2022-12-06
«Basta allarmi su Covid e influenza»
Nel riquadro il responsabile pediatria del Buzzi, Gian Vincenzo Zuccotti (Imagoeconomica)
Gian Vincenzo Zuccotti, responsabile pediatria del Buzzi: «Non è un’emergenza sanitaria, casomai organizzativa: continua a mancare la medicina del territorio e quindi i genitori in ansia corrono negli ospedali. Ma i piccoli non rischiano quasi mai: lasciamo che i virus circolino tra loro e creino l’immunità naturale».L’ultima emergenza sembra essere l’influenza. Una malattia respiratoria non nuova, che da anni infetta larghe fasce della popolazione tra autunno e inverno. Durante la pandemia da Covid, se n’era vista poca in giro anche perché ci avevano chiusi in casa, o costretti con la mascherina all’aperto così come nei locali pubblici. Adesso che è arrivata l’epidemia australiana, torniamo a leggere e sentire previsioni catastrofiche. Questa volta, sugli effetti del virus stagionale in grandi e piccini. Toni allarmistici, soprattutto per le ricadute nei bambini. Gian Vincenzo Zuccotti, preside della facoltà di medicina e chirurgia della Statale di Milano, responsabile pediatria e pronto soccorso pediatrico dell’ospedale Sacco e dell’ospedale dei bambini Buzzi di Milano, già durante lo stato di emergenza aveva avuto parole rassicuranti per i genitori, terrorizzati dalle conseguenze del Covid sui loro figli. «Mantenendo la circolazione virale tra i piccoli si può aiutare a mantenere viva la memoria immunologica anche negli adulti», era stata una delle dichiarazioni rilasciate dal professore alla Verità. Con il supporto della scienza e della vasta esperienza clinica, smontò allarmismi, così pure l’inutile ricorso alla quarantena nelle scuole, esortando a un rapido ritorno alla normalità. A Zuccotti, oggi, abbiamo chiesto se davvero dobbiamo preoccuparci del virus stagionale galoppante.Professore, tra «impennata di casi», «assalti» ai pronto soccorso, «febbri altissime e persistenti, tossi ingestibili» ci viene dipinta un’influenza cattiva. Il suo reparto è affollato di bimbi malati?«Di altre patologie, sì, anche bronchioliti da virus respiratorio sinciziale senza però essere ai livelli dello scorso anno. L’influenza circola, come altri virus stagionali, però la bronchiolite da Rsv richiede più ricoveri. Qualche bambino ha complicanze legate alla sindrome influenzale, ma sono pochi. La grossa affluenza è al pronto soccorso».Come spiega questa corsa alla medicina d’urgenza?«L’influenza è molto diffusa come sempre, oggi ancor più visto che per due anni non ha circolato, sebbene il virus non sia così mutato da preoccupare. I bambini sono maggiormente colpiti, ma con un decorso quasi sempre benigno e che non comporta particolari rischi. In ambito pediatrico si tratta di un’emergenza organizzativa, non sanitaria».Il territorio non aiuta le famiglie?«Una volta i genitori avevano nonni, parenti di supporto che li aiutavano a contenere le ansie. Adesso cercano il conforto nel pediatra di famiglia e quando non ricevono risposta dal personale sanitario, corrono al pronto soccorso. L’abbiamo visto con il Covid, capita nuovamente con il virus stagionale perché continua a mancare la medicina del territorio».Come va curato il bimbo con sindrome influenzale?«Aiutandolo con antipiretici in presenza di raffreddore, febbre e un po’ di tosse. Idratandolo bene e senza preoccuparsi quando non ha voglia di mangiare, perché è normale. Se dopo tre giorni le condizioni non migliorano, allora si può chiamare il pediatra per capire se è opportuno che veda il piccolo, ma non serve precipitarsi al pronto soccorso».Bisogna somministrare il vaccino antinfluenzale ai bambini sani?«I piccoli con malattie croniche o patologie sottostanti sono le categorie più vulnerabili, eppure non viene mai fatto il grande sforzo di vaccinarli tutti. Nei sani, qualcuno può avere complicazioni legate all’influenza, ma ripeto: l’evoluzione è quasi sempre favorevole. Come è accaduto con i sintomi del Covid nei bambini, quasi sempre asintomatici o paucisintomatici, quando ritenevo che vaccinarli non fosse una priorità per lasciarli acquisire un’immunità naturale, così credo che si debba accettare la convivenza con i virus. Dell’influenza e di altri stagionali».Raccomandano l’antinfluenzale nei bambini, perché può contribuire a ridurre la diffusione anche nella popolazione adulta e anziana.«L’ho detto anche per il Covid, non è che dobbiamo vaccinare i bambini per proteggere gli anziani, che sanno di essere a rischio e di dover fare il vaccino ogni anno».«I vaccini antinfluenzali proteggono solo dall’influenza e dalle sue complicazioni, non da altre malattie», puntualizza un vademecum dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma. Perciò un bambino si infetta con altri virus respiratori?«Certo, magari evita l’influenza, anche se il vaccino ha una efficacia parziale nel rendere immune il bambino dalla possibilità di contrarla, ma altri virus continuano a circolare. La somministrazione riduce un po’ il carico delle infezioni che si possono prendere durante il periodo invernale, senza impedire al bimbo di ammalarsi di altri malanni stagionali. È sempre stato così».Quindi sarebbe giusto proporre la vaccinazione contro l’australiana Ah3N2 nei piccoli, senza generare allarmismo. «Un genitore decide come gli sembra più opportuno, dopo aver ricevuto le necessarie informazioni. Ma deve sapere che i bimbi sani, non vaccinati, non corrono più rischi. Non si può creare una criticità per ogni virus in circolazione». Sempre in tema di infezioni. Il Covid è ormai diventato endemico, eppure la campagna vaccinale prosegue. Non sarebbe ora di smetterla di raccomandare ai genitori di far inoculare i propri figli, pure in età pediatrica?«I vaccini anti Covid sono importanti, ma non è detto che vadano dati a tutti. Visto il comportamento che questa infezione ha avuto nei bambini, la somministrazione nelle fasce di età più bassa non la ritenevo e non la ritengo una priorità. L’essersi contagiati, in modo naturale, consentirà ai bimbi di gestire al meglio nuove, eventuali infezioni. Anche perché, che cosa facciamo? Li vacciniamo ogni quattro mesi come è stato fatto per gli adulti?»Quindi dosi solo ai piccoli in fragili condizioni di salute e perciò a rischio?«Sicuramente. La vaccinazione contro il Covid non è una strategia che si può pensare di adottare per tutti i bambini. Con il buon senso, lasciamo che acquisiscano l’infezione naturale come è avvenuto in questi due anni, senza per forza evitarla».
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