- Lo schema è lo stesso di clima e pandemia: alla fine qualcuno ci guadagnerà (tedeschi? francesi?) e molti ci perderanno. A iniziare dai destinatari dei fondi di coesione: previste abbondanti sforbiciate per recuperare gli 800 miliardi che pretende la Von der Leyen.
- Bruxelles punta a recuperare dai fondi agricoli e di coesione buona parte degli 800 miliardi che annuncerà oggi per la Difesa.
Lo schema è lo stesso di clima e pandemia: alla fine qualcuno ci guadagnerà (tedeschi? francesi?) e molti ci perderanno. A iniziare dai destinatari dei fondi di coesione: previste abbondanti sforbiciate per recuperare gli 800 miliardi che pretende la Von der Leyen.Bruxelles punta a recuperare dai fondi agricoli e di coesione buona parte degli 800 miliardi che annuncerà oggi per la Difesa.Lo speciale contiene due articoli.«Avremo una potenza di fuoco di 800 miliardi». Ursula Von der Leyen va alla guerra con i soldi degli altri e si prepara ad ammortizzare con l’interventismo bellico dell’Unione Europea le ubbìe isolazioniste di Donald Trump. In onore al marketing purchessia, «ReArm Europe» diventa improvvisamente il cavallo di battaglia della baronessa anseatica, che fino a qualche ora fa aveva l’unico indizio bellico nel foulard di Hermès color nocciola con un disegno di sciabole incrociate. Collezione «Napoleon», roba da trincea. Ora si mette l’elmetto e chiede che la lettera inviata a governi e capi di Stato venga letta e compulsata in fretta. «Perche non c’è più tempo e dobbiamo reagire». Ed ecco che torna d’attualità in tutta la sua farraginosa drammaticità la filosofia truffaldina del «Fate Presto».Di fronte a tanta urgenza, i leader occidentali già oggi prendono in mano il dossier e discutono le diverse opzioni nel Consiglio Europeo straordinario convocato dopo l’apertura dei negoziati Usa-Russia, destinato a marginalizzare il ruolo di Bruxelles. Una spallata non da poco per un continente che negli ultimi 20 anni si era cullato sulla ninna-nanna della «fine della Storia». E in onore di Francis Fukuyama si era specializzato nel soft power, nella superfetazione delle regole (dai grilli fritti ai tappi con il collare), nella salvezza del pianeta, nella transizione green e nella celebrazione del gay pride permanente. Adesso invece dei carri dei Village People tornano i carri armati, una bella sveglia venduta come impellenza per arginare le molto presunte mire espansionistiche di Vladimir Putin. Contrordine compagni, i ghiacci non si sciolgono più ma i cosacchi potrebbero abbeverare i cavalli nella fontana di Trevi.Chi ha il dono della prudenza sa che questo «Fate Presto» è sospetto come e più di tutti gli altri. Non è la prima volta che l’Europa passa allegramente da un’emergenza all’altra chiedendo miliardi agli Stati membri. Cominciò in modo massiccio nel 2011 avvelenando l’economia, contagiata dalla crisi bancaria dei Subprime, pagata con la distruzione della Grecia. Continuò con le politiche emergenziali del Green deal sull’onda dei deliri ecologisti di Greta Thunberg; le decisioni dell’immaginifico Frans Timmermans erano destinate nel medio periodo a distruggere l’automotive continentale a favore del mercato cinese. Ed ora si cominciano a pagare le conseguenze. Il capolavoro del «Fate Presto» arrivò con la pandemia e quel Recovery Fund a prestito (indebitamento puro) che ha risolto solo parzialmente i problemi dell’economia ed è stato alla base di sprechi enormi: un’analisi di Politico Europe stabilì che i paesi Ue hanno gettato al vento quattro miliardi di vaccini (solo l’Italia 49 milioni di dosi).Ora ci risiamo. Nuova emergenza e nuovo helicopter money fasullo sulla pelle dei cittadini. Con un dettaglio non indifferente: i famosi 800 miliardi «di potenza di fuoco» verrebbero in parte pescati dai fondi non spesi della Next Generation EU, 94 miliardi destinati non più alla digitalizzazione, alle infrastrutture, alle generazioni future, ma - parole di Von der Leyen - «all’acquisto di sistemi di difesa aerea, di artiglieria, missili e munizioni, droni ma anche strumenti per la guerra cibernetica. Si tratta fondamentalmente di spendere meglio e di spendere insieme». Chi prova ad obiettare che dal dettato Ue «i fondi di coesione servono per far crescere le regioni più povere del blocco continentale» viene messo a tacere dalla nuova priorità. Che non è più la transizione energetica, non è più il buco dell’ozono, ma è il nuovo cacciabombardiere Eurofighter Typhoon. Se avanza qualcosa, lo investiremo in sciami di droni e satelliti nel caso in cui Elon Musk spegnesse i suoi su ordine del Pentagono. Ora va di moda la guerra signora mia, e per favore fate presto.Dietro la schizofrenia guerrafondaia di Von der Leyen c’è ancora una volta il velleitario gigantismo della Francia e del suo presidente Emmanuel Macron. Lo conferma un dettaglio: nel giorno della lettera, ecco l’impulso dell’Eliseo. Proprio ieri il portavoce del ministero degli Esteri di Parigi ha espresso «l’urgente bisogno di investimenti dei Paesi europei nel rafforzamento della difesa e dell’autonomia strategica. Dobbiamo in ogni caso rafforzare il nostro sostegno all’Ucraina». Più che un invito è una minaccia, anche perché a guidare il carro armato c’è sempre lei, lady Ursula, che fu ministro della Difesa della Germania nei sei anni che i media tedeschi ricordano come i più bui (2013-2019).A capo delle forze armate, la baronessa era mossa da due priorità: le quote rosa e il disarmo. Ha perseguito entrambe con tale solerzia da trasformare una formidabile macchina da guerra nello zimbello degli alleati. Alla fine del mandato, la Marina aveva meno navi di quella greca nascosta dalla nebbia a Salamina al tempo di Temistocle e l’unico U-Boot era in riparazione. Grazie alla cura Von der Leyen nel 2017 durante un’esercitazione Nato in Norvegia i micidiali Panzergranadier non avevano abbastanza armi; dovettero dipingere manici di scopa di nero e attaccarli ai blindati per dare almeno visivamente l’idea di aggressività. Fate presto, ma a toglierle i galloni.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/von-der-leyen-riarmo-difesa-2671275568.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="ursula-toglie-soldi-a-chi-lavora-nei-campi-e-ai-paesi-in-difficolta-per-comprare-armi" data-post-id="2671275568" data-published-at="1741207517" data-use-pagination="False"> Ursula toglie soldi a chi lavora nei campi e ai Paesi in difficoltà per comprare armi La massima preferita da Sandro Pertini - il più amato dagli italiani tra tutti i presidenti della Repubblica; sarà perché giocava a scopone con Dino Zoff, Causio e Bearzot di ritorno dal vittorioso mondiale di calcio in Spagna - era «vuotare gli arsenali e riempire i granai». Pertini non era uomo comodo nei modi, integralmente socialista aveva praticato le armi della Resistenza. Eppure aveva in testa la pace. Ebbene oggi da quell’Europa che la nostrana sinistra immagina discenda da Ernesto Rossi e Altiero Spinelli - niente è più distante dal manifesto di Ventotene dell’elefante burocratico che alberga a palazzo Berlaymont - s’alza un tardivo diktat per il riarmo. Pensano di fare esattamente il contrario: di riempire gli arsenali e svuotare i granai. Una metafora? Niente affatto: Ursula von der Leyen ha messo nel mirino i sodi della politica agricola per comprare carri-armati al posto dei trattori. Propone il suo schema di finanziamento da 800 miliardi del Rearm Europe oggi al Consiglio europeo facendo intendere ai 27 capi di Stato che chi fa per sé fa per tre e che ogni Governo dovrà indebitarsi, ma anche attingere dai fondi di coesione e della politica agricola e dirottarli sugli armamenti. A margine si potrebbe dire che su 448 milioni di abitanti dell’Ue ci sono 94,6 milioni di persone a rischio povertà. Ma ora che c’è da dare in testa a quell’egoista di Donald Trump sono particolari trascurabili. Al punto che Ursula von der Leyen fa la faccia truce, spara una raffica di miliardi e dice: risponderemo con la forza. Del resto è stata la prima ministra in gonnella della difesa in Germania e lei con i soldi dei soldati ci sa fare: è ancora sotto inchiesta per 155 milioni di consulenze «fantasma» per quella che fu la Vermacht. Proporrà al Consiglio europeo di pigliare 100 miliardi che le sono avanzati dal Next generation Ue. Ma cento miliardi, per dirla alla Emmanuel Macron, ce n’est qu’un debut: continuons le combat; non sono nulla. Ha già detto che parte dei soldi li trova dal bilancio comunitario e in particolare dai fondi coesione. Sono un tesoretto iniziale di 390 miliardi (su sei anni) che però per metà sono già stati spesi e servono per cercare di tirare su le zone economicamente arretrate dell’Ue. Si tratta della Calabria – considerata la regione più depressa d’Europa - della Sicilia, della Grecia del Sud, di alcune zone della Bulgaria e della Romania, della Spagna centromeridionale, della Guyana e delle terre d’oltremare francesi. A questi cittadini europei va spiegato che i soldi per le loro scuole, per gli asili, le strade, per le start up finiranno a finanziare il nuovo esercito anti-Putin, ma anche un po’ anti-Trump. E qui entrano in gioco i granai. Lo abbiamo scritto qualche settimana fa ed è una preoccupazione di tutte le organizzazioni agricole europee; l’idea è di fondere Politica agricola e Fondi di Coesione. Lo prevede il nuovo progetto di bilancio dell’Ue che la Commissione ha comunicato l’11 febbraio al Parlamento di Strasburgo. È un corposo dossier che porta questo titolo: «Una road map per il prossimo schema di finanziamento pluriennale». A partire dal 2028 – è scritto nel documento, ma niente vieta che con decisione del Consiglio si anticipi - si ipotizza di varare un unico Fondo europeo al posto delle otto linee di finanziamento che compongono i fondi di coesione, i fondi strutturali e i fondi per la Politica agricola comune. Ursula von der Leyen ha già avvertito gli eurodeputati: the status quo is not an option (la situazione attuale non è un’opzione). Questo nuovo schema di bilancio taglierebbe fuori le regioni, ma soprattutto non consente più di separare il grano (le politiche agricole) dal loglio (gli investimenti per la coesione) ipotizzando un trasferimento unico agli stati membri. Si tratta di mettere insieme i 392 miliardi della coesione (ma i piani scadono al 2026) con i 387 miliardi della politica agricola (scadenza 2028). A Bruxelles si sussurra che il fondo unico sia fatto in previsione dell’ingresso dell’Ucraina che avrebbe un costo stimato in 170 miliardi in gran parte a carico della Pac. Mettere mano sui soldi della politica agricola per la Von der Leyen diventa una necessità per finanziare la spesa militare. E per «spaventare» i 27 la Commissione si è già fatta fare uno studio che nasce dal think tank Bruegel e dall’Istituto di Kiel che sostengono: un attacco di Vladimir Putin all’Europa è possibile. Se Washington dovesse ritirare le truppe, l’Europa avrebbe bisogno di altri 300.000 militari (50 brigate) 1.400 carri armati, 2.000 veicoli da combattimento di fanteria e 700 pezzi di artiglieria, oltre a un milione di proiettili da 155 millimetri e duemila droni per i primi tre mesi di combattimento ad alta intensità. Secondo il rapporto Bruegel-Kiel queste necessità di uomini e mezzi superano l’attuale potenza delle forze terrestri francesi, tedesche, italiane e britanniche messe insieme. A conti fatti la baronessa con l’elmetto stima che l’Europa avrà bisogno di 800 miliardi. E lei sa già dove pigliarli. Se Mario Draghi disse agli italiani di fronte alla minaccia del gas russo «scegliete tra la libertà e i condizionatori accesi», Ursula von der Leyen è pronta a dirci: al posto del grano accontentatevi delle granate!
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.
Ansa
Dopo il doppio disastro nella corsa alle rinnovabili e lo stop al gas russo, la Commissione avvia consultazioni sulle regole per garantire l’approvvigionamento. È una mossa tardiva che non contempla nessuna autocritica.
2025-09-16
Dimmi La Verità | Alessandro Rico: «Le reazioni della sinistra all'omicidio di Charlie Kirk»
Ecco #DimmiLaVerità del 16 settembre 2025. Insieme al nostro Alessandro Rico commentiamo le reazioni della sinistra all'omicidio di Charlie Kirk.