2024-12-22
«La Von der Leyen è responsabile di una cultura anti trasparenza»
Emily O'Reilly (Getty Images)
L’ombudsman Ue uscente Emily O'Reilly, confermando anni di inchieste, attacca la Commissione per l’ostruzionismo verso le sue indagini: «Atteggiamento che viene da presidente e gabinetto». Critiche pure ad altri organi comunitari.Il mediatore europeo uscente, l’irlandese Emily O’Reilly, in una intervista a Politico.eu ha affermato di non essersi mai sentita a proprio agio con «i potenti consigliori» che siedono nel gabinetto del presidente dell’Unione europea Ursula von der Leyen. Secondo O'Reilly, ai vertici della Commissione vi è una cultura di scarsa trasparenza, alimentata dalla stessa Von der Leyen.«Consigliori» è termine che richiama lo stile mafioso ritratto nel romanzo di Mario Puzo, Il Padrino, da cui Francis Ford Coppola ha tratto il celeberrimo film. Si tratta di «persone intelligenti, ma non sono state elette», ha detto O’Reilly.L’ombudsman (o ombudswoman) ha fatto riferimento a varie vicende in cui è stato difficile, quando non impossibile, ottenere le informazioni per procedere con le indagini sugli atti della Commissione, concludendo che se le informazioni vengono «trattenute per ragioni politiche e quella cultura viene dall’alto, allora sì, probabilmente sono il presidente e il suo gabinetto a stabilire la cultura». Nell’intervista, O’Reilly ha criticato la «preoccupante» reticenza della Commissione a consegnare i documenti richiesti per le indagini.«Si può capire la frustrazione quando pazientemente per mesi esaminiamo un caso di accesso ai documenti, citiamo la legge (della Corte di giustizia europea, ndr), facciamo tutto questo, e loro continuano a dire di no», ha detto O’Reilly stigmatizzando la cultura di opacità che risiede ai vertici della Commissione europea. «È frustrante».Nell’intervista, l’irlandese ha anche attaccato il Parlamento europeo: «In diverse occasioni, gli eurodeputati mi hanno chiesto, come possiamo rendere la Commissione più responsabile? Come possiamo far sì che ci diano i documenti di cui abbiamo bisogno? Come possiamo far sì che siano aperti su questo, quello o quell’altro? E ho pensato, lo stanno chiedendo a me? Se il Parlamento inizia a interiorizzare l’idea di non poter esercitare un controllo adeguato sulla Commissione, allora è proprio così che andrà!»Sotto la guida di O’Reilly, che è stata in carica dieci anni, l’ufficio del mediatore ha condotto oltre 4.000 indagini, ma la sua attività è spesso ostaggio di ritardi e reticenze. Negli ultimi mesi, Emily O'Reilly aveva criticato più volte la Commissione. A settembre in un’altra intervista, riferendosi ai suoi successori, aveva detto che «alcuni potrebbero non volere qualcuno attivo come me». Nel 2018, il mediatore aveva condotto una indagine sulla trasparenza legislativa in seno al Consiglio, concludendo che la mancanza di trasparenza costituiva un caso di cattiva amministrazione. Ma il Consiglio non ha dato alcun seguito alle sue raccomandazioni. In realtà il Consiglio non ha nemmeno mai risposto. Quattro anni fa O’Reilly aveva criticato duramente l’ostruzionismo della Commissione e del Consiglio: «Abbiamo scoperto che le posizioni degli Stati membri non venivano registrate (nei gruppi di lavoro, ndr)», ha detto, e «i verbali dicono cose come “un Paese dissenziente” o “un gruppo di Paesi” ma non dicono mai “Irlanda” o “Germania”. Abbiamo anche notato che sui documenti veniva apposta la stampigliatura quasi automatica della dicitura “limité”». Nel gennaio 2021 il mediatore aveva aperto una inchiesta sulla segretezza della Commissione europea in merito ai suoi contratti per il vaccino Covid-19. Da ultimo, l’ufficio del mediatore ha esaminato la pratica della Commissione europea di invitare solo rappresentanti dell’industria a determinati workshop sui pesticidi e ha avviato una indagine sul rifiuto della Commissione europea di divulgare i nomi dei rappresentanti di interessi che hanno partecipato a una riunione del Tony Blair institute for global change con membri della Commissione. In effetti, il via vai di lobby e Ong di varia estrazione che gravitano nell’orbita di Bruxelles è molto intenso, e il modo con cui queste influiscono sui processi decisionali è tutt’altro che trasparente. A rafforzare l’opacità contribuisce il bizantino processo di formazione degli atti dell’Unione, a partire dalla cosiddetta «comitologia» (una serie di comitati collaterali che decidono su aspetti tecnici e di dettaglio delle normative).Quello del mediatore dell’Ue è un ruolo da cane da guardia dell’intera amministrazione europea, ma non è un ufficio particolarmente noto tra le istituzioni dell’Unione. Eppure, ricopre una funzione importante, sulla carta, ovvero quella di garante della correttezza dei processi amministrativi dell’Ue, con la possibilità anche di indagare sull’amministrazione nelle istituzioni dell’Ue. L’ombudsman deve verificare la trasparenza dei processi amministrativi e segnalare i conflitti di interesse, le attività irregolari delle varie lobby presenti a Bruxelles, ma non ha veri poteri, poiché i suoi giudizi non sono vincolanti per nessuno. Le sue segnalazioni devono poi essere tradotte in atti concreti dalle altre istituzioni, cosa che non avviene quasi mai.Intanto il Parlamento europeo ha già votato per eleggere il nuovo ombudsman, che sarà ancora una donna: la portoghese Teresa Anjinho , eletta il 17 dicembre dal Parlamento europeo con 344 voti. Anjinho è ex ministro della Giustizia portoghese, esperta di diritti umani e già membro dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf).
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)