2020-01-30
Zingaretti dopo la vittoria rivendica il vanto d’essere il partito di Bibbiano
Il segretario del Pd in tv ha sostenuto che se nel paesino del reggiano il centrosinistra ha trionfato, il motivo è che la vicenda dei bimi rubati è stata una strumentalizzazione politica. Capovolgendo la realtà giudiziaria.Ringalluzzito dalla vittoria in Emilia Romagna, il placido Nicola Zingaretti è passato al contrattacco. E cosa c'è di meglio, per intorbidire le acque, dei bambini di Bibbiano? Così martedì sera, da un salotto televisivo, il segretario del Pd ha sparato a pallettoni: «Una strumentalizzazione indecente di un'azione giudiziaria. Assolutamente s'indaghi, si vada fino in fondo, ma la politica non può utilizzare processi anche gravi per raccogliere voti quando si parla di bambini e di bambine». Del resto, l'analisi dei dem non lascia spazio a tentennamenti: se nel paesino del reggiano il centrosinistra ha trionfato, il motivo è chiaro. I bibbianesi non si sono lasciati trascinare nell'agone della polemica populista. Se loro, che quelle presunte atrocità le avrebbero avute davanti agli occhi, hanno ridato fiducia al sistema, beh allora significa che è stata tutta una strumentalizzazione ignominiosa.Anzi, indecente. Concetto, a dire il vero, reiterato a più non posso. Solo una settimana fa Zingaretti assaltava ancora Matteo Salvini, reo di parlare di bambini rubati proprio nella cittadina finita nell'inchiesta Angeli e demoni: «La scelta di Bibbiano è vergognosa». E qualche tempo fa, il 4 dicembre 2019, decideva di sfogare la sua amarezza in un fragoroso post su Facebook: «La campagna indecente contro il Pd e il sindaco di Bibbiano non si dimentica. Ma oggi c'è un'altra domanda. Chi chiederà scusa ad Andrea Carletti e alle persone messe alla gogna ingiustamente?». Insomma, sulla base di un curioso concetto di giustizia, la pronuncia della Cassazione sull'«infondato» obbligo di dimora deciso per il dem Carletti, diventa quasi un'assoluzione. Peccato che i magistrati continuino a contestargli due reati non proprio bagatellari: abuso d'ufficio e falsità ideologica. «Vergognatevi!» conclude però Zingaretti. Solito monito rivolto ai soliti avversari leghisti.La furia dell'usualmente mansueto Zingaretti non ha però risparmiato nessuno. Neanche i futuri alleati grillini. Il 21 luglio 2019, durante il governo gialloblù, il mite Nicola spiegava che è «vergognoso» pure il Movimento 5 stelle: di Bibbiano farebbe meglio a non parlare. Con il Blog delle stelle che rintuzzava: «L'unica, vera vergogna, è l'atteggiamento del Pd, che tace davanti a un'inchiesta in cui sono coinvolti loro esponenti e operatori a vario livello». Ma adesso tutto è dimenticato, in nome del patto governativo e in vista di ben più organiche alleanze. I grillini, dopo aver varato una roboante quanto innocua Squadra speciale di giustizia per la protezione dei minori, si sono dimenticati di Bibbiano e dintorni. Mentre i democratici continuano ad accusare la Lega di sciacallaggio. Gli assalti sembrano nascondere un'inconfessabile corollario: meglio derubricare lo scandalo della Val d'Enza. Zingaretti e suoi fingono però di dimenticare che la Procura di Reggio Emilia, appena due settimane fa, ha notificato la chiusura dell'indagine a 26 persone, tra cui Carletti. E le accuse non solo vengono confermate, ma ne escono rafforzate: i capi d'imputazione salgono da 102 a 108. Il procuratore, Marco Mescolini, ammette che consulenze, interrogatori e analisi dei documenti hanno «integrato il quadro probatorio». E hanno fatto emergere altri orrori. Come le lettere e i regali mandati dalle famiglie naturali ai figli e mai recapitati, per convincere i bambini che padri e madri s'erano dimenticati di loro. La chiusura delle indagini ora prelude alle richieste di rinvio a giudizio. Nel mentre, la posizione di alcuni dei protagonisti di Angeli e demoni continua ad aggravarsi. Lo scorso 24 gennaio sono stati licenziati Federica Anghinolfi, dirigente dei servizi sociali dell'Unione Val d'Enza, e il suo braccio destro, Francesco Monopoli. La motivazione del provvedimento disciplinare sembra già un'implicita conferma delle accuse dei magistrati: hanno fatto pressioni «su colleghi e soggetti esterni» per indurre il tribunale dei minori di Bologna ad allontanare i minori dalle loro famiglie e poi darli in affidamento.Alcuni mesi fa già era stata licenziata un'altra assistente sociale: Cinzia Magnarelli. La donna ha confessato ai pm di aver manipolato le relazioni «sotto pressione dei superiori». Ancora una volta, il fine era lo stesso: togliere i bambini ai genitori. Magnarelli, indagata per falso ideologico e frode processuale in sette episodi, di fronte ai magistrati ha ammesso le proprie colpe. Poi ha chiesto di patteggiare la pena a un anno e quattro mesi. Ma il giudice per l'udienza preliminare, Andrea Rat, tre giorni fa, ha rigettato l'istanza. Pena troppo «esigua», «non congrua né adeguata». Per carità, magari ci sarà stata pure qualche forzatura. Magari anche da parte dei 5 stelle, con cui però il Pd vorrebbe ora stringere patti sempiterni. Ma lasciar intendere, a colpi di «vergognoso» e «indecente», che Bibbiano sia soprattutto un teatrino politico è uno spericolato capovolgimento della realtà giudiziaria emersa finora. A Zingaretti basterebbe rileggere il commissario Montalbano.
(Totaleu)
Lo ha detto Graziano Verdi, presidente della Cet (Federazione Europea della Ceramica) e vicepresidente di Confindustria Ceramica, in un punto stampa alla sede di Confindustria Ceramica a Bruxelles, nel contesto degli European Ceramic Days 2025.
(Arma dei Carabinieri)
I Carabinieri dei Nucleo Investigativo di Napoli hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare in carcere (19 soggetti, di cui 5 già detenuti per altra causa tra cui il ruolo di capo clan) e degli arresti domiciliari (2 soggetti), emessa dal Gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia per un totale di 21 soggetti gravemente indiziati di associazione di stampo mafioso, estorsione, accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti, ricettazione ed evasione e reati aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose.
Le complesse indagini svolte tra il 2022 e il 2023 dal Nucleo Investigativo Carabinieri di Napoli e coordinate dalla Dda di Napoli hanno consentito di documentare la continua operatività del clan «Licciardi» e dei gruppi criminali associati, parte del potente cartello camorristico chiamato «Alleanza di Secondigliano», storicamente attivo ed egemone nella parte settentrionale di Napoli e nella provincia e di delineare l’organigramma e i ruoli degli associati nonché di accertare la commissione di diverse condotte a scopo estorsivo a danno di commercianti, di soggetti dediti alle truffe informatiche, nei cui confronti il clan ha rivendicato parte dei proventi illeciti, e di un’occupante abusiva di una casa popolare, costretta a versare 16mila euro per continuare ad abitarla.
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