2022-09-15
Kiev sguinzaglia i nazisti a caccia di traditori
Volodymyr Zelensky (Ansa)
Pugno duro del governo ucraino contro i presunti collaborazionisti di Mosca nei territori riconquistati. Sui social spuntano le liste di proscrizione gestite da ultranazionalisti. La vicepremier: «Dodici anni di carcere ai docenti che hanno adottato programmi russi».Armenia e Azerbaijan: scambio di accuse per la fine della tregua. Appello del Papa per il cessate il fuoco.Lo speciale contiene due articoli.L’efficace controffensiva ucraina nel Nord Est del Paese e la riconquista di territori invasi dall’armata russa non porta con sé solo il pericolo di un inasprimento della guerra e di feroci rappresaglie di Putin. Nelle regioni strappate ai russi, infatti, è iniziata una feroce caccia ai collaborazionisti. E le vittime, come sempre, sono i civili. Che i cosiddetti «traditori» vengano ricercati e condannati non sorprende. È accaduto in tutte le guerre, in qualsiasi Paese, in ogni epoca. «L’Ucraina è cambiata, non ci saranno sentimentalismi nei confronti dei collaborazionisti», ha chiarito l’altro ieri Alexei Arestovich, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, specificando che chi, nei territori riconquistati dalle truppe di Kiev, ha ottenuto il passaporto russo volontariamente e «appoggia attivamente la Russia», sarà processato «per alto tradimento». Ma la ricerca dei presunti filorussi, incitata dalle istituzioni di Kiev, rischia di prendere le sembianze di un vero e proprio rastrellamento. Numerosi sono i gruppi Telegram in cui vengono diffuse foto e generalità di cittadini accusati di essere complici o di aver simpatizzato per gli «orchi» russi. Il gruppo più attivo si chiama «Traditori e collaboratori di Volchansk (cittadina nell’oblast di Charkiv, nda)» ed è gestito da Pravy Sektor («Settore destro») organizzazione paramilitare ucraina di stampo neo nazista. Pravy Sektor, lo ricordiamo, è la principale responsabile delle violenze di Euromaidan del 2014, che portarono al rovesciamento del governo filorusso di Viktor Janukovic e costarono la vita a oltre un centinaio di manifestanti. Il battaglione è responsabile inoltre della mattanza del 2 maggio 2014 alla Casa dei sindacati di Odessa, dove furono uccise decine di civili, accusati di essere filorussi, che sono stati bruciati vivi o picchiati a morte. Mattanze rimaste impunite dalle istituzioni di Kiev, come i numerosissimi episodi violenti compiuti anche dagli altri gruppi di estrema destra, fiorenti in Ucraina. Nel 2021, Dmitry Kotsyubaylo, comandante di Pravy Sektor, ha addirittura ricevuto dal presidente Zelensky il titolo di «Eroe dell’Ucraina», mentre Dmitry Yarosh, ex leader dell’organizzazione, è stato nominato consigliere del comandante in capo delle forze armate ucraine. I gruppi Telegram nati dopo la ritirata russa sono vere e proprie liste di proscrizione. Sotto le foto di civili ucraini sono riportate nomi, età e le accuse: «Vive nel villaggio di Chervona Khvyla. Ha collaborato con gli orchi (i russi, nda) ha riparato il loro equipaggiamento militare», si legge sotto la foto di un uomo di mezza età; «Erano felici per l’arrivo dei russi. Lei si è offerta volontaria per collaborare e voleva lavorare come infermiera scolastica», riferito all’immagine di una coppia di trentenni; «Questo paramedico anziano e la sua partner hanno lavorato con gli orchi fin dai primi giorni e spinto gli altri dipendenti a imitarli», si legge invece sotto la foto di un signore coi capelli bianchi. Ma la categoria che raccoglie più astio è quella dei docenti e presidi, accusati di aver iniziato o continuato a insegnare nelle scuole, adottando la lingua e il programma russo e accettando lo stipendio offerto dagli invasori. D’altronde, sugli insegnanti, è proprio Kiev ad aver adottato il pugno duro. La vicepremier ucraina, nonché ministro della Reintegrazione dei territori occupati, Irina Vereshuck, due giorni fa ha annunciato che gli insegnanti russi, trasferiti nelle ex zone occupate, rischiano fino a 12 anni di carcere, così come i docenti ucraini che hanno accettato di applicare i programmi di Mosca nelle zone non controllate da Kiev, con le accuse di «crimini contro lo Stato» e «collaborazionismo». Per loro, inoltre, non saranno fatti scambi e non sarà applicata la convenzione di Ginevra, non essendo dei combattenti. Mosca, dal canto suo, ha negato che i docenti già arrestati siano cittadini russi, affermando che si tratta di civili ucraini, ma ha avviato una propria indagine sulle detenzioni. Al momento, resta ignoto il numero degli insegnanti arrestati da Kiev. Eloquenti invece gli ultimi aggiornamenti sul gruppo telegram dei nazisti di Pravy Sektor: «Secondo le ultime informazioni dalla città di Volchansk, il lavoro sui collaboratori è iniziato e le ispezioni delle case sono già state avviate». Nel frattempo, i media russi hanno pubblicato video di lunghe colonne di automobili di civili ucraini in fuga dall’Oblast di Kherson, verso la Russia, per il timore di un peggioramento degli scontri nella regione ma, anche, delle rappresaglie delle autorità e delle milizie ultranazionaliste ucraine contro i presunti traditori. Un dramma per i civili in guerra che non trova spazio tra le cronache degli scontri, occupate dal tifo da stadio e da un esagerato ottimismo sulle sorti del conflitto e la vittoria dell’Ucraina.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/zelensky-ucraina-traditori-2658215300.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="ancora-scontri-armenia-azerbaijan-erdogan-sempre-alleati-di-baku" data-post-id="2658215300" data-published-at="1663239156" data-use-pagination="False"> Ancora scontri Armenia-Azerbaijan. Erdogan: «Sempre alleati di Baku» Come si poteva facilmente immaginare la tregua tra armeni e azeri non ha retto che per qualche ora e la giornata di ieri è trascorsa con l’Armenia e l’Azerbaijan che si sono accusati reciprocamente di aver violato l’intesa. Si tratta di una tregua fragilissima tra due Paesi che nel 2020 hanno combattuto per 44 giorni, nei quali trovarono la morte 6.600 persone. Armenia e Azerbaijan, oltre a bombardarsi, continuano ad accusarsi reciprocamente degli attacchi sui rispettivi territori, dopo che almeno un centinaio di soldati di entrambe le parti sono morti . Come sempre sono i civili a pagare il prezzo più alto e secondo Kristina Grigoryan, Commissario per i diritti umani di Erevan, citata dall’agenzia russa Tass, più di 2.750 civili sono stati evacuati dalla zona di frontiera armena a causa dei bombardamenti azeri sulle regioni armene di Gegharkunik e di Syunik e la maggioranza di loro sono donne, bambini e persone anziane. Il primo ministro di Erevan, Nikol Pashinyan, citato dall’agenzia russa Ria Novosti, ha annunciato «di essere pronto a restituire unilateralmente i corpi in linea con la legge umanitaria internazionale e i valori umanitari». Intanto l’Armenia ha ufficialmente chiesto l’intervento dell’Organizzazione del trattato di sicurezza collettivo (Csto), guidata da Mosca, per «ristabilire l’integrità territoriale del paese». L’offensiva azera e la richiesta armena alla Csto mettono Mosca in grande imbarazzo. La Russia, che in questo momento non può certo aprire un nuovo fronte, non ha mai sostenuto apertamente le rivendicazioni territoriali armene nei confronti dell’Azerbaijan, cercando di imporsi come mediatrice tra le parti e spingendo per un compromesso. Secondo Fabrizio Napoli, ricercatore del centro studi Itss Verona, «finora, l’unico intervento della Csto è stato nel gennaio 2022 su richiesta del Kazakistan. All’epoca, la Russia inviò nel Paese un contingente di forze speciali per sedare le proteste contro il governo kazako. Il contingente era costituito da 3.000 uomini, mentre gli altri paesi membri ne mandarono tra i 50 e i 600. Va da sé che la credibilità dell’organizzazione dipende molto dalla Russia. Dati i buoni rapporti tra Azerbaijan e molti Paesi membri della Csto, così come con la Russia stessa, è altamente improbabile un intervento dell’alleanza. Costoro potrebbero concordare piuttosto un aumento delle forniture all’Armenia senza dimenticare che agli occhi di Baku la Russia rimane un ostacolo per la risoluzione del conflitto in Nagorno-Karabakh». Poi Filippo Napoli aggiunge: «La Russia e l’Azerbaijan sono competitori nel settore energetico. Baku ha provato ad affermarsi in Europa come un’alternativa alle forniture di gas russo e come uno snodo per quelle provenienti dall’Asia centrale. Con l’invasione russa dell’Ucraina, l’influenza dell’Azerbaijan in Europa è destinata a crescere». Ieri il ministero della Difesa armeno ha accusato le forze dell’Azerbaigian di avere sparato contro un’automobile dei servizi di sicurezza russi che si trovava nella zona degli scontri di frontiera. Il veicolo, secondo l’agenzia stampa russa Tass, «stava svolgendo una missione umanitaria», mentre le autorità non hanno confermato o smentito i fatti. Delle nuove tensione tra armeni e azeri ha parlato Papa Francesco al termine della messa celebrata ad Astana (Kazakistan): «Ho appreso con preoccupazione che in queste ore si sono accesi nuovi focolai di tensione nella regione caucasica. Continuiamo a pregare perché anche in questi territori sulle contese prevalgano il confronto pacifico e la concordia». Mentre il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha attaccato l’Armenia, accusandola di aver violato in modo «inaccettabile», gli accordi presi con l’Azerbaigian dopo il conflitto del 2020. «Il mondo intero sappia che, come sempre, stiamo dalla parte dei nostri fratelli dell’Azerbaigian», ha aggiunto Erdogan.