2023-11-05
Davanti a Israele, l’Occidente rimane in silenzio
Usa e Ue davano lezioni sui diritti umani. Oggi invece sono complici, ma il conflitto può arrivare anche nelle loro società.Yassine Lafram, Presidente dell’Ucoii.Ci ritroviamo spesso per commemorare massacri, genocidi e stermini avvenuti in passato chiedendoci: «Come è potuto succedere»? Il mantra ricorrente di questi momenti, in cui ci sforziamo di comprendere le ragioni di ciò che è accaduto, è «mai più». Mai più genocidi, mai più massacri. Eppure sta accadendo di nuovo, proprio davanti ai nostri occhi. A Gaza si sta consumando un vero e proprio genocidio.Siamo di fronte a un massacro che interessa principalmente civili, donne e bambini. Ieri mattina ho visto le immagini di un padre che raccoglieva ciò che rimaneva dei suoi figli, morti in uno dei raid israeliani sulle scuole. L’altro ieri, invece, sono stati colpiti tre ospedali. Gli israeliani giustificano questi attacchi perché sospettano la presenza di obiettivi legati ad Hamas, ma la domanda che mi pongo è: se Hamas avesse dei tunnel sotto Tel Aviv, Israele bombarderebbe la sua città come strategia militare per eradicarlo?Questo non è il primo attacco alla Striscia, ma uno dei tanti mossi contro la popolazione civile, che sta subendo una punizione collettiva. Ciò che spaventa ora è che, a differenza delle volte precedenti, non sappiamo quando questo genocidio si fermerà. Non conosciamo il numero di morti necessario per porre fine a questa guerra. Nessun governo delle grandi potenze internazionali parla di cessate il fuoco; al contrario, tutti continuano ad appoggiare l’azione criminale di Israele, che miete vittime soprattutto tra i civili. L’Unione europea è silente e indifferente, se non complice. Negli ultimi giorni abbiamo sentito dichiarazioni scioccanti da parte di politici israeliani e dai loro alleati, che parlano esplicitamente di spianare Gaza. Nicola Porro ha svelato il vero volto di Israele intervistando l’ex ambasciatore israeliano in Italia, il quale ha esplicitamente dichiarato che a loro non interessano i discorsi sul diritto internazionale e i diritti umani, ma che il loro unico obiettivo è distruggere Gaza. Non Hamas o la jihad islamica: Gaza. Chi meglio di un ambasciatore può rappresentare gli obiettivi di uno Stato?Nei conflitti precedenti, Israele portava avanti le sue guerre contro Gaza nel silenzio della comunità internazionale. Questa volta, invece, lo fa con la sua complicità. Tale differenza è evidente, soprattutto agli occhi del mondo arabo-islamico, abituato a ricevere lezioni sui diritti umani e sul diritto internazionale. Tuttavia, quando ha a che fare con il mondo arabo-islamico in termini di guerra e di conflitto, l’Occidente dimentica tutto ciò. Non si parla più di diritti umani e di diritto internazionale, di sanzioni e di risoluzioni. E, quando se ne parla, lo si fa su un piano puramente teorico, perché l’unico linguaggio che Israele ha sempre portato avanti è quello della guerra. Nessuno, infatti, può negare che Israele abbia occupato, dal 1948 a oggi, oltre l’89% dei territori della Palestina storica. In questo momento in Cisgiordania c’è la caccia al palestinese, ma nessun media ne parla. Insieme con coloni armati fino ai denti, c’è un esercito che adesso, mentre io scrivo, porta avanti continue incursioni in diversi villaggi palestinesi. Stanno approfittando della guerra in corso a Gaza per rubare altre terre cacciando e talvolta uccidendo i proprietari palestinesi. Di fronte a tutto questo, mi chiedo come si possa parlare di superiorità morale dell’Occidente. L’attuale situazione ha smascherato l’ipocrisia del mondo occidentale quando si tratta di diritti umani e diritto internazionale. È fondamentale che la Comunità internazionale, l’Unione europea, gli Stati Uniti e i suoi alleati si impegnino per attuare un vero e proprio trattato di pace, una pace giusta. All’interno delle comunità islamiche europee (comprese quelle italiane) c’è grande preoccupazione, perché nel caso il conflitto si allargasse ciò potrebbe avere gravi ripercussioni anche per noi. L’islamofobia infatti sta risorgendo in Europa, e questa situazione ci preoccupa profondamente. Alcuni Paesi come Francia e Germania hanno vietato le manifestazioni pro Palestina. La reazione spropositata di Israele non è solo criminale nei confronti della popolazione palestinese, ma potrebbe generare, specialmente in caso di allargamento, situazioni di macro e micro conflittualità sociale all’interno delle società europee. Quindi è nell’interesse di tutti interrompere subito questa guerra. Nelle comunità islamiche europee c’è molto risentimento sociale, e queste tensioni potrebbero generare dinamiche dannose per tutti. È importante notare che diversi militari con doppia cittadinanza combattono nelle file dell’esercito israeliano. Alcuni addirittura sono italiani, non hanno nemmeno la cittadinanza israeliana, ma si sono arruolati magari solo perché hanno un nonno ebreo. Soldati che combattono con il tricolore sul braccio, dei veri e propri «foreign fighter». I servizi televisivi su questi militari sono stati ampiamente diffusi tra le comunità arabo-islamiche, che, mentre assistono al genocidio in corso, vedono militari italiani combattere. Anche questo rischia di generare tensioni che non giovano a nessuno.testo raccolto da Matteo Lorenzi
Kim Jong-un (Getty Images)
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)