2020-08-06
«A Lampedusa si rischia la bomba infettiva»
Ruggero Razza, assessore alla Sanità della Regione Sicilia (Ansa)
Ruggero Razza, assessore alla Sanità della Regione Sicilia: «L'hotspot dell'isola è al collasso. Contagiati e sani convivono negli stessi spazi. No alla costruzione di una nuova tendopoli da 400 posti nelle campagne. Volevano realizzarla pure quelli di Mafia capitale».Situazioni critiche in Abruzzo, Sardegna e in una zona rossa in Friuli Venezia Giulia.Lo speciale contiene due articoli.Lampedusa scoppia, l'emergenza sbarchi dilaga in Sicilia ed è la Regione a farsene carico. Ruggero Razza, assessore alla Sanità, è esasperato: «È gravissimo il ritardo del governo. Noi siamo consapevoli di essere l'autorità sanitaria e non possiamo fare anche l'autorità di pubblica sicurezza che spetta allo Stato. Siamo di fronte a un fenomeno completamente sottovalutato, determinato dall'assenza di pianificazione e dai messaggi contraddittori lanciati dal governo».L'altro giorno lei ha compiuto un sopralluogo a Lampedusa. Che situazione ha trovato?«Dovevamo varare misure per prevenire il contagio e verificare se effettivamente era in corso lo svuotamento dell'hotspot sulla nave quarantena».Era così?«Con sorpresa abbiamo scoperto che ciò non stava avvenendo. Sembra che il governo voglia correre ai ripari, ma non abbiamo ancora notizie positive».Che cosa avete trovato?«Un hotspot che può contenere al massimo un centinaio di persone arrivato a oltre 1.000. Personale di polizia significativamente provato e preoccupato. Operatori in grande difficoltà anche perché l'hotspot è ai limiti delle condizioni igienico sanitarie. Ma soprattutto abbiamo constatato che gli sbarcati stanno tutti assieme».I positivi al Covid non vengono tenuti separati dai negativi?«Nella struttura c'è una totale promiscuità che ha determinato un ampliamento del contagio. E non è normale che a occuparsene sia la Regione: quella struttura è del ministero dell'Interno».Che cosa farete?«Con la società di gestione stiamo elaborando un protocollo da sottoporre al Viminale. Ora non c'è nemmeno l'area grigia per chi è in attesa del tampone né un'area dedicata ai prelievi. Siamo noi a mettere i medici a disposizione e ci stiamo facendo carico di realizzare un laboratorio per processare i tamponi direttamente sull'isola accanto all'hotspot. Il mio obiettivo è creare un'area di prefiltraggio in modo che tutti coloro che arrivano vengono controllati e dopo i tamponi possano essere separati: i positivi vanno curati, mentre i negativi dovrebbero essere portati altrove per la quarantena di 14 giorni e poi rimpatriati».Il governo non si era preoccupato di dividere i positivi dai negativi?«Lo stiamo facendo noi adesso, a tutela anche dei cittadini, degli operatori e delle forze di polizia».Chi paga i tamponi?«Per ora noi, ma i costi devono essere posti a carico dello Stato. A Porto Empedocle siamo arrivati a fare 1.500 esami, a Pozzallo più di 600. In queste settimane, solo su migranti sbarcati, abbiamo effettuato 8.000 tra tamponi e test sierologici».La Regione ha chiesto lo stato di emergenza?«Quasi due mesi fa».Risposte da Roma?«Nessuna. Penso che sia un tempo congruo per stabilire se abbia senso oppure no».Come se lo spiega?«Ho la sensazione che sia una scelta politica. Nel 2011 lo stato di emergenza fu dichiarato con un numero inferiore di sbarcati».Però il governo Conte non si è fatto scrupolo a prorogare quello nazionale.«È un controsenso prolungare lo stato di emergenza nel Paese senza proclamarlo su un'isola che sta scoppiando. In Italia succedono cose strane».Perché siete contrari alla tendopoli in allestimento nell'ex base dell'aeronautica militare tra Vizzini e Militello?«È un caso grave. Una tendopoli per 400 migranti in aperta campagna significa indurli a scappare dalla quarantena. E poi è un luogo molto sinistro».Perché?«Quella struttura era stata oggetto di attenzione nell'ambito dell'inchiesta Mafia capitale: Odevaine voleva allargare lì il Cara di Mineo. E quelli che gestivano il Cara sono gli stessi che rivendicano la bontà della scelta della tendopoli».Si parla anche di riaprire il Cara di Mineo.«Siamo assolutamente contrari. Il sindaco è disposto a incatenarsi davanti ai cancelli. Ha ragione il presidente Musumeci quando dice che non vogliamo passare dal business dell'accoglienza al business della quarantena».Il governo vi ha abbandonato?«Più che l'abbandono, fa arrabbiare il ritardo. Il presidente della Regione, tra marzo e aprile, aveva lanciato un segnale che è stato ignorato, così ad agosto si sta immaginando un piano per la gestione dei migranti che doveva essere pensato mesi prima».Non era difficile prevedere che cosa sarebbe successo. «Sull'immigrazione il governo Conte ha dato due messaggi: abolizione dei decreti sicurezza e sanatoria. Il combinato è stato la decuplicazione degli sbarchi. Come ha detto il procuratore della Repubblica di Agrigento, la migrazione economica sulla rotta di Tunisi non ha nulla che vedere con il fenomeno migratorio di chi lascia aree di guerra o di crisi».I sindaci che dicono?«Hanno protestato tutti, indipendentemente dal colore politico, compresi quelli di Caltanissetta e Porto Empedocle che sono del M5s, e quelli di Pozzallo e Vizzini che sono del centrosinistra. Non parliamo degli altri e della Regione. La gente ha il timore che i migranti abbiano punti d'appoggio sui territori e che scappino o per ricongiungersi con i familiari o perché hanno riferimenti di natura criminale». Le forze di polizia in che condizioni lavorano?«Sono stato molto provato nel parlare con i poliziotti nell'hotspot di Lampedusa. Non hanno nemmeno un'area a loro destinata per stare all'ombra. E quando rientrano nei loro territori, per loro non è nemmeno previsto il tampone. Con la paura di contagiare i propri cari».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/a-lampedusa-si-rischia-la-bomba-infettiva-2646903433.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="arriva-la-seconda-nave-lazzaretto-focolai-tra-migranti-in-tutta-italia" data-post-id="2646903433" data-published-at="1596670023" data-use-pagination="False"> Arriva la seconda nave lazzaretto. Focolai tra migranti in tutta Italia L'emergenza migranti non dà tregua e gli innumerevoli sbarchi delle scorse settimane stanno mostrando tutte le incertezze del ministero dell'Interno sul tema. L'ultima novità voluta dal Viminale riguarda la realizzazione di una tendopoli nell'ex deposito in disuso dell'Aeronautica militare a Vizzini (Catania). La struttura potrà ospitare fino a 400 persone e dovrebbe essere utilizzata per la quarantena dei migranti solo in caso d'emergenza. A far infuriare la comunità locale e non solo è il fatto che l'area scelta dal ministero dell'Interno per la creazione della tendopoli, è la stessa sulla quale si trovava il Cara di Mineo. Per i più smemorati stiamo parlando di quello che era il più grande centro di accoglienza d'Europa. Sulla decisione messa in campo dal Viminale è intervenuto l'ex ministro dell'Interno, Matteo Salvini: «Nel Cara di Mineo c'erano 4.000 persone, l'ho chiuso dopo quattro anni (dal luglio 2019 la struttura non è più attiva ndr). Riaprilo non esiste. Ne stanno provando ad allestire uno lì di fianco: siccome torneremo al governo, tutto quello che aprono in questo periodo, noi lo richiuderemo». Anche la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, è intervenuta nel dibattito sui migranti: «Qualcuno vorrebbe fare della nostra nazione il campo profughi d'Europa. Noi ci battiamo per impedirlo». Nelle scorse ore è andato in scena anche l'incontro tra i sindaci del Calatino, l'area dove sorgerà la struttura per gli stranieri, e il prefetto di Catania Claudio Sammartino che ha ribadito la disposizione voluta dal Viminale. Oggi, invece, gli esponenti di Lega e Fratelli d'Italia scenderanno in piazza a Vizzini, dove sono in programma un sit in e un flash mob di protesta. Ieri a Lampedusa (Agrigento) le condizioni meteo hanno impedito che fosse completato il trasferimento dei migranti dall'hotspot dell'isola alla nave Azzurra, imbarcazione sulla quale 700 persone (al momento ne sono state imbarcate la metà del numero previsto e si attendono i risultati dei tamponi) dovranno trascorrere la quarantena; terminate le operazioni Azzurra farà rotta su Trapani. Da 48 ore sul sito del ministero dei Trasporti è stato pubblicato il bando per il noleggio della seconda nave che stazionerà prevalentemente di fronte le coste meridionali della Calabria, con i medesimi compiti di assistenza e sorveglianza sanitaria. Sotto il profilo dell'emergenza sanitaria da segnalare i casi di positività al Covid-19 dei migranti in varie aree del Paese: due all'Aquila, tre a Caltanissetta e due in Sardegna. L'ondata migratoria non ha messo in crisi solo le Regioni meridionali ma anche il Friuli Venezia Giulia, basti pensare alla rivolta scoppiata una manciata di giorni fa nell'ex caserma Caverzarani (dichiarata zona rossa con 500 persone in quarantena) di Udine. Sul tema dell'accoglienza il presidente leghista della Regione, Massimiliano Fedriga ha dichiarato: «Non siamo disponibili, per quanto ci compete, a fare piani per allargare l'accoglienza di migranti arrivati irregolarmente. Il nostro confine si può e si deve presidiare».
La deposizione in mare della corona nell'esatto luogo della tragedia del 9 novembre 1971 (Esercito Italiano)
Quarantasei giovani parà della «Folgore» inghiottiti dalle acque del mar Tirreno. E con loro sei aviatori della Royal Air Force, altrettanto giovani. La sciagura aerea del 9 novembre 1971 fece così impressione che il Corriere della Sera uscì il giorno successivo con un corsivo di Dino Buzzati. Il grande giornalista e scrittore vergò alcune frasi di estrema efficacia, sconvolto da quello che fino ad oggi risulta essere il più grave incidente aereo per le Forze Armate italiane. Alle sue parole incisive e commosse lasciamo l’introduzione alla storia di una catastrofe di oltre mezzo secolo fa.
(…) Forse perché la Patria è passata di moda, anzi dà quasi fastidio a sentirla nominare e si scrive con la iniziale minuscola? E così dà fastidio la difesa della medesima Patria e tutto ciò che vi appartiene, compresi i ragazzi che indossano l’uniforme militare? (…). Buzzati lamentava la scarsa commozione degli Italiani nei confronti della morte di giovani paracadutisti, paragonandola all’eco che ebbe una tragedia del 1947 avvenuta ad Albenga in cui 43 bambini di una colonia erano morti annegati. Forti le sue parole a chiusura del pezzo: (…) Ora se ne vanno, con i sei compagni stranieri. Guardateli, se ci riuscite. Personalmente mi fanno ancora più pietà dei leggendari piccoli di Albenga. Non si disperano, non singhiozzano, non maledicono. Spalla a spalla si allontanano. Diritti, pallidi sì ma senza un tremito, a testa alta, con quel passo lieve e fermissimo che nei tempi antichi si diceva appartenesse agli eroi e che oggi sembra completamente dimenticato (…)
Non li hanno dimenticati, a oltre mezzo secolo di distanza, gli uomini della Folgore di oggi, che hanno commemorato i caduti di quella che è nota come la «tragedia della Meloria» con una cerimonia che ha coinvolto, oltre alle autorità, anche i parenti delle vittime.
La commemorazione si è conclusa con la deposizione di una corona in mare, nel punto esatto del tragico impatto, effettuata a bordo di un battello in segno di eterno ricordo e di continuità tra passato e presente.
Nelle prime ore del 9 novembre 1971, i parà del 187° Reggimento Folgore si imbarcarono sui Lockheed C-130 della Raf per partecipare ad una missione di addestramento Nato, dove avrebbero dovuto effettuare un «lancio tattico» sulla Sardegna. La tragedia si consumò poco dopo il decollo dall’aeroporto militare di Pisa-San Giusto, da dove in sequenza si stavano alzando 10 velivoli denominati convenzionalmente «Gesso». Fu uno di essi, «Gesso 5» a lanciare l’allarme dopo avere visto una fiammata sulla superficie del mare. L’aereo che lo precedeva, «Gesso 4» non rispose alla chiamata radio poiché istanti prima aveva impattato sulle acque a poca distanza dalle Secche della Meloria, circa 6 km a Nordovest di Livorno. Le operazioni di recupero dei corpi furono difficili e lunghissime, durante le quali vi fu un’altra vittima, un esperto sabotatore subacqueo del «Col Moschin», deceduto durante le operazioni. Le cause della sciagura non furono mai esattamente definite, anche se le indagini furono molto approfondite e una nave pontone di recupero rimase sul posto fino al febbraio del 1972. Si ipotizzò che l’aereo avesse colpito con la coda la superficie del mare per un errore di quota che, per le caratteristiche dell’esercitazione, doveva rimanere inizialmente molto bassa.
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