2023-02-23
Al vaglio dell’Ue altri 13 tipi d’insetti. Presto in tavola anche mosche e api
Pure la carne sintetica in lista. Intanto, Oxford smonta il mito della vacche che inquinano.L’Europa a tavola ci fa un altro omaggio, possiamo scegliere gli insetti a la carte. È un invito a colazione del vicepresidente della Commissione Frans Timmermans al quale Ursula von der Leyen ha delegato di fatto il Green deal. Il sogno verde dell’olandese è quello di azzerare la zootecnia perché a suo dire inquina, e di sostituire le bistecche con una zuppa di tarme della farina (quelle per cui la stessa Efsa, l’ente europeo ha raccomandato un uso moderato e comunque sconsigliato ai minori), con le cavallette e i grilli. L’offerta gastronomica però deve essere ampia e così il business. Sono in arrivo altri 13 piatti a base d’insetti e cibi sintetici. Sette sono già pronti per entrare in commercio. Tra questi: la farina di mosca, la nidiata di fuchi di api, un’altra larva delle tarme della farina da consumare fresca, le larve del verme della farina minore. Tutte queste leccornie sono consumabili in forma di polvere, surgelate, già cotte, al posto delle patatine. Tra gli altri otto cosiddetti novel food in attesa di approvazione - potrebbe arrivare dopo l’estate - ci sono anche i quattro cibi Frankenstein per eccellenza: bistecche, pollo, latte e uova ovviamente finti. Sono creati in laboratorio partendo dalla replicazione in bioreattori di cellule staminali e stampate in 3D o fermentate. Forse non è un caso che i più grandi stabilimenti «europei», al netto di quelli d’Israele (dove la falsa carne già si può consumare, ma accettando di firmare una liberatoria) stiano sorgendo in Olanda, la terra di Timmermans. Ad applaudire a queste scelte dell’Europa è l’Ocse, che dice: l’agricoltura e la pesca, con 8 miliardi di abitanti del pianeta, sono sotto stress, esplorare nuove risorse è una scelta obbligata. Intendiamoci, non vogliamo obbligare i consumatori che possono decidere se mangiare insetti o no, ma chi governa il problema del cibo se lo deve porre. Qui sorge una domanda: se i consumatori possono non mangiare gli insetti, cui prodest tanta comunicazione sui vermi? La risposta sta come sempre nei numeri. Il business degli insetti è stimato in Europa, da qui a tre anni, oltre 4 miliardi di dollari, quello della finta carne si proietta nel mondo a 400 miliardi di dollari entro il 2030: auto elettriche e novel food vanno di pari passo. La prima giustificazione che l’Europa dà per farci mangiare gli insetti e il finto macinato non è che ci manca il cibo, ma che le vacche inquinano e dunque bisogna trovare altre proteine. Peccato che non sia così. Partendo da uno studio dell’università di Oxford che ha cambiato la misurazione dei gas in atmosfera, pubblicato su Nature - la più prestigiosa rivista scientifica del settore - ricercatori italiani guidati dal professor Giuseppe Pulina hanno dimostrato che l’allevamento italiano contribuisce a combattere il riscaldamento globale e a mitigare il cambiamento climatico. In sostanza, si tratta di questo: le vacche emettono soprattutto metano. È stata presa in considerazione la differenza in termini di azione sul riscaldamento globale tra gli inquinanti climatici a vita breve, come il metano, e gli inquinanti climatici a vita lunga come l’anidride carbonica. La conclusione dello studio è che se un gas a effetto serra permane in atmosfera poco tempo, il suo contributo al riscaldamento globale è nullo, se le emissioni restano costanti ogni anno è negativo (cioè l’atmosfera si raffredda). Perciò - sostiene Pulina - «prendendo i dati ufficiali pubblicati dall’Ispra dal 1990 al 2020 e applicando le misurazioni di Oxford emerge che le emissione degli allevamenti italiani passano in negativo: da 206 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, calcolate con il vecchio metodo, a meno 49 milioni di tonnellate stimate con le nuove metriche». Insomma le stalle funzionano, secondo questo studio, da frigorifero. Ma Frans Timmermans non lo sa.
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