2023-11-25
Vogliono una società malata immaginaria
Tutti parlano di patriarcato tranne gli esperti veri: pure Massimo Ammaniti demolisce la narrazione sulle presunte colpe collettive degli uomini. Eppure si replica il modello Covid: individuare una (supposta) emergenza e imporre contromisure.Da un po’ di tempo a questa parte, ruota sempre tutto attorno al concetto di malattia. Pare proprio che ci troviamo all’interno di un sistema morboso, il quale però si presenta come terapeutico e non fa altro che somministrare ai pazienti (cioè a noi) pesanti veleni spacciati per cure. Il paradigma è quello applicato negli anni del Covid, e funziona così. Si individua una patologia, e si stabilisce che sia la più grave mai apparsa, l’unica su cui ci si debba concentrare. Rapidamente e sommariamente, viene individuata una terapia o comunque una forma di contenimento e viene applicata a tutta la popolazione, senza distinzioni. Non sono ammesse contestazioni, neppure se molto fondate: la scienza, i tecnici, gli esperti e il potere nel suo complesso hanno deciso che così debba essere. Il malato, una volta, scoperto, viene isolato, sorvegliato e sottoposto alla (presunta) cura. E se quella non è adatta a lui, lo danneggia o è peggiore del morbo non importa, perché ciò che conta è preservare l’integrità del sistema terapeutico.Ora prendiamo questo paradigma e proviamo ad applicarlo al drammatico caso di Giulia Cecchettin. Viene commesso un brutale omicidio, una ragazza viene ammazzata dall’ex fidanzato. In poche ore, il sistema si mette in moto e stabilisce che quel delitto sia una emergenza, l’unica di cui ci si debba occupare al momento, la sola a richiedere una mobilitazione totale. I dati vengono ignorati, o peggio manipolati. L’esistenza di problemi analoghi (i morti per suicidio, per incidenti sul lavoro, per dipendenza da stupefacenti o per altre cause che potrebbero persino essere risolte) passa totalmente in secondo piano. Proprio come avvenne nel periodo del Covid, quando si disse che il virus era persino più letale dei tumori e si trascurarono tutti i malati che non fossero affetti dal temibile morbo.Creato il quadro emergenziale, il sistema individua con precisione la patologia da combattere: il patriarcato o mascolinità tossica, nel caso di specie. I dettagli, la situazione particolare dell’omicida e il contesto passano in secondo piano: si stabilisce che Filippo Turetta non sia diverso da milioni di altri maschi presenti in Italia, in Europa e in Occidente. Non conta che esperti di ogni ordine e grado, ultimo giusto ieri ben occultato su Repubblica Massimo Ammaniti (un analista non certo conservatore o destrorso) abbiano detto e ripetuto che il patriarcato non c’entra un tubo. Non rileva se egli sia più o meno malvagio, narcisista o disturbato: rileva che sia maschio, e affetto dalla malattia di tutti i maschi, cioè la mascolinità stessa.La terapia è già pronta: rieducazione, contenimento. Non per Turetta, ma per tutti gli uomini, senza distinzione. Se la violenza persiste, si dice, è colpa loro, dei maschi comuni, compresi quelli che non hanno mai sfiorato una donna con l’intento di farle del male, compresi quelli che una donna non ce l’hanno, compresi quelli che dalle donne sono vessati.È molto probabile che la cura finisca per produrre notevoli effetti avversi, per causare dolore e sofferenza a individui perfettamente sani, per causare ulteriori disagi e disfunzioni. La diagnosi, in ogni caso, è inappellabile: gli esperti hanno deciso, gli intellettuali si sono schierati, i medici confermano. E se non confermano, è perché si sono bevuti il cervello, sono retrogradi, malati a loro volta, probabilmente fascisti. Ergo, obbedite e prendete la medicina.A questo punto, è il caso di portare un altro esempio efficace, riguardante la cosiddetta «rivoluzione verde». Anche in questo caso si verifica un evento drammatico: incendi, alluvioni, disastri di vario genere. Subito è pronto l’apparato emergenziale. Si dice che nulla di simile è mai accaduto prima, che non ci sono precedenti, che solo e soltanto di questo problema ci si deve occupare, e bisogna farlo subito, senza perdere un secondo di tempo perché «la casa brucia». Ecco la patologia: il riscaldamento globale. Ed ecco anche la terapia: cancellazione delle emissioni di CO2. Qualcuno la pensa diversamente? È un inetto e un traditore. Qualche scienziato esprime dubbi? Si è rincoglionito, non va ascoltato: avanti con la cura in dosi da cavalli. Se non si ottengono risultati, o se il paziente peggiora, o se i cittadini ne vengono danneggiati è del tutto trascurabile: il sistema terapeutico prosegue tetragono nella sua azione, con farmaceutica potenza.Con poche variazioni, funziona sempre in questo modo. Che si tratti di immigrazione, di guerra, di digitalizzazione o di tematiche arcobaleno, si procede per diagnosi e cura, e si procederà fino a quando non si sarà costruito un mondo nuovo perfettamente sano, disinfettato e vaccinato, immunizzato a costo di far proseguire la terapia per tutta la vita dei singoli.L’obiettivo finale è esattamente questo: creare una nuova realtà paradisiaca, libera dal male, rispondente ai canoni stabiliti dal potere dominante. Il quale, a ben vedere, sotto le sembianze terapeutiche, agisce come un cancro. Attacca l’organismo sano, e ne sostituisce le cellule funzionanti con altre cellule simili ma devianti, fino a colonizzarlo completamente, fino a ottenere un simulacro di essere vivente questo sì patologico e destinato a una morte rapida e dolorosa.C’è solo un particolare che il sistema terapeutico ha trascurato. Quando esso attacca un corpo debilitato, ha facilmente la meglio, fa presa sulla mente, regola i pensieri. Ma se si imbatte in un corpo sano, robusto e allenato, beh, allora la faccenda si fa più complicata. Perché quel corpo sviluppa una reazione immunitaria che può essere più o meno potente ma risulta comunque efficace. Soprattutto, chi incontra il sistema terapeutico (che è esso stesso una malattia) e riesce a non farsi abbattere sviluppa una specie di immunità. Qualora tale immunità finisse per diffondersi, forse finalmente smetteremmo di essere gregge.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.