2023-12-02
A Dubai Meloni lancia la conferenza africana
Giorgia Meloni e il primo ministro etiope, Abiy Ahmed (Ansa)
Alla Cop 28 parte il fondo per Paesi poveri (100 milioni), e il capo del governo mette in moto il piano Mattei con una sfilza di bilaterali Assurdità dentro il Forum: l’Iran lascia i negoziati per protesta contro la presenza di Israele «non conforme alla transizione green».Antonio Guterres: siamo in ritardo sugli obiettivi, eliminiamo subito tutti i combustibili fossili.Lo speciale contiene due articoliL’Italia contribuirà con «100 milioni di euro» al fondo Loss & Damage, che consiste in aiuti ai Paesi più poveri e vulnerabili del mondo, in genere i più colpiti dal disastro climatico, sbloccato ieri nei negoziati della Cop 28. Lo ha annunciato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel suo intervento a un panel sulla sicurezza alimentare al vertice di Dubai. «Occorre dedicare risorse adeguate al nesso clima-sistemi alimentari», ha detto Meloni, ribadendo che «questo è uno degli obiettivi del Fondo italiano per il clima da 4 miliardi di euro, di cui il 70% sarà destinato ai Paesi africani». «Non però», ha aggiunto, «attraverso un approccio caritativo, perché l’Africa non ha bisogno di carità. Ha bisogno di essere messa in condizione di competere ad armi pari, per crescere e prosperare grazie alla moltitudine di risorse di cui il continente dispone. Una cooperazione tra pari, rifiutando approcci paternalistici e predatori». Poi nel panel dedicato ai sistemi alimentari ha sottolineato che «la nostra sfida è non solo garantire alimenti per tutti ma assicurare alimenti sani per tutti perché la produzione alimentare non va considerata come sopravvivenza ma mezzo per una vita sana». «La ricerca», ha aggiunto, «è essenziale ma non per produrre alimenti in laboratorio, magari andando verso un mondo in cui i ricchi possono mangiare alimenti naturali e ai poveri vanno quelli sintetici, con un impatto sulla salute che non possiamo prevedere, non è il mondo che voglio vedere». Infine, ha invocato una riforma delle banche multilaterali di sviluppo il cui ruolo è essenziale. «Ma non possiamo nascondere il fatto che necessitano di essere adattate al contesto odierno», ha detto spiegando che «le singole nazioni possono fare poco senza la collaborazione internazionale, e ogni forum multilaterale deve saper fare la propria parte. Ed è ciò che porteremo avanti anche quando l’Italia assumerà la presidenza del G7 nel 2024».Il vertice di Dubai è però servito anche a Meloni per tenere una raffica di incontri bilaterali. Come quello con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan: sono stati affrontati gli ultimi sviluppi della crisi a Gaza. Meloni, riferisce Palazzo Chigi, ha auspicato una nuova pausa umanitaria e sottolineato il ruolo della Turchia nell’evitare di allargare il conflitto al resto della regione. Ma sono stati discussi anche altri temi, come quelli relativi all’industria della Difesa, al processo di adesione della Turchia all’Unione europea e l’aggiornamento dell’Unione doganale tra Ankara e Bruxelles. Con il primo ministro etiope, Abiy Ahmed è stato affrontato il tema della collaborazione bilaterale anche nei settori dell’agricoltura e dell’adattamento ai cambiamenti climatici. È stata trattata, inoltre, la questione dell’indebitamento dei Paesi africani ed è stata sottolineata l’importanza degli investimenti e della cooperazione da pari a pari, in vista della Conferenza Italia-Africa di fine gennaio. La presidente del Consiglio ha avuto anche un breve incontro con il primo ministro indiano, Narendra Modi, dopo l’avvio del partenariato strategico bilaterale nel marzo scorso, in occasione della visita della premier a New Delhi. Meloni ha avuto un breve incontro anche con il primo ministro del Libano, Najib Miqati e con il presidente di Israele, Isaak Herzog, cui ha espresso la piena solidarietà del governo a seguito del nuovo grave attentato rivendicato da Hamas che ha portato ieri all'uccisione di tre cittadini israeliani a Gerusalemme e alla fine della pausa umanitaria a Gaza. Ai bilaterali si sono aggiunti brevi colloqui con diversi Capi di Stato e di governo: la premier si è intrattenuta con il primo ministro inglese, Rishi Sunak, con il presidente francese Emmanuel Macron, con quello somalo, Hassan Sheikh Mohmud, con l’Emiro del Qatar, Tamim Al Thani, con il presidente indonesiano, Joko Widodo, con il Segretario di Stato Usa, Antony Blinken, e con il primo ministro della Lettonia, Kaja Kallas.Ieri a Dubai Meloni ha rivisto anche Ursula von der Leyen. La presidente della Commissione Ue alla Cop 28 ha sottolineato la necessità di promuovere lo sviluppo del carbon pricing e dei mercati del carbonio, definendoli potenti strumenti per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi del 2015. La mossa si basa sull’invito all’azione per i mercati del carbonio che la Commissione europea, la Spagna e la Francia hanno lanciato lo scorso giugno. Von der Leyen ha poi dichiarato che «la fissazione del prezzo del carbonio è il fulcro del Green deal. Nell’Ue, se si inquina, si deve pagare un prezzo per questo. Se qualcuno vuole evitare di pagare quel prezzo, deve innovare e investire in tecnologie pulite». Intanto le tensioni in Medio Oriente hanno avuto un impatto anche sui colloqui del vertice. I rappresentanti iraniani hanno abbandonato i negoziati alla conferenza delle Nazioni Unite sul clima per protestare contro la presenza di una delegazione israeliana. Lo ha annunciato il ministro dell'Energia di Teheran, Ali Akbar Mehrabian, capo della delegazione iraniana alla Cop 28 di Dubai. Gli iraniani considerano la presenza di Israele alla Cop 28 «contraria agli obiettivi e alle linee guida della conferenza e, in segno di protesta, stanno lasciando la sede della conferenza», ha fatto sapere Teheran. In mattinata il presidente iraniano Ebrahim Raissi aveva annunciato che non avrebbe partecipato ai lavori per la presenza «dei responsabili del regime sionista».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/a-dubai-meloni-lancia-la-conferenza-africana-2666418865.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-strategia-del-segretario-dellonu-suicidiamoci-per-salvare-il-clima" data-post-id="2666418865" data-published-at="1701483195" data-use-pagination="False"> La strategia del segretario dell’Onu. Suicidiamoci per salvare il clima Sua eccellenza António Manuel de Oliveira Guterres ha una ricetta per salvare il Pianeta. «Ridurre drasticamente le emissioni», eliminare «ogni tipo di combustibile fossile» triplicando le energie rinnovabili e raddoppiando l’efficienza energetica così da portare «energia pulita a tutti entro il 2030». Ovvero nei prossimi sei anni. Il segretario generale delle Nazioni Unite sta indicando la strada di un suicidio collettivo, così da far sopravvivere solo Madre Natura. Il suo messaggio all’apertura del World climate action summit aveva i toni catastrofici d’obbligo, per un vertice mondiale sul clima che sembrerebbe la questione più urgente in un mondo dilaniato da guerre e terrorismo religioso. Sta per scoccare «la mezzanotte per il limite di 1,5 gradi», tuonava ieri. Ma nella rivoluzione green c’è ancora la speranza che l’incantesimo non finisca, rivelando l’assurdità degli obiettivi che ci vengono imposti per accelerare la transizione energetica. «Non è troppo tardi», ha detto Guterres ai capi di Stato accorsi a Dubai, per continuare la narrazione catastrofica. «Potete prevenire lo schianto planetario e l’incendio. Abbiamo le tecnologie per evitare il peggio del caos climatico, se agiamo ora», ha sostenuto, «I Paesi sviluppati devono mostrare come raddoppieranno i finanziamenti per l’adattamento portandoli a 40 miliardi di dollari all’anno entro il 2025, in attuazione dell’Accordo di Parigi, e chiarire come riusciranno a raggiungere i 100 miliardi di dollari», sempre negli obiettivi concordati. Nella scia di devastazione e disperazione, dei record climatici che sarebbero stati infranti quest’anno secondo il rapporto dell’Organizzazione metereologica mondiale, il politico portoghese ha affermato che «quest’anno le comunità di tutto il mondo sono state colpite da incendi, inondazioni e temperature torride e l’impatto è devastante». Il caos climatico starebbe «alimentando le fiamme dell’ingiustizia. Il riscaldamento globale sta mandando in tilt i bilanci, facendo lievitare i prezzi dei prodotti alimentari, sconvolgendo i mercati energetici e alimentando una crisi del costo della vita». Inarrestabile, così ha proseguito: «Il riscaldamento globale record dovrebbe far venire i brividi lungo la schiena dei leader mondiali. E dovrebbe spingerli ad agire», verso le energie rinnovabili. Con un messaggio affidato a X, è tornato a insistere sull’urgenza di arrivare a zero emissioni di CO2 per non superare il punto di non ritorno. «Non ridurre. Non diminuire. Eliminazione graduale», dei combustibili fossili. Tra i commenti sui social, gli è stato suggerito di adoperarsi per «l’eliminazione graduale dell’odio antisemita inculcato dall’Unrwa», l’agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi in Medio Oriente. Guterres, infatti, continua a sostenere le ragioni dello Stato palestinese. L’ha fatto all’indomani dello spaventoso attacco di Hamas contro Israele, il 7 ottobre scorso, quasi giustificando gli atti di terrore perché «il popolo palestinese è stato sottoposto a 56 anni di soffocante occupazione». Queste sono state le sue criticatissime parole. E l’ha continuato a ribadire in ogni occasione. Anche ieri, il pensiero del segretario generale delle Nazioni Unite non andava a Israele ma alla Striscia. «Mi rammarico profondamente che le operazioni militari siano riprese a Gaza. Spero ancora che sia possibile rinnovare la pausa stabilita. Il ritorno alle ostilità dimostra solo quanto sia importante avere un vero cessate il fuoco umanitario», ha scritto su X.
Nel riquadro: Ferdinando Ametrano, ad di CheckSig (IStock)
Francesca Albanese (Ansa)