2025-08-10
Sberla di Washington a Macron: «Negoziati interrotti per colpa sua»
L’ultimo affondo della Casa Bianca contro il presidente francese che continua a fare il bullo con Trump. Il segretario Rubio: «Con la decisione di riconoscere lo Stato di Palestina ha ridato vigore ad Hamas».Tornano a volare gli stracci tra Washington e Parigi. Il segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha accusato Emmanuel Macron di aver fatto fallire i colloqui per un cessate il fuoco tra Israele e Hamas. «I colloqui con Hamas sono falliti il giorno in cui Macron ha preso la decisione unilaterale di riconoscere lo Stato palestinese», ha dichiarato Rubio. «E poi si sono fatti avanti altri Paesi, dicendo: “Beh, se non ci sarà un cessate il fuoco entro settembre, riconosceremo uno Stato palestinese”. Beh, se fossi Hamas, avrei sostanzialmente concluso che non dovremmo fare un cessate il fuoco», ha proseguito. Lo scontro tra Macron e Rubio era scoppiato già a fine luglio, quando il presidente francese aveva annunciato di voler riconoscere lo Stato palestinese durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite di settembre: una mossa che il capo del Dipartimento di Stato americano aveva definito «sconsiderata», per poi aggiungere: «È uno schiaffo in faccia alle vittime del 7 ottobre».Dopo Macron, altri governi hanno annunciato la volontà di procedere con il riconoscimento dello Stato palestinese, sebbene si sia trattato di posizioni spesso ambigue e in ordine sparso. Keir Starmer ha detto di voler compiere questo passo il mese prossimo, a meno che Israele non accetti alcune condizioni ritenute fondamentali da Londra per risolvere la crisi di Gaza. Il governo tedesco, dal canto suo, ha sostenuto di non avere intenzione di riconoscere lo Stato palestinese nel breve termine, ma ha aggiunto che il processo per arrivare a questo obiettivo dovrebbe «iniziare immediatamente». Più vicino alla posizione francese si è mostrato il Canada, che ha espresso l’intenzione di attuare il riconoscimento a settembre. Finora, la linea americana è stata invece di netta contrarietà. JD Vance ha sottolineato venerdì il disaccordo di Washington con Londra sulla questione, mentre Donald Trump ha aumentato le aliquote dei dazi a Ottawa anche in considerazione del suo annuncio di voler riconoscere uno Stato palestinese.Ma attenzione: la mossa di Macron sulla Palestina va inserita in un quadro più ampio. Non è del resto un mistero che il presidente francese punti a indebolire le relazioni transatlantiche, per rilanciare il ruolo di Parigi all’interno dell’Ue sia sul piano politico che nel settore della Difesa. Durante i negoziati commerciali tra Bruxelles e Washington, Macron è stato il principale fautore della linea dura: una posizione, la sua, che ha irritato non solo l’Italia ma anche la Germania (che è di gran lunga il principale esportatore europeo negli Stati Uniti e che non aveva quindi nessun interesse a una guerra totale con la Casa Bianca). Macron è stato anche colui che ha premuto, mesi fa, affinché la Commissione Ue inserisse la clausola «Buy European» nel piano Readiness 2023: una mossa che infastidì notevolmente gli Stati Uniti. Non a caso, Trump esige adesso che l’Ue acquisti centinaia di miliardi di dollari in armamenti americani. È del resto principalmente per questo che l’Eliseo spera di far deragliare l’accordo commerciale tra Washington e Bruxelles nel prosieguo delle trattative. Macron nutre infatti dei timori per l’industria della Difesa francese.Non parliamo poi della crisi ucraina. A marzo, il presidente francese derise gli sforzi diplomatici di Trump su questo dossier. Peccato per lui che, al di là della finora velleitaria iniziativa dei «volenterosi», Parigi abbia continuato a non toccare concretamente palla sulla questione. E adesso, mentre si avvicina il summit tra Trump e Vladimir Putin in Alaska, la Francia si ritrova nei fatti senza un peso degno di nota. Ricordiamo inoltre che, nell’aprile 2023, cioè ai tempi dell’amministrazione Biden, Macron, durante un viaggio in Cina, disse che gli europei non avrebbero dovuto essere «seguaci» degli americani e che, l’anno dopo, ricevette trionfalmente Xi Jinping all’Eliseo. Segno, questo, che la linea francese di ostilità verso Washington va al di là del colore politico di chi siede nello studio ovale. Il sospetto è quindi che, con il suo annuncio di voler riconoscere lo Stato palestinese, Macron punti a un calcolo politico di bassa lega: il suo obiettivo è quello di creare fibrillazioni nelle relazioni transatlantiche, per cercare di garantire a Parigi maggior peso in seno all’Ue. L’Eliseo non è quindi mosso da considerazioni diplomatiche o strategiche.Il problema è che, al di là della sua spregiudicatezza, il presidente francese non dispone delle condizioni oggettive per soddisfare le sue ambizioni. Oltre a rilevanti problemi sociali, la Francia è attraversata da una profonda crisi politica: dal 2024 a oggi ha visto avvicendarsi ben quattro premier. Inoltre, Parigi, negli ultimi tre anni, ha perso significativamente influenza politico-militare su ampie parti del Sahel: Mali, Niger e Burkina Faso sono infatti ormai saldamente entrati nell’orbita russa. Le mire di Macron sono, insomma, fondate sulla sabbia. Ecco perché, al netto dei numerosi francofili di casa nostra, il governo italiano fa bene a giocare di sponda con la Casa Bianca, evitando di accodarsi alla linea dell’Eliseo: una linea che, se prevalesse, farebbe cadere l’Ue in un’irrilevanza geopolitica ancor maggiore di quella in cui già si trova.
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