2023-10-12
Zelensky fa una comparsata alla Nato per mettere pressione all’Occidente
Volodymyr Zelensky e Alexander De Croo (Ansa)
Il presidente si «imbuca» alla riunione dei ministri degli Esteri, ovviamente catalizzata dalla crisi nella Striscia. Prima elogia Israele (che criticò per mesi), poi batte cassa su armi e aiuti. E la butta lì: «Potrei ricandidarmi».Hamas e Putin sono la stessa cosa, «terroristi», ed è per questo che è necessario sconfiggerli. Volodymyr Zelensky piomba a sorpresa su Bruxelles al quartier generale della Nato, proprio nel giorno in cui è in programma anche la riunione dei ministri della Difesa, e fa di tutto perché sulla guerra in Ucraina non calino l’attenzione e l’impegno dell’Occidente. Come sempre, chiede anche armi e fondi, con gli Stati Uniti che annunciano aiuti per altri 200 milioni di dollari. Ma il timore inconfessabile che Washington ora abbia altre priorità, dopo l’attacco subito da Israele, c’è tutto. E forse non è un caso che il presidente ucraino punti decisamente sulla Nato. Zelensky, vestito come d’abitudine in stile paramilitare, si presenta di mattina alla sede della Nato, dove è prevista anche una riunione dei ministri della Difesa del patto atlantico. Ottiene una serie incontri e viene accolto con calore dal segretario generale Jens Stoltenberg. Il tema del giorno non può che essere la difesa di Israele dall’aggressione di Hamas. Il presidente ucraino è un politico esperto e quindi attacca dal tema più caldo. «Terroristi come Putin, o come quelli di Hamas, tentano di tenere le nazioni democratiche come ostaggi», riassume Zelensky, «e vogliono conquistare il potere su coloro che combattono per la libertà». «I terroristi non cambieranno mai. Devono solo perdere e questo significa che noi dobbiamo vincere». Poi, nel corso di una rapida conferenza stampa con il capo della Nato, ribadisce il parallelismo con un invito pressante: «Se posso dare una raccomandazione ai leader dell’Occidente, è che non facciano sentire la popolazione israeliana sola. Non sto parlando di sostegno alle istituzioni, ma alle persone che hanno subito gli attacchi».Il 24 settembre del 2022, il presidente ucraino si era lamentato con diversi media francesi di una certa, presunta, indifferenza di Tel Aviv. Ecco, per esempio, che cosa aveva dichiarato a Tg5 Monde 13 mesi fa: «Israele non ci ha dato nulla. Zero. Capisco che siano in una posizione difficile con la Siria e con la Russia…». Zelensky aveva raccontato che l’Ucraina aveva chiesto armi, in particolare sistemi antiaerei, e aveva comunque riconosciuto che dallo Stato ebraico non erano mancati gli aiuti umanitari. In queste ore, l’invito del leader ucraino a non lasciare Israele nella solitudine è ovviamente un messaggio subliminale: non dimenticatevi di noi. Una nuova emergenza esplode in Medio Oriente e l’Ucraina, dopo 20 mesi di guerra, rischia di passare in secondo piano per tutto l’Occidente e per i suoi arsenali. Zelensky parla chiaro e ostenta prudenza: «È l’ultima parte della guerra, non è il suo centro. Il primo periodo fu l’occupazione, seguito dall’arresto dell’avanzata e dalla presa dell’iniziativa. Le paure che abbiamo sono tante: i soldi, le armi, ma siamo nell’ultima parte, la più dura». Almeno a parole, nessun appello del presidente in mimetica cade nel vuoto. Stoltenberg lo rassicura: «Noi siamo al fianco dell’Ucraina, è importante per tutta la Nato. Oggi ci sarà il Gruppo di contatto, e mobiliteremo più supporto» per Kiev. E fianco a fianco ha ribadito a Zelensky: «La battaglia dell’Ucraina è la nostra e noi vi aiuteremo finché sarà necessario». Su questo i dubbi sembrano pochi, ma se la guerra dovesse trascinarsi ancora a lungo le valutazioni su ciò che è «necessario» (e su ciò che sarebbe inutile o controproducente) potrebbero anche divergere. Kiev teme un qualche disimpegno di Washington, impegnata ad aiutare Israele, ma ieri ha ricevuto un segnale rassicurante. Il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin ha annunciato un nuovo pacchetto di aiuti militari da 200 milioni. Nel nuovo stanziamento sono compresi missili a corto raggio e munizioni per i razzi Himars e missili anticarro Tow. In totale, gli Stati uniti hanno speso per l’Ucraina 43,9 miliardi di dollari dall’inizio del conflitto. Il presidente ucraino ringrazia e conferma di contare molto sul supporto del presidente Joe Biden. Ma le elezioni incombono e non solo negli Usa. Ai giornalisti che gli chiedono se si ricandiderà alle presidenziali ucraine del 2024, Zelensky risponde che lo farà, ma solo nel caso ci sia ancora la guerra: «Se la guerra finisse, no. Ma se continuasse non posso scappare durante la guerra». Alla fine, l’ombra dell’attacco a Israele si allunga comunque anche sull’Ucraina. E il suo presidente termina il blitz a Bruxelles con un ultimo allarme: «La Russia spera di sicuro di usare questa situazione per dividere il supporto internazionale all’Ucraina, la Russia e non solo». «Certamente c’è il pericolo che altre tragedie nel mondo cambino la disponibilità dei nostri partner», ammette, «ma oggi ho chiesto ai nostri partner se il loro supporto si ridurrà e hanno detto di no». Soldi e armi non sono infiniti, però. Neppure per gli Usa.