2020-01-05
A Foggia riesplodono le bombe della mafia ma la Lamorgese fa finta di non sentire
Attentati dinamitardi e omicidi. Il Viminale sembra paralizzato: il ministro s'occupa di razzismo e tralascia le emergenze diverse.Nell'era del ministro dell'Interno Luciana Lamorgese sono tornate le bombe di mafia. L'ultima è di venerdì notte: ha distrutto il Suv di un dirigente di una Residenza sanitaria assistenziale di Foggia che qualche anno fa denunciò alcuni sgherri della mala foggiana che volevano taglieggiarlo. Una bomba vera, probabilmente creata con il contenuto di candelotti da cava. È il terzo botto in tre giorni: la notte del 31 dicembre sono saltati in aria due bar, il Veronik e il New generation, mentre giovedì sera un commerciante d'auto con vecchi precedenti penali per reati contro il patrimonio, Roberto D'Angelo, è stato freddato da due killer con tre colpi alla testa mentre si trovava alla guida della sua autovettura in un viale periferico della città.Il Viminale, però, appare paralizzato. Ieri si è riunito il comitato per l'ordine e la sicurezza in Prefettura e sono state disposte misure di vigilanza per la vittima. Ma nessuna comunicazione è arrivata dal ministro Lamorgese. Che conferma di vivere in un'altra Italia. Mentre promette tolleranza zero verso qualsiasi manifestazione di razzismo, correndo in soccorso di Arturo Scotto, ex parlamentare della sinistra aggredito a Venezia da un gruppo di ventenni che inneggiava al Duce, lascia sola a San Silvestro, come denunciato qualche giorno fa sulle colonne della Verità dal direttore Maurizio Belpietro, la squadra di vigili del fuoco intervenuta per spegnere un incendio appiccato nel quartiere Ticinese a Milano e accerchiata, fatta bersaglio di lancio di bottiglie e oggetti vari, oltre che di insulti. E anche di Foggia la prefetta di ferro si è presto dimenticata. Dopo essere stata in città il 23 dicembre per sbandierare promesse in stile Cetto La Qualunque, del tipo «porterò a Foggia la Direzione investigativa antimafia», oppure, «il caporalato si può sconfiggere», come ampiamente riportato dalle cronache del Mattino di Puglia e Basilicata, ora lascia da solo il suo uomo all'Avana, il prefetto Raffaele Grassi, a contrastare nella trincea foggiana l'avanzata della feroce mala del Tavoliere. E non soltanto lui: anche Cristian Vigilante, il coraggioso cittadino che si è visto saltare in aria il Suv, e i suoi vicini di casa che hanno ancora nelle orecchie il rumore del botto che gli ha fatto sobbalzare perfino i divani dei salotti ai piani alti. Il fratello della vittima, Luca, spiega ai giornalisti che l'uomo è «terrorizzato». Il suo Discovery Range rover parcheggiato in via D'Aragona, nella zona del cimitero, per la potenza dell'ordigno è saltato in aria, danneggiando altre sei auto parcheggiate lì accanto. Per il colpo si è accartocciata anche la saracinesca di un locale commerciale e sono andati in frantumi i vetri delle abitazioni ai primi piani e le vetrine dei negozi. Non si è trattato di un avvertimento. È un attentato. Proprio come aveva preannunciato la vittima nella sua denuncia: i criminali volevano imporgli l'assunzione di un loro raccomandato prima che cominciassero «i boom e i baam». E siccome la richiesta non solo non è andata a buon fine ma ha prodotto anche 30 arresti e un processo penale, i boom e i baam sono cominciati davvero. L'uomo è stato subito ascoltato dagli investigatori. E ha raccontato che immediatamente prima della esplosione stava uscendo di casa con la sua bambina di sette mesi, ma che fortunatamente ha rinunciato perché la piccola aveva avvertito un malore, altrimenti l'esplosione li avrebbe travolti. Ma ha anche dichiarato di non sapere con precisione quale sia il movente dell'attentato. I residenti di via D'Aragona, però, confermano che quella del Suv non sarebbe la prima intimidazione che ha subito. «Eravamo in casa abbiamo sentito questo boato fortissimo che ha fatto tremare tre palazzine», ha dichiarato un residente del complesso di palazzine tra le quali è esplosa la bomba. «Pensavamo ad una fuga di gas o qualcosa di simile, e invece siamo usciti sul balcone e abbiamo visto tanto fumo». «Le indagini sono passate nelle competenze dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Bari», spiega il prefetto di Foggia, «e gli inquirenti stanno lavorando incessantemente con le forze dell'ordine per individuare moventi e cause». La cautela è comprensibile quando ci si trova davanti a fatti di questo tipo, ma allo stesso tempo appare difficile immaginare che l'attentato sia scollegato da quella denuncia. Il prefetto Grassi ha poi lanciato un appello ai cittadini: «Bisogna continuare a credere nello Stato; lo Stato c'è ed è autorevole», ha detto, assicurando che per la vittima «saranno garantite adeguate misure di vigilanza».«L'inizio del 2020 ci ha nuovamente consegnato un clima di paura», ha commentato il sindaco Franco Landella, chiedendo anche lui un colpo di reni ai cittadini: «Ciascuno di noi oggi è chiamato a proteggere Foggia, coltivando ed affermando il principio di legalità in tutti gli ambiti della vita pubblica e privata. Le istituzioni continueranno ad essere accanto allo Stato in questa battaglia». Già, le istituzioni. Il Pd locale ha diffuso un comunicato preventivo per difendere «l'ottimo lavoro» del capo del Viminale. Che qui, però, al momento non si è visto. «Dal ministro non sono arrivati messaggi», conferma alla Verità il cronista del Corriere del Mezzogiorno Luca Pernice. D'altra parte, presa com'è dalla caccia a razzisti e neofascisti, Lamorgese avrà pensato di rinviare le comunicazioni sulle bombe di Foggia, città che attende, come da promessa del ministro anche l'istituzione della Dia.
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