2020-03-08
Zingaretti choc: «Positivo al test». Il morbo entra nel cuore dello Stato
Il capo del Pd annuncia su Facebook: «È arrivato, ma sto bene. Coraggio!». L'ex ministro Andrea Orlando: «Vado in autoisolamento». Gianni Cuperlo lo segue. Verifiche in corso su tutte le persone che hanno frequentato il leader.Dunque il virus è arrivato al cuore dello Stato, dove nemmeno le Brigate Rosse, erano arrivate. Ci è entrato con una forza che nemmeno il terrorismo è riuscito ad esprimere: da ieri Nicola Zingaretti, segretario del Partito democratico, leader del primo partito di governo, presidente della Regione che ospita la Capitale d'Italia, è risultato positivo al test del coronavirus, ed è ufficialmente un «malato». E ha scelto di dare la notizia lui stesso, con un video messaggio su Facebook. Non è finita qui: di fonte a questa «bomba» nella stessa giornata passano quasi in secondo piano la notizia che l'ex ministro Andrea Orlando si è già messo in autoisolamento, e quella che il governatore della regione Sicilia, Nello Musumeci, si trova nella stessa situazione. È un virus federalista, apolitico, e non risparmia nessuno. Era ovvio, però, che la Rete e le tv fossero dominati dal video di Zingaretti. Espressione rassicurante, scenario cameretta, tono colloquiale, il segretario del Pd ha spiegato: «È arrivato: anche io ho il coronavirus». E subito dopo si è messo a spiegare: «I medici mi hanno detto che sono positivo al Covid-19. Sto bene ma dovrò rimanere a casa per i prossimi giorni. Da qui continuerò a seguire il lavoro che c'è da fare. Coraggio a tutti e a presto!», ha spiegato Zingaretti. Non sarà solo, in questa quarantena, visto che il politico è una delle figure professionali più esposte ai contatti sociali. Si è già messo in quarantena volontaria Gianni Cuperlo. E un intero partito rischia di essere decapitato nella sua operatività fisica. Le stesse autorità mediche che hanno disposto l'isolamento in casa per il leader dem, in linea con i protocolli, hanno attivato le verifiche sulla sua famiglia e su tutte le persone venute in stretto contatto con lui. Parenti, giornalisti, dirigenti politici, funzionari della Regione. Solo cinque giorni fa, per fare un esempio Zingaretti, nel corso della conferenza Stato-Regioni. Mentre usciva da un ascensore era circondato da una folla, quello che Propaganda live ha ribattezzato il «circo mediatico», colleghi che fanno il loro lavoro. Zingaretti aveva fermato il gruppo dicendo: «Attenti! Se qualcuno fra di noi ha il coronavirus sarebbe un guaio!». Quel qualcuno era lui, ma nessuno lo sapeva. E forse c'era già qualcun altro. Di certo molti di più dei 21 positivi che risultano nel Lazio. Così ieri è stata una giornata di guerra per la Asl che è stata costretta a stilare una lista enciclopedica e a contattare una a una le persone che sono state più vicine a Zingaretti nel lavoro di questa ultima settimana, in cui l'agenda del segretario dem e presidente della Regione Lazio era stata fittissima di incontri: cabine di regia, conferenze stampa, partecipazioni mediatiche, come la puntata di Porta a Porta. «Non ho alcun sintomo», ha detto il vicesegretario Andrea Orlando, «ma ovviamente farò dei controlli». A scopo precauzionale tutto lo staff del segretario e gli esponenti del partito che sono stati a contatto con il leader in questi giorni, si sono sottoposti al rito ormai sacrale del tampone. E in queste ore si starebbe decidendo anche sull'ipotesi di una chiusura della sede nazionale del Nazareno, in cui Zingaretti viveva, per non trasformarla in un focolaio. E il segretario ha detto parole che alludono a tuttoquesto nel suo messaggio su Facebook: «Ovviamente mi attengo e sarò seguito secondo tutti i protocolli previsti per tutti in questo momento. Sto bene e quindi è stato scelto l'isolamento domiciliare. Sto a casa e continuerò da casa a seguire quello che potrò seguire, anche la mia famiglia sta seguendo i protocolli». Ma nelle stesse ore ci si interroga sulla prima linea del governo, e sui ministri del Pd. «Ho informato il vicepresidente della Giunta regionale», spiegava Zingaretti, «così come il vicesegretario del Pd Orlando. Ho sempre detto niente panico, combattiamo e quanto mai in questo momento darò il buon esempio seguendo le indicazioni dei medici e combatto come è giusto fare in questo momento per il Paese. A presto». Prima domanda: quanto ci metterà questo messaggio a innescare un congegno mediatico implacabile? Se c'è stato un primo messaggio così rassicurante, come potrà mancarne un secondo? E se mancasse il terzo, in quanti si chiederebbero come mai non c'è stato? Mai come oggi la storia sanitaria del virus si incrocia con quella politica del Paese. Mai come oggi è stato chiaro è visibile a tutti il potenziale deflagrante contrasto fra profilassi e democrazia. Il Senato e la Camera non possono chiudere - non è accaduto neanche in guerra! - ma se il contagio dovesse arrivare (e arriverà) geometricamente anche lì, quale racconto faremo dellI'unica zona rossa che non si può recintare. Oggi Zingaretti è stato il primo Vip che ha rivelato pubblicamente il contagio, e questo lo ha di certo umanizzato. Ma non sarà sicuramente l'ultimo. Lo stadio di contaminazione che nessuno aveva previsto fino a oggi era quello tra virus, politica e istituzioni. La Casellati ha varato un nuovo regolamento, il Quirinale si blinda, il decorso dell'epidemia nel Palazzo diventerà un reality, con ottime speranze per Zingaretti che non ha ancora 55 anni (ed è statisticamente nella media di coloro che guariscono) e con molti timori per quelli che sono più anziani. Ci muoviamo per la prima volta in acque inesplorate.
Nucleare sì, nucleare no? Ne parliamo con Giovanni Brussato, ingegnere esperto di energia e materiali critici che ci spiega come il nucleare risolverebbe tutti i problemi dell'approvvigionamento energetico. Ma adesso serve la volontà politica per ripartire.