2019-04-11
        Vogliono far diventare normale comprarsi un bebè da un catalogo
    
 
Pensate che l'Europa ci obblighi a rispettare i parametri di Maastricht, imponendoci inoltre di adeguarci a una certa curvatura delle banane? Sbagliato: l'Europa sta entrando nella nostra vita, anche in quella delle famiglie e adesso, assieme al totem del pareggio di bilancio e del 3 per cento di deficit, pretende di farci accettare anche l'utero in affitto e le relative conseguenze.Pensate che quella delle donne usate come un'incubatrice per sfornare figli a pagamento sia una mia fissa e per questo a giorni alterni ne parli, esondando pure sulle pagine di Panorama? Errore. La cosiddetta maternità surrogata non è una mia fissazione, ma è il futuro che aspetta molte donne se non si porrà fine a una deriva che pensa che tutto sia possibile, anche la trasformazione della maternità in un prodotto di largo consumo, da vendere a ricche coppie pronte a pagare pur di soddisfare le proprie ambizioni genitoriali. Ovviamente, in gran maggioranza le persone disposte a mettere mano al portafogli per pagare 100 o 200.000 euro per avere un figlio non sono composte da uomini o donne sterili, dunque non in grado di procreare, ma da gay. È a loro che si rivolge il mercato che si è venuto a creare in vari Paesi, dal Canada all'America (ma solo in alcuni Stati), dall'Ucraina all'India. Donne in difficoltà economica che sono vendute su un catalogo, dal quale gli acquirenti scelgono la madre che dovrà portare in grembo il loro figlio.Vi chiedete che cosa c'entri l'Europa con tutto questo visto che l'utero in affitto è consentito negli Stati Uniti o in Paesi dell'Est? Ve lo spiego. Nei giorni scorsi la Cedu, ossia la Corte europea dei diritti dell'uomo (che non ha giurisdizione solo sui Paesi Ue, ma sui 47 che aderiscono al Consiglio d'Europa), ha stabilito che il diritto di un bambino ad avere due genitori è più forte del divieto della maternità surrogata. Tradotto significa che lo Stato non deve mettere becco se due gay si presentano all'anagrafe e dichiarano di essere i genitori di un neonato. Anche se il dna appartiene a un solo membro della coppia, il funzionario pubblico deve iscriverli entrambi come genitori oppure deve permettere l'adozione da parte chi non sia il genitore naturale. Inutile dire che questo è un ovvio incentivo a chiunque voglia ordinarsi un figlio su misura, facendolo partorire da una donna a pagamento. Già, perché finora, per lo meno in Italia, lo scoglio principale è proprio questo, ossia il fatto che due uomini i quali intendano diventare genitori pur in assenza di una donna devono andare all'estero, raccontare la balla del gesto d'amore di una ragazza incontrata per caso che vuole aiutare la coppia gay, e dunque si presta gratis a farsi impiantare un ovulo fecondato in vitro, e poi tornare in patria e registrare il figlio con il cognome di uno solo dei due, sperando un giorno che un tribunale riconosca l'adozione da parte dell'altro. Un ostacolo burocratico e anche uno scoglio legislativo non da poco. Anche perché comunque, per la legislazione italiana, l'utero in affitto rimane un reato e dichiarando di essere il genitore del piccolo si va contro la legge. Con la sentenza della Cedu ora invece sarà possibile registrare il neonato come figlio di entrambi i genitori, anche se maschi. Non dovrà intervenire un magistrato, che interpretando la legge stabilisca che due donne sono entrambe madri e due uomini sono entrambi genitori. Basterà una dichiarazione all'anagrafe.Insomma, le cose in questo modo sono tutte più semplici e diventa ancora più normale pagare una donna per sfornare un pargolo. Ci si sentirà anche a posto con la coscienza, perché la maternità surrogata, come dice la Cedu, viene dopo il diritto del bambino ad avere due genitori. Che uno non lo sia, che ci siano abusi connessi alla pratica dell'utero in affitto, che la gestazione per altri sia fatta a pagamento e che dunque si sfruttino le condizioni economiche di una donna per usarla come «incubatrice» di una maternità, per la Corte europea dei diritti dell'uomo ha poca importanza. I legali delle coppie gay, infatti, già esultano, perché in questo modo in tutti i Paesi europei, Italia compresa, sarà obbligatorio «dare piena responsabilità genitoriale alla madre intenzionale (sì, la chiamano così, per distinguerla da quella biologica) e per estensione al secondo padre nelle coppie gay». Per la Cedu ogni Stato può al massimo decidere se fare una trascrizione immediata di chi si autocertifica genitore pur non essendolo o se mantenere il sistema dell'adozione, che però deve essere a titolo pieno e veloce. Dunque, un primo passo per la legalizzazione, anche da noi, dell'utero in affitto. Così, in nome del diritto a essere padre, si ha il diritto di sfruttare la madre.