Revoca sì, revoca no: ieri la commissione giuridica dell’Europarlamento ha votato a favore della richiesta di revoca dell’immunità per la deputata europea del Pd, Alessandra Moretti, arrivata dalla magistratura belga nell’ambito dell’inchiesta sul Qatargate, lo scandalo di presunta corruzione da parte di Qatar e Marocco per ammorbidire le posizioni del Parlamento Ue sul rispetto dei diritti in quei Paesi, mentre ha respinto la stessa richiesta per quel che riguarda un’altra dem, Elisabetta Gualmini.
Risultati opposti, numeri identici: la relazione che chiedeva la revoca dell’immunità parlamentare per la Moretti ha ricevuto 16 voti a favore, 7 contrari e un astenuto; la richiesta di revoca della guarentigia parlamentare per la Gualmini è stata respinta con 7 voti a favore, 16 contro e un astenuto. Entrambe le decisioni dovranno essere confermate dalla sessione plenaria del Parlamento europeo in programma tra il 15 e il 18 dicembre, sempre a scrutinio segreto, così com’è avvenuto in commissione.
Perché questa disparità di trattamento tra le due colleghe? Lo spiega alla Verità una fonte europea di altissimo livello: «Sulla Gualmini non c’erano moltissime evidenze, c’era tutto un fumus ma pochi elementi concreti; sulla Moretti invece ci sono dei viaggi strani, in particolare uno a Varsavia per incontrare il famoso ambasciatore del Marocco in Polonia, Abderrahim Atmoun, personaggio centrale dell’inchiesta. Ovviamente che siano stati commessi reati è tutto da dimostrare, ma le accuse contro la Moretti sono sembrate un po’ più sostanziose», aggiunge il nostro interlocutore, «e così anche il Ppe ha deciso di differenziare le posizioni». La ricostruzione viene confermata al nostro giornale anche da un’altra fonte qualificata, mentre l’Ansa riporta un ulteriore dettaglio: Socialisti (gruppo al quale appartiene il Pd) e Popolari avrebbero trattato fino a notte fonda per respingere entrambe le richieste di revoca dell’immunità, ma a impuntarsi sulla Moretti (che in serata ha commentato: «Contro di me un voto politico») sarebbe stato il popolare spagnolo Adrian Vázquez Lázara, di orientamento non pienamente garantista, colui che nella scorsa legislatura, da presidente della commissione giuridica, negò all’allora vicepresidente del Parlamento europeo, Eva Kaili, la possibilità di difendere la propria immunità. Lo stesso Lázara è stato il relatore della richiesta di revoca dell’immunità per Ilaria Salis, relazione poi bocciata sia in commissione, sia in plenaria.
La richiesta della commissione, scrive il Fatto Quotidiano, riporta come l’eurodeputata Gualmini sia accusata di «aver accettato l’influenza della presunta organizzazione criminale per ottenere la carica di vicepresidente del suo gruppo politico nell’ottobre 2022 e in cambio avrebbe esercitato l’influenza derivante da tale carica all’interno del suo gruppo per assecondare gli interessi dell’organizzazione criminale». Le viene inoltre contestato di aver presieduto la riunione del gruppo il 16 novembre 2022: lo scopo era «determinare la posizione» dei Socialisti europei su un voto relativo ai diritti umani in Qatar. «Durante la discussione», ha poi raccontato la Gualmini nel libro QatarGate, «ho deciso di non seguire la linea indicata da alcuni eurodeputati e Francesco Giorgi, sono intervenuta a favore del dibattito in plenaria. Per questo, dopo la discussione, mi sono sentita in imbarazzo e, per cortesia, avendo cominciato a ricoprire un incarico nuovo, ho detto a questo Giorgi che non potevo seguire la linea. Confermo inoltre di non essere mai stata coinvolta in questioni relative al Qatar, ai suoi ambasciatori, alle missioni o agli eventi in Qatar. Inoltre non avrei mai immaginato», aggiunge la Gualmini, «che Giorgi stesse facendo campagna per quello Stato».
Parliamoci chiaro: i rapporti tra Europarlamento e toghe belghe non sono idilliaci, con i giudici che vengono spesso accusati di mettere in piedi inchieste basate su teoremi e senza fondamenti. D’altro canto però va detto che l’indagine del Qatargate si è dimostrata solida, con l’ex eurodeputato dem e poi Articolo 1 Nicola Panzeri che ha patteggiato un anno di reclusione con la promessa di rivelare ai giudici i nomi degli altri personaggi politici coinvolti nell’inchiesta. Giorgi, ex assistente parlamentare a Bruxelles è marito dell’ex vicepresidente del Parlamento europeo, Eva Kaili, entrambi arrestati tre anni fa all’alba dell’inchiesta. Lo scorso ottobre i due hanno denunciato per calunnia Panzeri.
«In ore di profondo sconcerto per l’ennesimo caso giudiziario che investe le istituzioni europee», dichiarano i componenti della delegazione di Fratelli d’Italia a Bruxelles, «ancora una volta con il coinvolgimento di esponenti della sinistra come l’ex Alto rappresentante Federica Mogherini, la Commissione Juri del Parlamento Ue si è trovata ad affrontare due richieste di revoca delle immunità collegate al Qatargate. Purtroppo, come insegna la vicenda Salis, la sinistra ha completamente svuotato di senso e piegato a una logica di parte l’istituto dell’immunità. Per questa ragione, d’ora in avanti, le posizioni di Fdi sulle richieste di revoca risponderanno esclusivamente a valutazioni politiche. Con questo spirito, a prescindere dal merito su cui riteniamo ci siano molti aspetti da chiarire, ci siamo espressi a favore della revoca sui casi che riguardano le colleghe Gualmini e Moretti. E allo stesso criterio ci atterremo fino a quando la sinistra europea, Pd e M5s compresi, non cesserà di usare lo strumento dell’immunità come una clava contro l’avversario politico».







