
Il pubblicitario ex Rai, Alberto Contri: «Sono stato minacciato per avere detto che si nasce da un uomo e una donna. È la dittatura del pensiero».Ripartire dallo studio e dalla competenza, per un nuovo Rinascimento del Paese. Alberto Contri - unico creativo italiano mai entrato nell'associazione europea delle agenzie di pubblicità (Eeaa), per cinquant'anni ai vertici di multinazionali e associazioni di settore - è sicuro occorra formare una «resistenza» di fronte al «degrado». Già consigliere Rai, poi amministratore delegato di Rainet e oggi docente di comunicazione sociale in varie università, ha presieduto per vent'anni la fondazione Pubblicità progresso. Lo sentiamo a pochi giorni dalla possibile calendarizzazione, mercoledì, del voto al Senato sul disegno di legge Zan, contro l'omotransfobia e la misoginia. Con il filosofo e presidente onorario della Fondazione Feltrinelli, Salvatore Veca - «e per fortuna, perché così è chiaro a tutti che non si tratta di cosa di destra o di sinistra» - ha fondato i Gru, e cioè i Gruppi di resistenza umana. «Un'idea ingenua, non pensi che non ne sia consapevole, ma da qualche parte dobbiamo pur ripartire. Lei lo sa che sono stato massacrato da dei “troll" (disturbatori, ndr) online per tre mesi solo per aver detto che i bambini nascono da un uomo e una donna?». Se la mette così sgombriamo subito il campo dai fraintendimenti: ai suoi Gru si possono iscrivere anche gli omosessuali?«Ma che domande mi fa, certamente, già ce ne sono». Era per chiarire. Vi siete dotati di un manifesto, dove volete arrivare?«Girando l'Italia a far seminari e lezioni ho incontrato professionisti, studiosi, manager, gente in gamba che si fa il mazzo e che viene isolata perché cerca di difendere l'educazione, la formazione, il culto del bello e del sapere, il reale rispetto di ogni visione del mondo e delle relazioni senza che nessuna debba prevalere sull'altra. Il progetto è semplice: stringere amicizie, confrontarsi, riconoscersi, ricostruire una rete sociale che si è smagliata». Su Internet?«Consente la condivisione delle idee. Oggi c'è un blog, presto ci saranno incontri, convegni, iniziative. Per aderire abbiamo creato un indirizzo di posta elettronica con Protonmail, canale di comunicazione svizzero, criptato e protetto da ingerenze di ogni tipo».Addirittura?«Non ho bisogno di ricordarle le recenti censure di Twitter o di Facebook. Siamo controllati dai calzini alla radice dei capelli. I nuovi social che consentono di non essere tracciati già esistono, servono per parlare di cose serie».Quali pensa siano i più grossi guai di oggi?«Da una parte il transumanesimo che viene dalla Silicon Valley, che confonde l'enorme possibilità dell'intelligenza artificiale con le capacità del cervello umano. Dall'altra, a ganascia, c'è il guaio del politically correct». Perché il politically correct è così grave?«Perché si basa su un equivoco. Che gli omosessuali siano stati maltrattati per decenni, è sacrosanto denunciarlo. Che si debbano rispettare le scelte delle singole persone: ci mancherebbe. Ma siamo arrivati al punto che se dici che solo la procreazione tra uomo e donna è naturale vieni attaccato con violenza. Verbale, nel mio caso».Pochi giorni fa un'aggressione definita omofoba a Roma, in metropolitana. Botte da orbi.«E c'è bisogno della legge Zan per punire quel mascalzone? Le leggi ci sono già, e sufficienti, per metterlo in galera. Se fanno una legge per l'omofobia ne rivendico una per l'eterofobia, perché le ribadisco che chiunque difenda la famiglia naturale viene bollato come nazista o fascista. Ho avuto tante fortune nella mia vita, una di queste è l'amicizia con tre grandi personalità della nostra musica, letteratura, arte: Lucio Dalla, Franco Zeffirelli, Giovanni Testori».E con Dalla, Zeffirelli o Testori, non avete mai parlato di discriminazione?«Glielo giuro: mai un minuto perdemmo a parlare di questioni come la loro vita sessuale. La vivevano senza imporla a nessuno, proponevano sé stessi per quel che avevano studiato o sapevano fare. Altro che Achille Lauro e tutti quelli che ci impongono oggi come intelligenti interpreti della cultura. Vedo poca competenza e tanta imitazione. La cantante Madame dalla copertina di Sette, supplemento del Corriere della Sera, ci dice che certe mattine si sveglia più maschio altre più femmina. L'antropologo interpellato sulle stesse pagine sostiene che l'identità sia roba superata, e che ormai occorra solo cercare somiglianze. Peccato che l'identità sia, al contrario, un concetto centrale per l'uomo. Che se non sa chi è, non riesce a entrare in dialogo con gli altri».Per lavoro lei si occupa anche di identità dei marchi. «E infatti penso che occorra anzi valorizzare ogni singola differenza: donna, uomo, transessuale, omosessuale. Ciascuno ha la sua peculiarità. Non siamo tutti uguali. I media propongono come normalità assoluta l'essere “fluidi", pur di saltare sul carro dell'aria che tira. Irresponsabile. È un attacco alla cultura millenaria della società. I popoli si sono da sempre distinti per le loro credenze, tradizioni, abitudini. Mi chiedo a chi venderanno i loro prodotti le multinazionali che fanno spot sulla famiglia non tradizionale, se un giorno nessuno farà più figli. La curva demografica è lì da vedere». La pensano come lei anche i suoi giovani studenti di comunicazione?«Ci sono quelli che non credono più a niente e finiscono per credere a tutto, come diceva Chesterton. E poi ci sono gli altri che si impegnano per laurearsi con 110 e lode e guadagnarsi un lavoro». Questi ultimi sono la maggioranza?«Un 30% degli studenti, direi. Tanti sono imbevuti dalla mollezza dei costumi, non hanno sogni. Molto spesso però si riesce a ragionare insieme. E imparo molto anche io da loro. Altrimenti non insegnerei da vent'anni: fosse per i soldi, avrei fatto meglio a far l'idraulico». Torno sul ddl Zan. I promotori dicono che è una battaglia senza colore politico. Concordano anche alcuni di Forza Italia. Pure lei concorda?«Il rischio è invece ben preciso: se passa, porta a una dittatura del pensiero. Tra le pieghe della legge c'è il finanziamento ai corsi sulla diversità, un cavallo di Troia dalle proporzioni gravissime per la teoria gender. La legge dello Stato già perseguita i picchiatori, qui si vuole imporre un pensiero culturale e si rischia la dittatura della tolleranza. Ben venga chi, come Platinette, riconosce che in televisione c'è una overdose Lgbt. Non potrò, ad esempio, essere libero di dare del cretino a un gay, quando vorrei essere libero di dirlo a chiunque lo sia. Il battaglione del politically correct taccia di oscurantismo chiunque si opponga a una legge che è oscurantista per natura». Gli ultimi giorni sono stati all'insegna, anche, delle capogruppo donne del Partito democratico. «Che stupidaggine. Conosco Enrico Letta dalla frequentazione in Aspen (associazione privata di soci che si basa su un confronto e dibattito a porte chiuse, ndr) quando rappresentavo la Rai. Sinceramente mi aspettavo di più da lui. Al posto di ideali, sta andando a caccia di voti, ma l'abbraccio con i 5 stelle è mortale. Ius soli e legge Zan come bandiere? Mi cascano le braccia. Si acchiappano voti su quel che va di moda, se ne perdono proprio perché si è smarrita l'identità. Così come l'hanno smarrita i giornali che perdono copie».E così non approva nemmeno le quote rosa?«Le racconto un altro aneddoto personale. Mia sorella si chiama Fernanda Contri ed è stata la prima donna giudice della Corte costituzionale. Sa che cosa mi ha sempre detto, lei che è più grande di me? Che le quote rosa sono una colossale stupidaggine, perché o ci sono donne in gamba, o non puoi mettere qualcuno senza competenze in certi ruoli».Di recente ha pubblicato un pamphlet piuttosto scomodo, La sindrome del criceto. Una malattia che blocca il Paese. Una proposta per rimetterlo in moto (edizioni La Vela). Chi sono i criceti oggi?«Mi è stato spiegato che il criceto è stato fatto dalla natura per scappare ai predatori, ma da quando è diventato un animale da salotto rischia la depressione e la morte: per questo occorre che continui a correre. Solo che il poverino si tiene in forma, ma non serve a niente. Così, me la prendo con le classi dirigenti che dovrebbero guidare il Paese: dagli innovatori a oltranza ai promotori di un pensiero unico. Certe imprese si vantano di organizzare corsi di gender per i figli dei dipendenti, gli insegnanti li inseriscono nei programmi. Il libricino è pieno di citazioni, perché sono certo che per vedere lontano occorre salire sulle spalle dei giganti. Lo studio, si ritorna qui». Non definirà pure Mario Draghi un criceto. «Sospendo il giudizio, stiamo a vedere. Avevo grande aspettativa. ma sulla gestione della pandemia non ho visto grande discontinuità con il precedente esecutivo. La comunicazione è stata finora modesta, ondivaga, con l'utilizzo di testimonial tipo Chiara Ferragni che non sono stati convincenti. Ora cercano testimonial per il vaccino? Concetto abusato, superato. Serve quello che in gergo i pubblicitari chiamano “insight", vale a dire la molla che ti fa scattare l'adesione alla proposta. E poi non mi faccia parlare delle case farmaceutiche, che per lavoro ho conosciuto da vicino: quando leggi i loro fatturati qualche dubbio viene a chiunque, no?».
Giorgia Meloni (Ansa)
A beneficiarne è stato soprattutto chi guadagna fino a 15.000 euro (-7%) e fino a 35.000 euro (-4%). Corsa agli emendamenti alla manovra. Leo: «Dall’aumento dell’Irap potremmo escludere automotive e logistica».
Ormai è diventato un mantra, una litania che la sinistra, con il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che fa da apripista, ripete da giorni. È una legge di bilancio che diminuisce le tasse ai «ricchi», che dimentica le classi meno abbienti, una manovra squilibrata a vantaggio di pochi. La risposta del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è che è stata effettuata invece un’operazione di riequilibrio a vantaggio del ceto medio, che nelle precedenti leggi di bilancio era stato sacrificato per concentrare risorse sulle famiglie in maggiore difficoltà. C’è quindi un filo conduttore che segna gli anni del governo Meloni, ovvero la riduzione complessiva del carico fiscale, come annunciato nel programma elettorale, che si realizza per tappe dovendo sempre rispondere ai vincoli di bilancio e agli obiettivi di rientro del deficit concordati con la Ue. Obiettivi che dovrebbero essere raggiunti con il calo del deficit sotto il 3% del Pil, in anticipo sulla tabella di marcia.
Ursula von der Leyen (Ansa)
- La Commissione vuole gli euro-Bond: è pronta a creare un’agenzia d’intelligence al servizio (segreto) della von der Leyen, per rafforzare i poteri limitati di cui l’organizzazione dispone oggi. I funzionari borbottano. La giustificazione? La solita: Putin.
- Coldiretti catechizza gli eurodeputati e annuncia proteste contro il bilancio per la Pac.
Lo speciale contiene due articoli.
Nel 2025 la Bce ha tagliato di 1 punto gli interessi, ma i prestiti casa sono diventati più cari. Su un fisso (9 su 10 lo preferiscono al variabile) da 150.000 euro a 25 anni il salasso è di 600 euro all’anno. Motivo? I mercati non credono possano esserci altre sforbiciate.
La Bce taglia i tassi o comunque non li aumenta e i mutui per comprare casa sono sempre più cari. È questo il paradossale fenomeno con il quale devono fare i conti le famiglie italiane che hanno deciso di indebitarsi pur di coronare il sogno di una vita: l’abitazione di proprietà. Tanto per intenderci: nel 2025, la Banca Centrale Europea ha limato per quattro volte il costo del denaro portandolo dal 3 al 2%. Si poteva sperare in qualcosa in più soprattutto con un Europa che cresce a ritmi lentissimi e con un’inflazione tutto sommato stabile, ma tant’è.
(Arma dei Carabinieri)
Il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Salvatore Luongo assieme al ministro della Difesa Guido Crosetto hanno presentato all'Auditorium Parco della Musica di Roma, il Calendario Storico dell’Arma dei Carabinieri edizione 2026.
Giunto alla sua 93ª edizione, il Calendario Storico si conferma uno dei prodotti editoriali più apprezzati e collezionati: oltre 1.200.000 copie stampate, traduzioni in otto lingue — inglese, francese, spagnolo, tedesco, portoghese, giapponese, cinese e arabo. Versioni anche in sardo e friulano.
L'articolo contiene un video e una gallery fotografica.
Diffuso in scuole, uffici e famiglie, il Calendario è da decenni un simbolo di identità e memoria collettiva, capace di unire generazioni diverse e di rinnovare, anno dopo anno, il legame profondo tra l’Arma e il Paese.
Con le sue tavole d’arte e i suoi racconti di vita reale, rinnova un messaggio di fiducia, autorevolezza, solidarietà e spirito di servizio: la certezza che, anche nei momenti più difficili, «accanto ad ogni cittadino c’è un Carabiniere».
L’evento, condotto da Paola Perego, si è svolto in un clima di grande partecipazione ed emozione, alla presenza anche del Vice Presidente del Senato Licia Ronzulli, del Ministro della Salute, Orazio Schillaci, del Sottosegretario di Stato al Ministero della Difesa, Isabella Rauti e del Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Luciano Portolano, di rappresentanti delle Magistrature, oltre ad di autorità civili, militari, religiose ed esponenti del mondo della cultura e dell’informazione.
Il tema scelto per l’edizione 2026 è «Eroi quotidiani», un omaggio a tutte le donne e gli uomini dell’Arma che, ogni giorno, operano silenziosamente al servizio del Paese, nelle città e nei piccoli comuni, in Italia e all’estero.
Attraverso un linguaggio che unisce arte e letteratura, il Calendario racconta il volto umano dell’Arma e la sua vicinanza alle comunità.
Un racconto di impegno e speranza: nell’introduzione al Calendario, il Comandante Generale invita a guardare al nuovo anno con fiducia e responsabilità, ricordando che «A chi fa progetti di vita, non di morte, dedichiamo il Calendario. A loro offriamo il costante impegno, l’incessante dedizione, in una parola: la cura».
Le tavole, realizzate dall’artista René (Luigi Valeno), maestro della nuova Pop Art italiana, rappresentano con uno stile vivace e luminoso i Carabinieri protagonisti della vita quotidiana del Paese.
Ogni immagine mostra uomini e donne dell’Arma nel pieno del loro servizio — tra la gente, nei centri urbani, nei paesaggi naturali e nei luoghi simbolo della cultura italiana — restituendo un’idea di presenza costante, dedizione e vicinanza al Paese.
Le opere di René trasformano così il linguaggio della Pop Art in un omaggio alla quotidianità dei Carabinieri, celebrandone l’impegno, la professionalità e lo spirito di umanità che da sempre ne contraddistinguono la missione.
I testi che accompagnano le diciannove tavole, affidati ancora una volta alla penna di Maurizio De Giovanni, costituiscono un racconto unitario, sviluppato attraverso la lettera di un giovane Carabiniere, appena arruolato, che racconta ai suoi genitori le ragioni della sua scelta e l’esempio che ne trae. In essa il militare, con voce sincera e partecipe, narra episodi di generosità, slancio e altruismo che riassumono le difficoltà e le soddisfazioni di una scelta di vita fondata sul servizio al prossimo ed alla Nazione e le responsabilità di questa missione.
Le parole del giovane, piene di entusiasmo e di rispetto per la divisa, si intrecciano con episodi di altruismo e coraggio tratti dalla quotidianità, restituendo un mosaico di umanità e dedizione. Ogni tavola è così associata a un momento di crescita personale e professionale: un salvataggio, un gesto di solidarietà, una presenza discreta accanto a chi soffre, un’azione che riafferma la missione dei Carabinieri come presidio di legalità e vicinanza alla popolazione.
I testi diventano un viaggio nel cuore dell’Istituzione, un percorso che racconta non solo il mestiere del Carabiniere ma anche la dimensione umana di chi lo interpreta. Il filo conduttore è la cura, intesa come dedizione quotidiana e silenziosa verso il prossimo. Le storie del giovane Carabiniere si trasformano così in un dialogo affettuoso e morale con i suoi genitori, ma anche in un messaggio universale ai cittadini, un invito a credere nella bontà, nel coraggio e nella forza discreta di chi serve lo Stato con passione e onore.
La prefazione, firmata da Aldo Cazzullo, offre uno sguardo storico e valoriale sull’Arma ricordando come i Carabinieri, nati nel 1814, abbiano attraversato la storia d’Italia fino a oggi come protagonisti dei momenti fondativi della Nazione — dal Risorgimento alla Resistenza, fino alla modernità — rappresentando un simbolo di unità e sacrificio. Ed è a quei Carabinieri, che hanno pagato con la propria vita, che rivolge un commosso pensiero e ringraziamento.
La postfazione, affidata allo scrittore e giornalista Massimo Lugli, racconta un episodio vissuto in prima persona che diventa emblema della missione dei Carabinieri: la prontezza, il coraggio e la naturalezza con cui, anche nei gesti più quotidiani, sanno donare sicurezza e conforto ai cittadini.
La tavola del mese di novembre, attraverso la rappresentazione di un militare per ciascuna Forza Armata, è dedicata alla Difesa e ai suoi valori. La scelta del mese coincide con la ricorrenza della Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze Armate, che celebriamo il 4 novembre, quest’anno celebrata con la cerimonia di Ancona.
Nel corso dell’evento, sono stati invitati sul palco gli studenti e la Dirigente dell’Istituto Comprensivo Giuseppe Bonafini di Cividate Camuno (BS) che hanno dedicato un omaggio musicale a tutti i Carabinieri: un emozionante canzone, atto di cultura della legalità, che dimostra come l’esempio, la dedizione e il servizio dell’Arma siano riconosciuti e apprezzati dalle nuove generazioni.
A seguire, sul palco, le testimonianze del Maresciallo Capo Carlo Menzulli, Comandante della Stazione Carabinieri di Caivano (NA), del Maresciallo Noemi Schiraldi, addetta alla Stazione Carabinieri di Fidenza (PR) e del Vice Brigadiere Santangelo Romualdo, addetto alla Centrale Operativa della Compagnia di Venaria Reale (TO), come rappresentanza di «Eroi quotidiani». Esempi di lealtà, coraggio e dedizione, al servizio degli altri.
In conclusione, alla presenza del Ministro della Difesa e del Comandante Generale dell’Arma, è intervenuta sul palco la Giornalista Francesca Fagnani, alla quale è stato rivolto un sentito ringraziamento per aver prestato la sua voce al video promozionale del calendario.
Insieme al Calendario Storico, è stata presentata l’Agenda 2026, che condivide lo stesso tema e la stessa ispirazione. Ad impreziosire l’apertura di ogni singolo mese, i brevi racconti e le note storiche di de Giovanni che risaltano gli «Eroi quotidiani» delle nostre comunità: Carabinieri che, con naturalezza e dedizione, si fanno prossimi a chi vive momenti di difficoltà.
L’offerta editoriale comprende poi il calendario da tavolo, dedicato al tema «I Carabinieri nello sport». Un viaggio attraverso testi e immagini degli atleti dell’Arma che si sono distinti nelle rispettive discipline, valorizzando non solo i risultati sportivi, ma anche i comportamenti esemplari e l’impegno dell’Arma nella promozione dei valori autentici, come: disciplina, lealtà, spirito di squadra. Un modo per ricordare e celebrare i successi del Centro Sportivo Carabinieri, fondato nel 1964, che ha formato atleti di fama internazionale e olimpionici di numerose discipline.
Infine il planning da tavolo, dedicato a «Reparti a Cavallo dell’Arma», centri di eccellenza e simbolo di eleganza e disciplina. Le immagini e i testi raccontano la storia e l’attualità dei reparti montati, che rappresentano ancora oggi un tratto distintivo dell’Istituzione, unendo stile, efficienza e contatto diretto con i cittadini, nel solco della secolare tradizione equestre dei Carabinieri.
Il ricavato dei planning e del calendarietto da tavolo sarà devoluto a sostegno di opere benefiche, in particolare all’Opera Nazionale di Assistenza per gli Orfani dei Militari dell’Arma dei Carabinieri (ONAOMAC) e all’Ospedale Pediatrico Microcitemico di Cagliari.
Tra i prodotti editoriali, anche un diario scolastico che insegna la tutela dell’ambiente ai più piccoli.
L’educazione ambientale approda così nelle aule scolastiche con un Carabiniere d’eccezione: l’aquila protagonista del diario «Un anno con Silvano e i suoi amici», sensibilizza le nuove generazioni sui temi della sostenibilità e del rispetto per l’ambiente.
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