2023-07-04
Wagner, in Africa sono cani sciolti e la Cina ci ha messo gli occhi sopra
Dalla Siria, alla Libia, al Mali: Mosca attiva i suoi canali per rassicurare che i mercenari sono sotto controllo. Ma teme che le varie cellule agiscano in autonomia, oppure cerchino un nuovo «padrone». E Pechino ci spera.Il tentato golpe di Yevgeny Prigozhin ha prodotto una situazione di instabilità ad almeno due livelli: nei rapporti tra Mosca e il Wagner group e nelle relazioni tra il Cremlino e i Paesi in cui i mercenari russi operano.Innanzitutto, pochi giorni fa, dei droni hanno attaccato una base militare dello stesso Wagner group nell’Est della Libia. Il governo di Tripoli ha smentito di essere coinvolto nella vicenda. Ricordiamo comunque che l’esecutivo di Abdul Hamid Dbeibah dispone di droni di fabbricazione turca. Quindi o Tripoli dice il vero oppure, magari in tacito accordo con Ankara, ha cercato di approfittare del tentato golpe russo per assestare un colpo al potere di Khalifa Haftar, che è storicamente spalleggiato dai maercenari. Se per mera ipotesi le cose stessero così, l’operazione sarebbe da intendersi contro o pro Vladimir Putin? Non è facile dare una risposta, per quanto vada detto che, soprattutto negli ultimi tempi, i rapporti tra Recep Tayyip Erdogan e lo zar sono notevolmente migliorati. Un secondo elemento da sottolineare è che, secondo la testata Al Monitor, il network televisivo saudita Al-Hadath ha riferito che «la polizia militare russa ha condotto una campagna di arresti contro comandanti e membri del Wagner in tutta la Siria poco dopo l’inizio della ribellione». In terzo luogo, secondo il Wall Street Journal, Mosca, appena poche ore dopo il tentato golpe di Prigozhin, ha inviato diplomatici in Siria, Mali e Repubblica centrafricana: i Paesi in cui, guarda caso, il Wagner Group risulta storicamente più attivo sul piano politico-militare. Sembra che, nei loro incontri e contatti con i vertici istituzionali di questi Paesi, i diplomatici russi abbiano teso a rassicurare sul fatto che i mercenari continueranno ad agire, ma sotto il diretto controllo del Cremlino. Il nodo della rassicurazione internazionale sarà affrontato probabilmente anche oggi da Putin, che dovrebbe intervenire in videoconferenza al summit della Shanghai Cooperation Organization. Insomma, sembra proprio che Mosca tema di perdere il controllo della propria politica estera in Africa e in Siria: una politica estera che si è assai spesso mossa attraverso Wagner. È probabilmente anche in quest’ottica che, come rivelato sempre dal Wall Street Journal, dei contractor sostenuti dal Cremlino stanno facendo di tutto per reclutare tra i propri ranghi personale proveniente dalla compagnia di Prigozhin, tra «mercenari, hacker e contabili». In sostanza, Putin non sembra tanto temere un nuovo golpe da parte del Wagner, teme piuttosto che una sua eccessiva autonomia possa far deragliare la politica di Mosca in Siria, Sahel ed Est libico. E poi emerge una questione cinese. Va detto che Pechino si è ufficialmente schierata con il Cremlino sul tentato golpe di Prigozhin. Inoltre, in passato, il Dragone ha mostrato talvolta irritazione per le attività del Wagner in Africa. Era marzo scorso, quando nove cittadini cinesi rimasero uccisi nella Repubblica centrafricana: ebbene, proprio i mercenari russi vennero identificati come possibili responsabili dell’accaduto e la circostanza creò delle turbolenze tra Mosca e Pechino. Bisogna però fare attenzione. A gennaio, il dipartimento del Tesoro americano ha sanzionato l’azienda cinese, Spacety China, accusandola di fornire immagini satellitari ai mercenari russi. Inoltre, a maggio, il Financial Times ha riferito che «una società di copertura del gruppo mercenario russo Wagner ha acquisito decine di migliaia di caschi protettivi dalla Cina alla fine dell’anno scorso». Ora, secondo una recente analisi della testata The Diplomat, non è escludibile che i contractor cinesi in Africa nutrissero già da qualche tempo l’intenzione di approfittare del sempre maggior coinvolgimento del Wagner Group nella crisi ucraina per aumentare la propria influenza in loco. Se questa lettura è corretta, lo sfilacciamento causato dal tentato golpe di Prigozhin potrebbe portare a uno scenario inedito: a convergenze (almeno parziali) tra i mercenari russi e Pechino in Africa. Fantapolitica? Forse no. Il fatto che Putin stia cercando di acquisire parti del Wagner Group, lo abbiamo visto, significa che teme che questi mercenari possano agire in modo autonomo. D’altronde, un mercenario resta sempre un mercenario: una figura, cioè, pronta a vendersi al miglior offerente. Nonostante il coinvolgimento ucraino, il Wagner continua a mantenere una significativa influenza su alcuni Paesi africani e sulla Siria. Tuttavia, per continuare a coltivare i propri controversi interessi, ha bisogno di una copertura da parte di un’entità statale, che non è affatto detto debba necessariamente continuare ad essere la Russia. È probabilmente in corso una concorrenza sotterranea tra Mosca e la compagnia di Prigozhin per mantenere l’influenza su Libia, Sahel e Siria. Una concorrenza di cui, chissà, Pechino potrebbe cercare di approfittare. Magari diventando «cliente» di ciò che resta del Wagner Group. Appaltando a quest’ultimo parte della politica estera russa, Putin ha commesso un grave errore, dimenticandosi della lezione del Machiavelli, secondo cui «per esperienza si vede i principi soli, e le repubbliche armate fare progressi grandissimi, e l’armi mercenarie non fare mai se non danno».
Alfredo Mantovano (Imagoeconomica)