati che invece non ha fatto?«Tornando a quanto detto, semplicemente due cose: dire quale fosse realmente la situazione e offrire un sostegno alle aziende serio e congruo. Proporre debito ed erogare modesti denari vincolati a un differenziale mensile è offensivo e persino irreale. Non spetta a me giudicare il merito dei provvedimenti, posso però dire che alla politica si chiede lungimiranza e stabilità: due elementi che certo sono difettati. Vede, il nostro presidente dice che la reazione deve essere graduale è proporzionale: poiché ci viene detto che la curva dei contagi è esponenziale, questa sola mi pare una enorme sciocchezza».Lei, maestro Massari, anche in tv ha spesso vestito i panni dell'insegnante. Che pensa della didattica a distanza?«Lo dice la parola stessa “a distanza". La verità è che la scuola in questo modo è lontana da tutto ciò che essa dovrebbe rappresentare. La scuola è anche socialità, relazioni e confronto! Questi valori dove li mettiamo? Adoro confrontarmi con i ragazzi e con tutti i giovani che vogliono studiare e lavorare. Capisco bene che la didattica tramite computer sia un opzione nel momento di emergenza, ma non può essere adottata per sempre. Serve al più presto tornare nella aule e portare tra i ragazzi la voglia di far crescere il nostro Paese e la nostra società».Debora, parliamo delle proteste. Rappresentano un reale malessere o sono solo montate da violenti?«I violenti certo ne approfittano, perché chi soffre sicuramente non frantuma una vetrina e nemmeno si scaglia contro la polizia solo perché rappresenta lo Stato. Ma lo Stato per primo deve assumere consapevolezza della rabbia, della frustrazione e della disperazione: non può pensare di placarla parlando solo di delinquenza».Debora, come affronterete i mesi che verranno? Immagino che il Natale nel vostro settore sia un momento fondamentale...«Lo affronteremo, come abbiamo sempre fatto, sfruttando al massimo le opportunità e cercando di essere commercialmente resilienti. Se saremo compromessi nel retail dei punti vendita spingeremo maggiormente l'e-commerce. Ad ogni modo, online certamente non possiamo offrire tutti i nostri prodotti. Considerate pure che la logistica e i trasporti non hanno vissuto tempi felici durante il primo lockdown... Il Natale per noi è fondamentale: soprattutto quest'anno che abbiamo già perduto la Pasqua».
Il caffè di ricerca e qualità è diventato di gran moda. E talvolta suscita fanatismi in cui il comune mortale si imbatte suo malgrado. Ascoltare per credere.