«A noi è mancato un sostegno serio. Al governo è mancata l’intelligenza»

Iginio Massari, il cui volto da qualche tempo siamo abituati a vedere in vari programmi televisivi, è il pasticcere italiano più conosciuto e più ammirato nel mondo. Bresciano d'origine, ha varcato i confini nazionali con la sua arte, ma è sempre rimasto fedele alla tradizione, che continua a portare avanti con la preziosa collaborazione - in pasticceria e a livello imprenditoriale - della figlia Debora.
Maestro Massari come ha preso la notizia delle limitazioni?
«Non ho sorriso, né tanto meno applaudito. È vero che ci sono esigenze evidenti, che nessuno può contestare, sul fatto che il virus esista. Tuttavia si continua ad agire senza mettere a disposizione la parte umana che dovrebbe distinguerci e cioè l'intelligenza. Sempre che questa non sia stata distrutta dal virus e allora ciò sarebbe veramente un problema enorme!».
Come le piacerebbe che fosse utilizzata questa intelligenza?
«Non mi oppongo di certo alle limitazioni se queste servono a salvare vite, ma auspico da cittadino che queste vengano ponderate e condivise con chi di dovere. Oggi si assiste invece a continui annunci, dichiarazioni, smentite e contro smentite da cui è difficile capire dove stia la strada da seguire».
Il nuovo Dpcm vi sta causando dei problemi? Quali?
«Per onestà intellettuale devo constatare che la pasticceria è un settore che ad oggi non subisce forti limitazioni ma non posso non pensare a tutti gli amici legati alla ristorazione che sono un volano per la nostra economia. La gente si vede meno nei negozi già dal mattino per il caffè o per la colazione e questo comporterà inevitabilmente in futuro problemi di carattere economico. È vero che questi Dpcm sono adottati in difesa della salute, ma se uno non lavora e per la proprio dignità non vuole allungare la mano per chiedere la carità, cosa deve fare? La salute va a farsi friggere se non hai i soldi per mangiare».
Che aiuti vi aspettate dal governo?
«Prima che gli aiuti, dal governo ci aspettiamo un po' di chiarezza ed intelligenza. Credo che entrambe siano mancate. In questi mesi ci è stato detto di adottare misure di sicurezza e lo abbiamo fatto. Poi ci è stato detto di distanziare tavoli e mettere i plexiglas e lo abbiamo fatto. Poi ci è stato detto di chiudere alle 18 e anche questo lo abbiamo fatto. Ora ci dicono che forse questo non basterà, ma così non si può reggere. Le piccole imprese famigliari come la mia si basano innanzitutto sull'amore e la dedizione al proprio lavoro. Prima ancora che gli aiuti, fondamentali e doverosi per molti, bisogna che il governo ci dia la dignità e la possibilità di poter continuare a fare ciò che amiamo e vogliamo».
Debora, secondo lei che conseguenze avrebbe un nuovo lockdown totale?
«Il problema vero non è il lockdown. Mi spiego: il punto è avere a disposizione la conoscenza delle ragioni che lo giustificano, confidando che lo Stato sostenga cittadini e imprese, con aiuti congrui a oggi non erogati. Avere la riposta a tali questioni significa potere a mia volta rispondere alla sua domanda: senza conoscenza e senza sostegno, sarebbe un disastro. Una mortificazione umana e commerciale».
Secondo lei, Debora, cosa avrebbe dovuto fare l'esecutivo nei mesi passati che invece non ha fatto?
«Tornando a quanto detto, semplicemente due cose: dire quale fosse realmente la situazione e offrire un sostegno alle aziende serio e congruo. Proporre debito ed erogare modesti denari vincolati a un differenziale mensile è offensivo e persino irreale. Non spetta a me giudicare il merito dei provvedimenti, posso però dire che alla politica si chiede lungimiranza e stabilità: due elementi che certo sono difettati. Vede, il nostro presidente dice che la reazione deve essere graduale è proporzionale: poiché ci viene detto che la curva dei contagi è esponenziale, questa sola mi pare una enorme sciocchezza».
Lei, maestro Massari, anche in tv ha spesso vestito i panni dell'insegnante. Che pensa della didattica a distanza?
«Lo dice la parola stessa “a distanza". La verità è che la scuola in questo modo è lontana da tutto ciò che essa dovrebbe rappresentare. La scuola è anche socialità, relazioni e confronto! Questi valori dove li mettiamo? Adoro confrontarmi con i ragazzi e con tutti i giovani che vogliono studiare e lavorare. Capisco bene che la didattica tramite computer sia un opzione nel momento di emergenza, ma non può essere adottata per sempre. Serve al più presto tornare nella aule e portare tra i ragazzi la voglia di far crescere il nostro Paese e la nostra società».
Debora, parliamo delle proteste. Rappresentano un reale malessere o sono solo montate da violenti?
«I violenti certo ne approfittano, perché chi soffre sicuramente non frantuma una vetrina e nemmeno si scaglia contro la polizia solo perché rappresenta lo Stato. Ma lo Stato per primo deve assumere consapevolezza della rabbia, della frustrazione e della disperazione: non può pensare di placarla parlando solo di delinquenza».
Debora, come affronterete i mesi che verranno? Immagino che il Natale nel vostro settore sia un momento fondamentale...
«Lo affronteremo, come abbiamo sempre fatto, sfruttando al massimo le opportunità e cercando di essere commercialmente resilienti. Se saremo compromessi nel retail dei punti vendita spingeremo maggiormente l'e-commerce. Ad ogni modo, online certamente non possiamo offrire tutti i nostri prodotti. Considerate pure che la logistica e i trasporti non hanno vissuto tempi felici durante il primo lockdown... Il Natale per noi è fondamentale: soprattutto quest'anno che abbiamo già perduto la Pasqua».






