2024-09-26
Zelensky usa la carta del pericolo nucleare. Ma Trump lo snobba
Volodymyr Zelensky durante il discorso alle Nazioni Unite (Ansa)
Il leader ucraino all’Onu: «Putin attacca le centrali». Fonti tedesche: «Blitz al Nord Stream preparato prima del conflitto».Dopo l’intervento, martedì, di Giorgia Meloni, ieri alla settantanovesima assemblea generale delle Nazioni Unite è stata la giornata di Volodymyr Zelensky, che ha parlato nella sessione mattutina subito dopo la Repubblica Ceca. Il presidente ucraino, per perorare la causa del suo Paese, è partito dalla minaccia nucleare rappresentata dagli attacchi russi alle centrali ucraine, minaccia che riguarderebbe da vicino non solo Kiev ma anche l’Europa. Se lo scopo era quello di assicurarsi ulteriore sostegno internazionale, potrebbe in realtà trattarsi di un autogol. «Poiché la Russia non può sconfiggere la resistenza del nostro popolo sul campo di battaglia, Putin sta cercando altri modi per spezzare lo spirito ucraino», ha affermato Zelensky nel suo discorso. «Uno dei suoi metodi è prendere di mira la nostra infrastruttura energetica». «Qualsiasi attacco missilistico o di droni», ha continuato più avanti, «qualsiasi incidente critico nel sistema energetico potrebbe portare a un disastro nucleare. Un giorno così non deve mai arrivare. Mosca deve capirlo, e questo dipende in parte dalla vostra determinazione a mettere pressione sull’aggressore».Qualcosa di simile è stato affermato dallo stesso Zelensky anche il giorno precedente, quando, intervenendo questa volta in una sessione dedicata all’Ucraina nel Consiglio di sicurezza dell’Onu, ha affermato che la Russia deve essere costretta alla pace. «Putin ha infranto così tante norme e regole internazionali che non si fermerà da solo», ha dichiarato in quell’occasione, «la Russia può essere solo costretta alla pace», lasciando intendere che soltanto l’azione militare di Kiev possa indurre il Cremlino a deporre le armi. «Raggiungeremo la vittoria, non abbiamo dubbi», ha replicato il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, in un’intervista rilasciata alla Tass dopo il suo arrivo a New York. «Siamo diventati veramente uniti di fronte alla guerra che l’Occidente ha scatenato contro di noi per procura dell’Ucraina», ha anche aggiunto. E Vladimir Putin ha ribadito che Mosca «prenderà in considerazione» l’impiego di armi nucleari a scopo di difesa nel caso abbia «informazioni attendibili su un lancio massiccio di armi aeree e spaziali che oltrepassino il confine di Stato» russo. Nel discorso di ieri, il leader ucraino ha poi continuato con la sua proposta di pace giusta. «La pace è necessaria e deve essere una pace reale, giusta», ha detto il presidente. «Purtroppo, all’Onu è impossibile risolvere veramente ed equamente le questioni di guerra e pace, perché troppo nel Consiglio di Sicurezza dipende dal potere di veto. Quando l’aggressore esercita il potere di veto, l’Onu è impotente nel fermare la guerra. Ma la formula di pace può». Zelensky, il quale ha anche dichiarato che «l’Ucraina vuole la fine di questa guerra più di chiunque altro nel mondo», ha ritirato fuori la sua formula di pace del 2022, quella che, tra le altre cose, prevede di riportare i confini a prima del 2014, stigmatizzando ogni possibile alternativa. Tuttavia, la potenziale minaccia nucleare è ciò che induce molti attori internazionali, temendo una pericolosa escalation, a propendere per un compromesso diplomatico, che necessariamente chiede a entrambi gli schieramenti di rinunciare a qualcosa. Invocarla potrebbe non essere una strategia vincente, se l’obiettivo è quello di continuare il conflitto a oltranza. A quanto pare, invece, Donald Trump non incontrerà il presidente Zelensky durante la sua permanenza in Usa, al contrario di quanto era trapelato in precedenza. Fonti della campagna elettorale del tycoon consultate dal Politico hanno riferito che al momento non è stato programmato alcun faccia a faccia. Secondo alcune indiscrezioni, Trump si sarebbe irritato per il fatto che domenica Zelensky abbia visitato una fabbrica di munizioni a Scranton, città natale di Joe Biden in Pennsylvania. A poco più di un mese dalle elezioni, però, il significato politico della scelta potrebbe andare ben oltre un fastidio. In un discorso tenuto martedì in Georgia, l’ex presidente ha dichiarato che gli Stati Uniti devono tirarsi fuori da questa guerra. «Biden e Kamala ci hanno portato dentro questa guerra in Ucraina, e ora non riescono a tirarci fuori», ha detto Trump. «Penso che saremo bloccati in questa guerra a meno che non sarò io il presidente. Io negozierò e risolverò la situazione». La strategia politica, in vista delle elezioni, sembra chiara.Intanto, il settimanale tedesco Der Spiegel ha rivelato che il sabotaggio al gasdotto Nord Stream sarebbe stato effettuato da una squadra di sommozzatori ucraini sotto la guida di un ex ufficiale dei servizi segreti di Kiev. Secondo fonti riservate consultate dal periodico, l’ex ufficiale avrebbe addestrato la squadra e poi l’avrebbe inviata in missione. I costi dell’operazione (quasi 300.000 euro) sarebbero stati sostenuti da privati, mentre il piano, secondo tali fonti preparato prima dell’invasione russa, sarebbe stato autorizzato dall’allora comandante in capo delle Forze armate ucraine, Valery Zaluzhny, tenendo all’oscuro il presidente ucraino. Una ricostruzione rilevante, benché suoni in parte come un tentativo di salvare l’immagine di Zelensky e, con essa, il sostegno sempre più declinante all’Ucraina.