2025-07-18
Dottrina woke, laburisti all’incasso: «Abbassare l’età del voto a 16 anni»
Keir Starmer (Ansa). Nel riquadro, Courtney Wright
La sinistra britannica punta a far passare una legge per ampliare la platea dei suoi potenziali elettori, ovvero la generazione dell’inclusione e del politicamente corretto. È la prova che Nigel Farage è molto temuto.Nazione curiosa, il Regno Unito. Solo qualche mese fa faceva discutere il mondo con una serie televisiva - Adolescence - creata per mostrare quanto possano essere problematici e violenti i ragazzini. E ora a quegli stessi ragazzini vuole dare il diritto di voto. Rushanara Ali, che nel governo laburista occupa la stravagante poltrona di sottosegretario di Stato parlamentare per i senzatetto e la democrazia (cose che in effetti sembrano irrimediabilmente collegate), ha dichiarato alla Bbc che il cambiamento sarà «sismico» e garantirà che «le voci dei giovani vengano ascoltate». L’abbassamento dell’età minima dovrebbe essere introdotto in tempo per consentire ai sedicenni e ai diciassettenni di votare alle prossime elezioni, che dovrebbero tenersi al più tardi entro il 2029. Secondo la Ali, «a 16 anni, un giovane può lavorare, pagare le tasse, arruolarsi nell’esercito. Quindi non c’è motivo per cui, a partire da quell’età, non debba avere voce in capitolo su chi governa il nostro Paese».Sarà pure vero che i giovani lavorano e pagano le tasse, ma è anche vero ciò che ha notato il ministro ombra conservatore Paul Holmes: «Perché questo governo pensa che un sedicenne possa votare ma non gli è consentito acquistare un biglietto della lotteria, una bevanda alcolica, sposarsi, andare in guerra o addirittura candidarsi alle elezioni per cui sta votando?», ha chiesto Holmes intervenendo alla Camera dei Comuni. Già oggi i ragazzini e le ragazzine possono votare a sedici anni per alcuni consigli locali e per il Parlamento scozzese. Ma il limite per le elezioni politiche era fissato a 18 anni dal 1969 (fino ad allora si poteva votare a 21 anni). Prima o poi, qualcuno dovrà spiegare per quale motivo i politici progressisti siano così attratti dall’idea di mandare alle urne gli adolescenti. La sensazione - per la verità molto molto forte - è che al di là delle belle dichiarazioni sulla democrazia, l’obiettivo sia quello di aumentare i consensi. Tendenzialmente, infatti, i più giovani votano a sinistra, anche se negli ultimi anni questa si è rivelata essere tutt'altro che una verità assoluta. In ogni caso, è piuttosto ovvio che i laburisti siano convinti di guadagnare punti percentuali alle elezioni. Di più: questi tentativi di allargare la platea dei potenziali elettori appaiono decisamente disperati. Come noto, Reform di Nigel Farage avanza e persino i conservatori hanno ripreso vigore durante questi anni di fallimentare guida laburista della nazione. Ecco allora che i progressisti sono disposti a tutto pur di racimolare qualche consenso in più.Le nuove norme elettorali dovrebbero infatti prevedere almeno un’altra novità che sa di gabola. Nel Regno Unito per votare è sufficiente registrarsi con un modulo fisico o digitale. Ciò è dovuto alla antica intolleranza britannica per l’identificazione, carte di identità comprese. I laburisti nel 2023 si opposero all’identificazione degli elettori chiesta dai conservatori, ma ora propongono di accettare addirittura le carte di credito come documenti di identità validi per andare alle urne. Avete capito bene: l’idea è che basti una carta emessa nel Regno Unito con su scritto il nome dell’elettore. «Ci assicureremo di prenderci il tempo necessario per introdurre i cambiamenti appropriati e che tali cambiamenti vengano introdotti gradualmente, per garantire che non vi siano rischi di abusi o che le cose vadano male», ha dichiarato il sottosegretario Ali alla Bbc. Anche questa trovata puzza di disperazione, poiché apre le porte a un bel numero di potenziali irregolarità.Comunque vada a finire, dunque, il quadro appare abbastanza chiaro. A sinistra faranno di tutto per impedire a Farage o a qualche conservatore di arrivare ai vertici delle istituzioni. Possibili truffe a parte, la mossa del voto ai sedicenni è davvero sintomatica. Non ci vuole un genio per capire che i più giovani sono anche i più sensibili alla propaganda, e negli ultimi anni - da quando si è imposta la cosiddetta cultura woke - il lavaggio del cervello sembra essere divenuto una priorità dei liberal. E laddove il martellamento mediatico non arriva ci pensano le autorità a esercitare adeguata repressione ai danni dei contestatori. Sappiamo bene come abbia agito il governo Starmer nei riguardi di quanti manifestarono lo scorso anno contro l’immigrazione di massa. Ancora oggi Lucy Connolly, una quarantenne madre di famiglia con un marito malato, sconta una condanna a oltre due anni per un post su Internet (poi cancellato) giudicato razzista. Questo genere di controllo dell’opinione è esercitato ad ampio spettro e produce talvolta situazioni surreali. Ad esempio quella di cui è stata suo malgrado protagonista Courtney Wright, dodicenne iscritta a una scuola secondaria del Warwickshire. L’istituto ha organizzato, venerdì scorso, una «Giornata della cultura», dedicata a «riconoscere e celebrare la ricca diversità culturale all’interno della comunità scolastica». Courtney si è presentata con un vestito con su stampata una bandiera inglese, la Union Jack. A quanto risulta, gli insegnanti non hanno gradito. Le hanno spiegato che la giornata non era fatta per celebrare la cultura britannica, ma la «diversità», e che il suo abito risultava un po' razzista. Alla ragazzina è stato impedito di tenere il discorsetto che aveva preparato sui valori inglesi. E risulta che altre sue compagne abbigliate con bandiere inglesi e gallesi siano state invitate a cambiarsi.La vicenda ha avuto rilievo nazionale, la scuola si è scusata, Keir Starmer ha voluto recitare la parte del nazionalista dichiarando che bisogna essere orgogliosi dell’identità britannica. Ma ormai il pasticcio era fatto. Parliamo di un caso locale e forse un po' folkloristico, di una stupidaggine grossolana commessa da alcuni insegnanti liberal. Eppure, questa storiella è indicativa del tipo di mentalità che negli ultimi anni si è diffusa nella scuola inglese. Diversità e inclusione sono divenute le parole d’ordine, come dimostra pure la recentissima scelta del governo di inserire la professione di «esperto di inclusione» fra quelle più importanti per l’economia nazionale, cosa che consentirà a stranieri con questa specializzazione di ottenere visti di ingresso con più facilità.L’ondata woke degli ultimi anni sta generando reazioni esasperata da parte di molti cittadini, come dimostrano i sondaggi e i boicottaggi alle aziende che organizzano campagne pubblicitarie politicamente corrette. Ma ovunque in Europa il wokismo ha comunque fatto presa tra i ragazzi, e l’investimento propagandistico potrebbe portare frutti alle urne. Le ragazzine troppo nazionaliste possono essere punite, quelle adeguatamente indottrinate tornano buone per le elezioni.