2023-03-15
L’uomo dei divieti faceva lo gnorri
Walter Ricciardi (Imagoeconomica)
Dalle carte dell’indagine di Bergamo si scopre che Ricciardi pretese lo stop alle messe Sentito dalle toghe, però, giurava: «Con Speranza parlavo solo di rapporti con l’estero»Non so, non ho visto, se c’ero dormivo. Il drammaturgo Luigi Lunari avrebbe potuto usare il titolo di un suo cabaret, per descrivere la chiacchierata di Walter Ricciardi, superconsulente dell’ex ministro Roberto Speranza, con i magistrati che indagavano su zona rossa in Lombardia e mancato aggiornamento del piano pandemico. Il contenuto di quella conversazione, che il prof della Cattolica intrattenne in quanto informato sui fatti, sono agli agli atti dell’inchiesta. È il 18 giugno 2020. Ricciardi si confronta, negli uffici della Gdf a Roma, con i sostituti procuratori Fabrizio Gaverini e Silvia Marchina e con il luogotenente dei carabinieri presso la Procura di Bergamo, Leonardo Fazio. In quell’occasione, l’uomo che pure si autodefinisce «il più chiusurista» e che, in effetti, farà scuola a Speranza sulla filosofia del Covid zero, sorprendentemente parla come se fosse un passante, anziché uno dei protagonisti delle decisioni - sgangherate - assunte dal governo giallorosso. «Episodicamente», riferisce ad esempio alle toghe, «ho partecipato alle riunioni del Cts e ad altre riunioni operative». I magistrati gli chiedono: «Lei ha partecipato alle riunioni del Cts in cui si discuteva della zona rossa di Codogno?». Risposta: «Che io ricordi, no; forse potrei averne parlato a margine di qualche riunione ma non ho invece partecipato a riunioni specifiche sul punto». Naturale, se il suo contributo era solo «episodico». «Mi sono concentrato», spiega Ricciardi, «sui rapporti internazionali». Come quando scrisse al ministro il discorso pronunciato il 6 marzo al vertice di Bruxelles con gli omologhi europei. Però, «non ero a conoscenza dei casi di Nembro e Alzano», scoperti in seguito a «colloqui informali» con Silvio Brusaferro, presidente dell’Iss. Quando uno è troppo occupato a curare i rapporti con i Paesi esteri, capita che gli sfugga qualcosa in patria. «Il 26 febbraio 2020», insistono i sostituti procuratori, «c’è stato un incontro del Cts alla presenza del ministro Speranza, nel quale non si ritenevano sussistere le condizioni per l’estensione delle zone rosse ad altre aree oltre a quelle fino ad allora individuate. Il ministro ne ha parlato con lei?». Secondo voi? «No, francamente non ricordo. Sulle decisioni interne sono entrato poco, salve le mie competenze specifiche come professore d’igiene». D’altronde, sottolinea ancora Ricciardi, «i miei rapporti con lui (Speranza, ndr) riguardavano le relazioni internazionali». Ancora: «L’interlocuzione che avevamo riguardava prevalentemente i rapporti internazionali; in alcuni casi, poi, il ministro mi chiedeva opinioni e valutazioni in merito all’evolversi della situazione». Strano. Dalle chat in possesso degli inquirenti, emerge un quadro differente. In un messaggio, Giuseppe Ruocco, uno dei dirigenti del dicastero di lungotevere Ripa, rivela alla confidente Livia che è stato proprio Ricciardi ad aver «opposto assoluto divieto alle messe […] mettendomi difficoltà il ministro perché con Conte (Giuseppe, il premier, ndr) avevamo aperto a forme intermedie (solo infrasettimanali, cose così)». Possibile che l’uomo che si limitava a curare le relazioni con l’estero, convincendo gli altri Paesi che bisognava aderire «alle nostre indicazioni» e che noi stavamo «agendo correttamente», arrivasse a prescrivere una misura così grave - e inutile - come il blocco delle funzioni religiose? Se nulla sapeva di zone rosse e Comuni lombardi nel caos, in virtù di cosa Ricciardi si sarebbe fatto latore di certi provvedimenti? E per quale ragione affollava i salotti tv e le pagine dei giornali, proclamando un giorno sì e l’altro pure la necessità dei lockdown?Forse, l’ex attore ha una certa propensione a sottovalutarsi. Nell’ultimo numero di Famiglia Cristiana, Ricciardi pontifica sulla sanità in crisi, contestando il ricorso a medici a gettone e invocando «investimenti». Come mai non ottenne che si aprissero i cordoni della borsa quando dirigeva l’Iss? Per cui, anzi, organizzò una spending review, facendo chiudere il Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute? Anche lì doveva gestire i rapporti internazionali? Anche allora non sapeva, non vedeva e, se c’era, dormiva?
Giorgia Meloni e Donald Trump (Getty Images)
il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi (Ansa)
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