
A Roma i negozianti si lamentano: «La decisione delle toghe ha fatto chiudere l'80% dei punti vendita». Ma negli shop si moltiplicano gli illeciti: in meno di due anni, 22 arresti e confische per circa 5.000 chili.L'Italia è un precursore per quanto riguarda la legislazione permissiva sulla cannabis, complice una serrata campagna dei radicali e della sinistra. La marijuana per uso medico è stata messa a disposizione dal 2013 e nel 2016 il governo Renzi ha approvato la legge 242, che ne permette la coltivazione senza la necessità di autorizzazione nei settori alimentare, cosmetico ed energetico. Ma affinché il prodotto sia legale, la quantità di Thc (tetraidrocannabinolo) non deve superare lo 0,6%. La legge però aveva delle zone d'ombra e non chiariva la possibilità di commerciare o meno infiorescenze. Poi è arrivato il pronunciamento della Cassazione, che ha dichiarato l'illegalità della vendita. I negozianti hanno fatto ricorso per impedire la chiusura e diversi tribunali hanno dato loro ragione. Intanto il Consiglio superiore della sanità ha dato parere negativo, sottolineando che alcune persone potrebbero essere particolarmente esposte agli effetti della cannabis, anche con un basso livello di Thc. Matteo Salvini ha promesso un intervento drastico contro questo tipo di commercio ma il cambio di legislatura ha bloccato tutto.L'esperienza dei negozianti, comunque, conferma che il commercio della canapa light non ha intaccato il mercato illegale. Andiamo a Trastevere, al punto vendita Weed Love. Qui oltre alla cannabis leggera si vendono anche le sigarette elettroniche. «Sono queste che vanno per la maggiore» spiega il commesso, Francesco. «La canapa legale la chiedono i cinquanta-sessantenni, spesso come se fosse una medicina, quindi per combattere l'insonnia e qualche doloretto. I giovano cercano lo sballo e quindi si rivolgono altrove… Da quanto mi dicono alcuni amici, il mercato illegale continua».Una clientela matura è anche quanto ci conferma Marta Lispi, commessa nel negozio Primero di Acilia e rappresentante di un'associazione, la Cannabis social forum, che riunisce circa 20 negozi di Roma. «Da noi vengono adulti, oltre i 40 anni; di giovani se ne vedono pochissimi». Eppure, dice Marta, «qualche punto vendita ha comunque avuto problemi con la malavita del territorio, con danni e minacce». Quanto agli effetti della sentenza della Cassazione, afferma che «almeno otto negozi su dieci hanno chiuso e molti venuti dall'estero in Italia per fare questo tipo di affari, si sono trovati sul lastrico».Eppure, nonostante l'intervento delle toghe, il business resta promettente. Secondo l'European cannabis report, entro il 2028, la cannabis legale in Italia potrebbe generare un fatturato totale di 15,8 miliardi di euro, di cui 7,5 miliardi da uso medico e 8,3 miliardi da uso ludico. Ad essi si aggiungerebbero 24,7 miliardi di euro nel settore della cannabis industriale (Cbd e altre tipologie con contenuto di Thc inferiore allo 0,6% per i produttori). Si tratterebbe in tutto di 40,5 miliardi di euro, il 68% del giro d'affari complessivo attuale dell'agricoltura italiana.Il settore va a gonfie vele, anche perché alcune versioni costano persino il doppio delle varietà illegali: per un grammo si possono spendere oltre 20 euro. A oggi sono stati aperti circa 2.100 negozi. A questi va aggiunta la vendita su Internet. Il mercato ha dimensioni importanti e proprio il commercio sul Web lascia intendere la dimensione del fenomeno. Ogni anno vengono prodotte 6 tonnellate di infiorescenze. Per un chilo, i coltivatori chiedono fino a mille euro. Complessivamente, tutta la filiera, secondo i dati del Consorzio nazionale per la tutela della canapa industriale, genera un business di 150 milioni. Coldiretti ha stimato almeno 4.000 ettari coltivati a canapa da 2.000 aziende agricole, nate soprattutto negli ultimi due anni.Il giro d'affari quindi c'è ed è grande. Ma le conseguenze sulla lotta allo spaccio illegale, che è il tema principale della campagna sulla legalizzazione, non si vedono. Numerosi medici sostengono che la normativa più permissiva ha creato una diminuzione della «percezione dei pericoli» associati all'uso della marijuana che potrebbe addirittura far crescere la percentuale dei consumatori, aumentando i disturbi dovuti al suo uso, compresa la dipendenza.Basta leggere la Relazione 2019 della Direzione centrale per i servizi antidroga, per rendersi conto che lo spaccio di marijuana continua a essere la principale attività della malavita sul fronte delle droghe.Nel 2018 sono aumentati del 93,93% i sequestri di piante di cannabis mentre per l'hashish (la resina della marijuana) l'incremento rispetto al 2017 è stato addirittura del 318,50%.Nella Relazione, i derivati della cannabis (hashish e marijuana) si confermano le sostanze maggiormente sequestrate nei vari ambiti di frontiera, incidendo per circa il 96% del totale intercettato.Il picco più alto nei sequestri è stato registrato per l'hashish nel 2014 (113.172 chili) e per la marijuana nel 2017 (93.301 chili). È impressionante anche l'aumento del 26,15% dei minorenni responsabili del reato di cessione di hashish.Nella Relazione troviamo l'esito dei controlli nei punti vendita di cannabis light predisposti nel 2018 dalla Direzione centrale dei servizi antidroga. Tra il primo gennaio 2018 e il 30 maggio 2019 (data della sentenza della Cassazione), a seguito di 69 operazioni, sono state denunciate 150 persone, di cui 12 in stato di arresto. Sono stati sequestrati 4.354 chili di cannabis. Successivamente alla pronuncia della Cassazione, cioè tra il 30 maggio e il 30 novembre 2019, sono state effettuate 62 operazioni di polizia, che hanno portato alla denuncia di 79 persone, di cui 10 in stato di arresto e al sequestro di 750 chili di sostanze.Secondo i dati più recenti della Direzione antidroga, l'80% di tutte le droghe sequestrate in Italia è costituito di derivati della cannabis (al 30 novembre ne sono state sequestrate 42 tonnellate). Questa incidenza, superiore al 90% dell'intero ammontare di tutti i sequestri, è rimasta pressoché costante negli ultimi 5 anni.
L' Altro Picasso, allestimento della mostra, Aosta. Ph: S. Venturini
Al Museo Archeologico Regionale di Aosta una mostra (sino al 19 ottobre 2025) che ripercorre la vita e le opere di Pablo Picasso svelando le profonde influenze che ebbero sulla sua arte le sue origini e le tradizioni familiari. Un’esposizione affascinante, fra ceramiche, incisioni, design scenografico e le varie tecniche artistiche utilizzate dall’inarrivabile genio spagnolo.
Jose Mourinho (Getty Images)
Con l’esonero dal Fenerbahce, si è chiusa la sua parentesi da «Special One». Ma come in ogni suo divorzio calcistico, ha incassato una ricca buonuscita. In campo era un fiasco, in panchina un asso. Amava avere molti nemici. Anche se uno tentò di accoltellarlo.