
Oggi il cda di Rcs dirà la sua sulla gestione del caso Blackstone. Urbano sempre più solo. Mentre Mediobanca brinda ai conti.Oggi il cda di Rcs si riunirà per approvare i conti del semestre, ma soprattutto per discutere dei mancati accantonamenti della società di fronte alla richiesta di risarcimento per 600 milioni di dollari avanzata da Blackstone sulla mancata vendita dell'immobile di via Solferino, storica sede del Corriere della Sera. E a cinque anni dalla conquista del controllo del gruppo editoriale, Urbano Cairo è sempre più isolato. Finanziariamente e anche politicamente considerando l'endorsement lanciato incautamente lo scorso gennaio dal patron di La 7 a Giuseppe Conte, poche settimane prima dell'arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi.L'uscita a sorpresa dal board di Gaetano Miccichè, ovvero l'uomo di Intesa Sanpaolo che quella operazione nel 2016 l'aveva coordinata e finanziata, segna la fine di un'alleanza ed è il fischio d'inizio di una partita che si riapre con sullo sfondo la battaglia legale scatenata dallo stesso Cairo tre anni fa, quando il patron del Torino ha deciso di fare causa al più grande fondo del mondo, accusandolo di usura. Un arbitrato ha però stabilito che il contratto di Blackstone è valido e che il fondo Usa ha agito con correttezza (pur riconoscendo la non temerarietà della causa). Gli americani sono quindi passati al contrattacco e chiedono al gruppo editoriale e al suo presidente (manlevato dal cda) 600 milioni di dollari di danni. In attesa del verdetto della giudice di New York, Andrea Masley, Cairo non ha voluto accantonare nemmeno un euro. Oggi i consiglieri diranno la loro sulla linea di Cairo, che in caso di un maxirisarcimento dovrebbe chiedere nuovi finanziamenti alle banche (la sua Cairo Communications presenta già un indebitamento finanziario netto complessivo di quasi 218 milioni) o digerire un aumento di capitale che lo diluirebbe (ma negli accordi presi con Intesa in cambio del finanziamento dell'Opas del 2016, è previsto il rimborso anticipato della linea di credito concessa dalla banca «qualora Cairo Communication cessi di detenere almeno il 35% di Rcs»). Gli equilibri dell'azionariato potrebbero quindi cambiare prima ancora del redde rationem in tribunale che, almeno per la parte italiana, dovrebbe arrivare entro Natale. I giocatori tengono le carte coperte. Pirelli, che con i cinesi di ChemChina possiede il 4,7% di Rcs, ha smentito di voler aumentare la propria quota nel gruppo o di rilevare quote di altri azionisti. Anche la famiglia Rotelli, a cui fa capo il gruppo ospedaliero San Donato, nega «qualsiasi interesse» a rientrare nell'azionariato di Rcs, anche se nei corridoi del Corriere continuano a girare le voci su un possibile intervento che potrebbe essere gradito, per altro, anche a Intesa. In Unipol l'ad, Carlo Cimbri, è impegnato in altre missioni, come quella di portare all'altare Bper con la Popolare di Sondrio. E per Diego Della Valle sembrano ormai lontani i tempi degli attacchi agli «arzilli vecchietti» del capitalismo italiano. Di certo, le alleanze sono profondamente cambiate rispetto a quelle che facevano da contorno all'Opas del 2016 e le logiche da salotto della finanza sono solo materia per nostalgici di un mondo che non c'è più. In pochi hanno voglia di rischiare quattrini per fare la guerra a un colosso come Blackstone, tantomeno schierandosi dalla barricata opposta al panzer guidato da Carlo Messina. Anche Mediobanca, che nel 2016 era nella cordata antagonista (di cui facevano parte anche Unipol, Della Valle e Pirelli), nel febbraio 2020 ha affiancato Intesa nella conquista di Ubi come advisor finanziario. Ieri l'ad, Alberto Nagel, ha tenuto la bocca cucita sull'opportunità da parte di Rcs, di cui possiede il 9,9%, di procedere al contenzioso con Blackstone: «Sono dati riservati che appartengono al nostro tipo di rapporto con una partecipata, che deve rimanere nella più totale confidenzialità», ha detto il banchiere durante la presentazione dei conti. L'esercizio 2020-2021 di Piazzetta Cuccia è stato chiuso con ricavi da record (2,62 miliardi), utile in accelerazione sopra gli 808 milioni e il ritorno al dividendo dopo lo stop imposto per la pandemia dalla Bce alle banche vigilate. Tra cedola e buyback per i soci arriverà oltre 1 miliardo. Risultati che tolgono appigli a eventuali rimostranze dei due soci più irrequieti, Francesco Caltagirone e Leonardo Del Vecchio. «Noi ci occupiamo della gestione della banca e focalizzati su questo indipendentemente da quello che succede nel nostro azionariato», ha detto Nagel liquidando così la questione.
Il toro iconico di Wall Street a New York (iStock)
Democratici spaccati sul via libera alla ripresa delle attività Usa. E i mercati ringraziano. In evidenza Piazza Affari: + 2,28%.
Il più lungo shutdown della storia americana - oltre 40 giorni - si sta avviando a conclusione. O almeno così sembra. Domenica sera, il Senato statunitense ha approvato, con 60 voti a favore e 40 contrari, una mozione procedurale volta a spianare la strada a un accordo di compromesso che, se confermato, dovrebbe prorogare il finanziamento delle agenzie governative fino al 30 gennaio. A schierarsi con i repubblicani sono stati sette senatori dem e un indipendente affiliato all’Asinello. In base all’intesa, verranno riattivati vari programmi sociali (tra cui l’assistenza alimentare per le persone a basso reddito), saranno bloccati i licenziamenti del personale federale e saranno garantiti gli arretrati ai dipendenti che erano stati lasciati a casa a causa del congelamento delle agenzie governative. Resta tuttavia sul tavolo il nodo dei sussidi previsti ai sensi dell’Obamacare. L’accordo prevede infatti che se ne discuterà a dicembre, ma non garantisce che la loro estensione sarà approvata: un’estensione che, ricordiamolo, era considerata un punto cruciale per gran parte del Partito democratico.
2025-11-10
Indivia belga, l’insalata ideale nei mesi freddi per integrare acqua e fibre e combattere lo stress
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In autunno e in inverno siamo portati (sbagliando) a bere di meno: questa verdura è ottima per idratarsi. E per chi ha l’intestino un po’ pigro è un toccasana.
Si chiama indivia belga, ma ormai potremmo conferirle la cittadinanza italiana onoraria visto che è una delle insalate immancabili nel banco del fresco del supermercato e presente 365 giorni su 365, essendo una verdura a foglie di stagione tutto l’anno. Il nome non è un non senso: è stata coltivata e commercializzata per la prima volta in Belgio, nel XIX secolo, partendo dalla cicoria di Magdeburgo. Per questo motivo è anche chiamata lattuga belga, radicchio belga oppure cicoria di Bruxelles, essendo Bruxelles in Belgio, oltre che cicoria witloof: witloof in fiammingo significa foglia bianca e tale specificazione fa riferimento al colore estremamente chiaro delle sue foglie, un giallino così delicato da sfociare nel bianco, dovuto a un procedimento che si chiama forzatura. Cos’è questa forzatura?
Zohran Mamdani (Ansa)
Nella religione musulmana, la «taqiyya» è una menzogna rivolta agli infedeli per conquistare il potere. Il neosindaco di New York ne ha fatto buon uso, associandosi al mondo Lgbt che, pur incompatibile col suo credo, mina dall’interno la società occidentale.
Le «promesse da marinaio» sono impegni che non vengono mantenuti. Il detto nasce dalle numerose promesse fatte da marinai ad altrettanto numerose donne: «Sì, certo, sei l’unica donna della mia vita; Sì, certo, ti sposo», salvo poi salire su una nave e sparire all’orizzonte. Ma anche promesse di infiniti Rosari, voti di castità, almeno di non bestemmiare, perlomeno non troppo, fatte durante uragani, tempeste e fortunali in cambio della salvezza, per essere subito dimenticate appena il mare si cheta. Anche le promesse elettorali fanno parte di questa categoria, per esempio le promesse con cui si diventa sindaco.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.






